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L'ANALISI

Effetto Greta e Popolari: le lezioni del voto austriaco

Le elezioni austriache dimostrano che l’effetto Greta esiste e sta rianimando quei partiti "anguria" con l’anima rossa e la scorza verde, che il crollo dei partiti socialisti in Europa è sempre più inarrestabile e che i cristiani popolari afferrano grandi successi quando si spostano a destra, hanno leader credibili e programmi seri, soprattutto in materia di immigrazione e sviluppo economico sociale. 

Esteri 01_10_2019

Al risveglio, il giorno dopo il voto politico in Austria, quando mancano alla conta definitiva una parte dei voti degli elettori esteri, i risultati appaiono chiari e con essi le conseguenze. L’effetto ‘Greta’ c’è stato ma, come già visto in altre occasioni, i Verdi hanno soprattutto risucchiato i voti persi dai Socialisti, la destra dell’FPO ha subito fino in fondo gli effetti deleteri dello scandalo ‘Ibiza’ del maggio scorso e i Popolari-Cristiani democratici del OVP hanno avuto un successo straordinario. Nella serata di ieri i dati del Ministero degli Interni austriaco parlavano chiaro: Popolari (OVP) 71 deputati, 37.5% (+6.1); Socialisti (SPO) 41 deputati, 21.2% (-5.6%), Destra (FPO) 31 deputati, 16.2% (-9.8%); Liberali (NEOS) 15 deputati, 8.1% (+2.8%), Verdi (Grune) 26 deputati, 13.8 (+10%). Vittoria di Popolari, exploit dei Verdi, peggior risultato storico dei Socialisti, sberlone alla Destra.

Vienna però non cadrà come Roma sotto i diktat di Bruxelles.

Ora spetterà al presidente Alexander van der Bellen dare il mandato a un partito per formare un governo. Il Presidente della repubblica è stato il leader dei Verdi austriaci e dunque potrebbe cercare di ‘indirizzare’ le scelte di coalizione che Kurz dovrà fare nelle prossime settimane. I Verdi e l'OVP siedono già insieme al governo nelle province di Tirolo e Salisburgo, ma i numeri dei due partiti appena sufficienti per avere la maggioranza al Parlamento nazionale (97/183 seggi totali).  Molti interessati analisti politici, da settimane dipingono e spingono anche per una alleanza tra Popolari, Verdi e i liberali di NEOS (112/183), ma questa ipotetica coalizione implicherebbe una retromarcia drammatica della vincente politica anti-migratoria dello stesso Kurz.

Lo stesso leader dei Popolari Kurz aprirà il dialogo con tutti ma, ha preavvisato nelle dichiarazioni di ieri, che i numeri per formare un governo sono difficili e "che questa volta potrebbe essere un po 'più impegnativa’ la ricerca di una maggioranza stabile” , ha detto lunedì nella Ö1 "Morgenjournal".

L’attuale Presidente della Commissione Juncker, uno degli artefici del cambio di governo italiano, congratulandosi con Kurz ha voluto inviare un chiaro messaggio: ‘è necessario fare il prossimo Governo con i partiti filo europeisti’.

Il giovane leader dei Popolari però, forte della sua esperienza e del suo consenso, non si farà certo condizionare da Bruxelles né dai ‘verdi opinion makers’ casalinghi. Non lo fece lo scorso anno, scegliendo una coalizione tra popolari e destra’, non ha ragione di farlo ora, con un risultato grandioso per i Popolari e penalizzante per la destra. Impossibile la coalizione ‘europea’ di Popolari e Socialisti, non rimarrà che mettere in campo una riedizione, con pesi e contrappesi più favorevole ai Popolari, con la destra del FPO (depurata del suo leader Heinz-Christian Strache). I leader dei due partiti sconfitti alle elezioni, Socialisti e destra FPO,  hanno già annunciato, nelle riunioni di ieri, profonde riforme e decisioni efficaci per rifondare la propria azione politica. Da un lato, la tanto esaltata (dalla stampa nazionale ed europea) leader dei Socialisti, Pamela Rendi-Wagner ha dovuto prender atto del peggior risultato di partito dalla fine della II Guerra Mondiale, delle dimissioni del potente Segretario generale del partito Thomas Drozda e della ‘dichiarazione di indipendenza politica’ del partito socialista della regione della Stiria che andrà al voto il prossimo anno. Uno sfacelo imprevedibile.

Il capo della destra FPO Norbert Hofer ha annunciato anch’egli misure drastiche e persino l’espulsione del vecchio leader Strache, se venissero provate le accuse, emerse sulla stampa nello scorso week-end, di ‘uso privato’ dei fondi di partito. 

Solo martedì si conoscerà il calendario delle consultazioni del Presidente federale Alexander Van der Bellen e presumibilmente nei prossimi giorni inizieranno gli incontri tra Kurz e i leader dei partiti in Parlamento. All’attuale governo provvisorio del cancelliere Brigitte Bierlein, verrà chiesto di proseguire sino a quando non verrà formato un nuovo governo.

Che cosa ci insegnano le elezioni austriache, al di là della coalizione di governo che verrà formata e che valuteremo con attenzione? Primo, l’effetto ‘Greta’ esiste e, ahimè sta rianimando quei partiti ‘anguria’ che continuano ad aver l’anima rossa, l’ideologia sinistra e la scorza verde, di un verde tanto evanescente quanto inquietante per la razza umana. Secondo, il crollo dei partiti ‘socialisti’ in Europa appare sempre più inarrestabile, non basteranno i prevedibili successi nei prossimi mesi in Portogallo e Spagna per risolvere le ragioni profonde di una crisi ideale e vocazionale della sinistra europea. Il Socialismo è passato dalla lotta operaia per il giusto salario alla ‘guerra dei bagni’ per la neutralità sessuale. Terzo, la destra subisce le sconfitte, ma non disfatte irreparabili, a causa dei propri scandali. Quarto, i cristiani democratici o popolari afferrano grandi successi quando si spostano a destra, hanno leader credibili e programmi seri, soprattutto in materia di immigrazione e sviluppo economico sociale. Il calo dei democristiani in Germania e la crescita in Austria e Ungheria lo dimostrano chiaramente. Quinto, la Commissione Juncker è stata e continua ad essere attore attivo nel tentare di condizionare la politica degli Stati, ci ha provato in Ungheria ma Orban ad ogni elezione stravince, in Polonia dove ancor oggi tutti i sondaggi danno vincente l’attuale partito cristiano conservatore alle prossime elezioni di ottobre. Bruxelles è riuscita per ora solo in Italia ad imporre il suo volere, difficile invece che Kurz si faccia condizionare in Austria. Rimane il dato politico, Bruxelles è attore politico reale, né rispettoso spettatore né coordinatore nell’interesse generale, come invece dovrebbe essere.

Infine, i nostri complimenti senza ironia, alla lungimiranza di Soros che nei due importanti doscorsi pubblicati a gennaio scorso e a giugno aveva indicato i ‘Verdi’ come uniche formazioni politiche veramente e genuinamente europeiste, capaci di opporsi al ‘populismo e nazionalismo’. In Austria domenica, come in Italia se considerassimo il voto europeo, la coalizione di centro-destra si è confermata maggioritaria con i suoi 102 deputati (OVP e FPO) su 183. La condivisione programmatica tra i due partiti è rimasta inalterata, gli elettori hanno voluto punire lo scandalo del video girato ad Ibiza e il precedente leader di FPO Strache, non certo il programma o la possibile coalizione di FPO e OVP. Infatti tutti i sondaggi dimostrano un ampissimo consenso alla coalizione di centrodestra (28-32%), seguita da ogni altra ipotesi di carnevaleschi abbinamenti (7-10%).

Vienna non è capitolata nei confronti dell’onda verde promossa dal tandem ‘Greta e Soros’, nè Kurz pare pronto a cedere alle pressioni di Bruxelles dove, dall’inizio delle audizioni parlamentari dei futuri Commissari e con la confermata bocciatura per i candidati di Ungheria e Romania, il ‘vietnam’ degli scontri sulla pelle dei candidati e della stessa Commissione, mostreranno la debolezza intrinseca di ogni coalizione politica nata dal potere e non dal volere popolare.