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ALLA CAMERA

Educazione sessuale a scuola, una bocciatura salutare

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Bocciata a Montecitorio una proposta del M5S di introdurre l’educazione sessuale nel primo e secondo ciclo di istruzione. Comunque l’ideologia gender si diffonde nelle scuole di Roma. Servono maestri che educhino al vero.

Attualità 10_10_2023

In questi ultimi giorni si sono verificati forti attriti nell’aula della Camera a seguito della richiesta del Movimento 5 Stelle di introdurre «l’insegnamento dell’educazione affettiva e sessuale» nel primo e nel secondo ciclo di istruzione, pur senza il consenso dei genitori. La proposta, presentata dall’onorevole Stefania Ascari e depositata in Commissione Cultura, si dichiara «finalizzata alla crescita e alla maturazione psico-affettiva e socio-relazionale degli studenti improntata alla conoscenza e al rispetto di sé e dell’altro, alla responsabilità sociale e alla valorizzazione della diversità di genere». 

La maggioranza parlamentare ha bocciato il testo, ma prima c’è stato un vivace scambio di battute tra l’on. Rossano Sasso della Lega, che già in precedenza aveva espresso tutta la sua contrarietà al progetto, e alcuni deputati del Movimento 5 Stelle e del Partito Democratico. Vero è che le Indicazioni nazionali per il curricolo del 2012 ne parlano, precisando che alla fine della classe quinta l’alunno dovrà «acquisire le prime informazioni sulla riproduzione e la sessualità». Nelle stesse Indicazioni nazionali, si legge che il bambino in crescita formativa deve avere la «consapevolezza della struttura e dello sviluppo del proprio corpo, nei suoi diversi organi e apparati, ne riconosce e descrive il funzionamento, utilizzando modelli intuitivi ed ha cura della sua salute».

Già questo appare sproporzionato e ingiustificato, alla luce del fatto che l’educazione sessuale dei figli sarebbe compito dei genitori e alla luce dell’eccessivo – quasi patologico – peso che la società attuale attribuisce alle tematiche di questa natura. Una cosa, tuttavia, è una spiegazione generica (quale può essere fatta a dei bambini) delle principali differenze anatomiche e funzionali dell’apparato riproduttivo, ben altro è quel parlare di sesso con tecnici “esperti”, che spesso si trasforma – e appare come la vera finalità, considerato quanto sta accadendo in questi ultimi anni in svariati casi – in vera e propria propaganda del gender nelle scuole, tentando di indottrinare, fra l’altro, alla rischiosa e tragica bugia che si possa “nascere nel corpo sbagliato”. Ormai non si cerca nemmeno più di nasconderlo, tanto che si arriva addirittura a promuovere per gli studenti “visite” alle associazioni arcobaleno, come previsto, ad esempio, nel progetto “Roma Scuola Aperta. Mappa della città educante” e in particolare nell’iniziativa “Ti presento Andrea. Viaggio nella comunità LGBTQIA” rivolto a scuole medie, licei e istituti professionali, previsto da novembre 2023 a maggio 2024 (si legga, al riguardo, il comunicato di Pro Vita & Famiglia).

La preoccupazione che possano essere veicolate informazioni distorte e convinzioni errate ha dunque un suo solido fondamento, tant’è che qualche tempo fa è stato realizzato un sondaggio da una rivista specializzata di settore, da cui è emerso – probabilmente a dispetto delle aspettative – un certo timore da parte dei genitori e degli stessi studenti, che in ben 7 casi su 10 si sono detti contrari all’educazione sessuale nella scuola primaria.

La motivazione addotta dai rappresentanti dei partiti che si dichiarano favorevoli all’introduzione della proposta, quella cioè di «combattere il disagio dei giovani», oltre a ignorare la volontà delle famiglie (ma questo è un vizio antico, soprattutto delle sinistre) ha dunque fondamenta davvero fragili. Il disagio dei giovani, quello che sfocia talvolta anche in stupri di gruppo, come accaduto a Palermo nel mese di luglio e in altre manifestazioni di violenza verso sé stessi o verso gli altri, risiede innanzitutto nella distruzione sistematica dell’istituto familiare operata in questi ultimi decenni, unitamente alla mancanza di senso deliberatamente alimentata attraverso la violenta derisione, da parte della cultura dominante, di ogni ideale per cui valga la pena vivere e morire.

Non sarà certo la conoscenza anatomica degli apparati riproduttivi o qualche incontro con uno psicologo sulla “affettività” che risolverà il problema. Men che meno può risolverlo il convincere i giovani che l’identità sessuale si può scegliere e modificare a piacimento, cosa che oltre ad essere una follia contribuisce, da parte sua, ad accrescere il disagio e l’angoscia esistenziale nei giovani, rendendoli incerti persino sul proprio essere maschio o femmina. Occorrono innanzitutto dei buoni maestri, cioè adulti che credono e vivono in prima persona per ideali alti, capaci di testimoniare la grandezza e la bellezza della vita, nonché l’intangibile dignità della persona umana: maestri attenti, insomma, al vero bene delle nuove generazioni. Ma, a quanto pare, è “merce” sempre più rara…



LA QUESTIONE

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UN PIANO DISCUTIBILE

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AUGURI AL MINISTRO

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Potrà cambiare in meglio qualcosa col nuovo ministro dell'Istruzione? Di sostanziale purtroppo no a causa di risorse economiche risicate, della burocrazia asfissiante e dello strapotere sindacale. E poi anche perché non si colpirebbe il vero problema: la scuola italiana non è in grado di educare. Il mondo degli adulti chiede un uomo sostanzialmente materialista ed edonista.