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IL NUOVO TRAVEL BAN

Dodici paesi banditi. Sempre più difficile entrare negli Usa

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Dopo il Muslim Ban della prima amministrazione Trump arriva il Travel Ban: una lista di 12 paesi banditi, i cui cittadini non potranno più passare la frontiera. Stavolta l'islam non c'entra: sono paesi in guerra o la cui sicurezza non è garantita.

Esteri 06_06_2025
All'aeroporto di Kabul (La Presse)

Chi si ricorda del Muslim Ban? Sembra passato un secolo da quando, nel 2017, la prima amministrazione Trump impose uno stop definitivo all’ingresso negli Usa di tutti i cittadini di sette paesi, sei dei quali musulmani. Nella sua seconda amministrazione, arrivata al quinto mese, Donald Trump ha imposto uno stop all’ingresso ai cittadini di molti più paesi: ben dodici. E altri sette subiranno forti restrizioni per l’immigrazione.

Nel 2016 Trump stesso, in campagna elettorale, aveva definito il provvedimento “Muslim Ban”, facendo presa su un elettorato che allora era spaventato soprattutto dal pericolo dell’Isis. Ma successivamente alla sua adozione, il termine era stato usato però dai suoi oppositori. Manifestazioni su manifestazioni, organizzate soprattutto dalle comunità musulmane, erano state al centro dell’attenzione sui media. E alla fine non aveva passato la prova legale: impugnata dall’opposizione, la nuova normativa era stata considerata discriminatoria per i musulmani. Nel 2018 era dunque stata emendata, inserendo paesi musulmani e non, passando l’esame della Corte Suprema. In ogni caso rimaneva una normativa abbastanza vaga su chi potesse entrare e chi no.

Il nuovo “travel ban”, il divieto di accesso per cittadini provenienti da paesi considerati inaffidabili e pericolosi, è stato elaborato apposta per evitare ogni accusa di discriminazione su base religiosa o etnica. Ed è molto più dettagliato nello stabilire chi abbia ancora diritto di accesso agli Usa.

I 12 paesi da cui non si potrà più viaggiare negli Stati Uniti sono Afghanistan, Ciad, Congo, Guinea Equatoriale, Eritrea, Haiti, Iran, Libia, Myanmar, Somalia, Sudan e Yemen. Da altri sette paesi, cioè Burundi, Cuba, Laos, Sierra Leone, Togo, Turkmenistan e Venezuela, non si potranno più chiedere visti turistici o di studio, né si potrà emigrare in modo permanente, mentre si potrà ancora richiedere un permesso temporaneo di lavoro.

Le persone che sono già negli Usa non saranno espulse, ma se lasciano il paese, non potranno rientrare, se fanno parte della lista dei 12 paesi colpiti dal divieto. Non per nulla, da quando è stato eletto Trump, università e datori di lavoro hanno suggerito ai loro studenti e impiegati di non oltrepassare la frontiera, perché avrebbero potuto trovarsi tagliati fuori. Potranno ancora entrare alcune categorie: chiunque abbia la green card (permesso di soggiorno permanente), gli atleti che parteciperanno a giochi internazionali (come i prossimi Mondiali del 2026 e le Olimpiadi del 2028) e gli afgani dotati del visto speciale che attesta la loro collaborazione con le forze armate Usa durante la lunghissima guerra in Afghanistan (2001-2021).

I motivi del divieto di ingresso da questi dodici paesi, appunto, non riguardano in alcun modo la religione o l’etnia, ma solo la burocrazia. Sono i paesi che registrano il più alto tasso di emigranti negli Usa che non rispettano la scadenza dei visti temporanei. Sono anche i paesi che non garantiscono alcuna identificazione affidabile dei loro cittadini, o perché dilaniati da guerre civili (Congo, Haiti, Libia, Sudan, Yemen), o perché troppo disorganizzati al loro interno.

L’aspetto più controverso di questo provvedimento è l’indifferenza di chi cerca di ricostruirsi una vita migliore negli Usa provenendo anche da regimi comunisti nemici degli Stati Uniti, come Cuba o il Venezuela. Però non cambia le regole sull’asilo politico e soprattutto rispetta le promesse fatte agli afgani che avevano lavorato con gli americani, rischiando la loro vita.

In generale, si tratta di una delle tante politiche volte a dare un giro di vite sull’immigrazione, a partire dalla lotta all’immigrazione illegale (esplosa durante l’amministrazione Biden), ma anche ponendo limiti sempre più severi su quella legale. Fra studenti stranieri che non potranno più iscriversi a Harvard e ad altre università elitarie, africani, asiatici e caraibici che non potranno più passare la dogana e la possibilità di vedersi revocare anche la cittadinanza acquisita, la “fortezza America” è sempre più impermeabile per gli stranieri.