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Intervista / Miravalle

Corredentrice, i fedeli spingono per il dogma

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Non solo il titolo mariano oggi osteggiato dal DDF è stato insegnato da papi e santi, ma la Santa Sede ha anche ricevuto innumerevoli suppliche per la sua definizione dogmatica. Lo strano caso del titolo Mediatrix gratiarum: pure Leone XIV lo usa, Fernández lo contesta. La Bussola intervista il mariologo Mark Miravalle.

- Dossier su Maria Corredentrice

Ecclesia 08_11_2025

Il fatto che un titolo abbia bisogno di essere spiegato non può significare il suo accantonamento, tanto più quando lo hanno usato vari papi, santi, dottori della Chiesa e quando c'è un sensus fidelium che si è già espresso in numerosissime suppliche alla Santa Sede. A sottolinearlo è il teologo Mark Miravalle, titolare della cattedra di mariologia “San Giovanni Paolo II” presso la Franciscan University of Steubenville, nell’Ohio (Stati Uniti), dove insegna dal 1986. Conferenziere e autore e curatore di oltre una ventina di libri di mariologia e teologia spirituale, Miravalle è presidente di Vox Populi Mariae Mediatrici, un movimento che chiede il riconoscimento dogmatico di Maria come Madre spirituale dell’umanità attraverso la definizione congiunta dei titoli di Corredentrice, Mediatrice e Avvocata.

La Nuova Bussola ha intervistato Miravalle a proposito di Mater populi fidelis, la nota dottrinale pubblicata il 4 novembre 2025, con cui il Dicastero per la Dottrina della Fede si esprime criticamente sull’uso del titolo di Corredentrice e di Mediatrice di tutte le grazie.

Professor Miravalle, il Dicastero per la Dottrina della Fede (DDF) ha pubblicato una nota dottrinale in cui afferma che «è sempre inappropriato usare il titolo di Corredentrice» perché «questo titolo rischia di oscurare l’unica mediazione salvifica di Cristo». Lei, già nel 2001, aveva affrontato in un suo saggio questa e altre obiezioni. Parlare di Corredentrice significa mettere Maria sullo stesso piano di Gesù od oscurare il Redentore?
In primo luogo, vorrei elogiare il documento del DDF per il suo impegno nel garantire il primato assoluto e infinito di Gesù Cristo come nostro unico Redentore e Mediatore divino, ma è anche opportuno riconoscere e onorare l'ineguagliabile partecipazione umana di Maria, Madre di Gesù, nella storica realizzazione della Redenzione.

Alla luce dei numerosi esempi di papi, santi, beati, teologi e mistici che hanno usato il titolo di Corredentrice per gran parte di un millennio per trasmettere accuratamente il ruolo subordinato e unico della Madonna con e sotto Gesù nella Redenzione, la designazione del titolo stesso come «inappropriato» ha causato una notevole confusione, in particolare tra i fedeli. Mentre è sempre importante definire chiaramente le verità su Maria, il titolo di Corredentrice non è mai stato utilizzato nella tradizione cattolica o nel magistero papale per porre Maria al livello della divinità di Gesù. Farlo sarebbe eresia e blasfemia.

Non possiamo sostenere che i sette usi del titolo da parte di papa san Giovanni Paolo II, ad esempio, non fossero appropriati, per non parlare degli usi da parte di san Pio da Pietrelcina, santa Teresa di Calcutta, san John Henry Newman, santa Teresa Benedetta della Croce, santa Gemma Galgani, san Massimiliano Kolbe, suor Lucia di Fatima e tanti altri santi e mistici contemporanei.

Il documento del DDF afferma che il motivo per cui non si deve più usare il titolo è che esso richiede ripetute spiegazioni e quindi è «sconveniente» (n. 22). Molti altri titoli cattolici richiedono anch’essi ripetute spiegazioni, come l'Immacolata Concezione, la Madre di Dio, la transustanziazione e l'infallibilità papale, eppure questi titoli rimangono giustamente in uso.

Fin dai primissimi secoli cristiani, Padri e Dottori della Chiesa hanno esaltato il ruolo di Maria come «nuova Eva». In che modo questo titolo si lega alla dottrina sulla corredenzione?
Il primo modello teologico di Maria è proprio il suo ruolo di nuova Eva. In parole povere, sant'Ireneo, dottore della Chiesa del II secolo, insegna che così come Eva fu secondaria ma determinante insieme ad Adamo nella caduta del genere umano, così Maria, la seconda o nuova Eva, fu secondaria ma determinante insieme a Gesù Cristo, il nuovo Adamo, nella restaurazione della grazia per l'umanità. Sant'Ireneo afferma inoltre, come citato dal Concilio Vaticano II, che Maria «con la sua obbedienza divenne causa di salvezza per sé e per tutto il genere umano» (Lumen Gentium, 56). Questo è esattamente lo stesso ruolo essenziale di Maria, subordinato a quello di Gesù nella Redenzione, che fino ad oggi è stato tradizionalmente indicato con il titolo di Corredentrice.

Un’altra obiezione ricorrente è quella secondo cui il titolo di Corredentrice ostacolerebbe l’ecumenismo e che perciò il Concilio Vaticano II preferì non usare questo titolo. Ma cosa ci dice il Vaticano II su Maria?
È importante notare che la bozza del 1962 del documento mariano del Concilio Vaticano II, redatta dal Sant'Uffizio, includeva il titolo di Corredentrice, ma una sottocommissione di teologi lo omise, dopo aver affermato che l’espressione «Corredentrice del genere umano» è «in sé verissima», ma poteva essere facilmente fraintesa dai nostri fratelli separati, i protestanti. Anche se noi cattolici dobbiamo certamente preoccuparci in modo autentico dell'unità dei cristiani, è pure importante, come insegna san Giovanni Paolo II in Ut Unum Sint, il suo documento sull'ecumenismo, che l’unità dei cristiani non sia mai ricercata a scapito della minimizzazione della piena verità dottrinale della Chiesa, e questo include la piena verità su Maria e la sua impareggiabile partecipazione umana all’opera di Redenzione di Cristo. Dobbiamo ricordare che la Madonna è in realtà la Madre dell’unità dei cristiani, e non un ostacolo ad essa. L’unità dei cristiani verrà attraverso di lei, e quindi è imperativo che la Chiesa dica sempre tutta la verità su di lei, compreso il suo ruolo unico nella Redenzione.

Il Dicastero esprime riserve anche sul titolo di Mediatrice di tutte le grazie in quanto «lei [Maria], che è la prima redenta, non può essere stata mediatrice della grazia da lei stessa ricevuta». Ma se guardiamo a tutta la dottrina della Chiesa su Maria, regge quest’affermazione del Dicastero?
Il magistero papale perenne sulla dottrina di Maria come Mediatrice di tutte le grazie ha ripetutamente affermato che tutte le grazie redentrici di Gesù giungono all'umanità decaduta attraverso la mediazione secondaria di Maria, e non si riferisce all'Immacolata Concezione di Maria stessa. Questo uso del titolo di Mediatrice di tutte le grazie e la sua successiva dottrina sono stati un insegnamento papale costante da Benedetto XIV nel 1749 a papa Leone XIV, che ha usato il titolo «Mediatrix gratiarum» il 15 agosto 2025 (Lettera al cardinale Christoph Schönborn). Leone XIII, ad esempio, definisce Maria «dispensatrice di tutti i doni celesti» (o «Mediatrice dei doni divini»; cfr. Adiutricem populi) e fornisce un’istruzione diretta su come, grazie alla sua stretta associazione con Gesù nel processo di salvezza umana, ella abbia una stretta associazione con Lui nella dispensazione della grazia.

Sarebbe importante che un documento del DDF riflettesse questo insegnamento perenne, in modo da non creare confusione nel popolo di Dio sul fatto che sia stata introdotta una “nuova dottrina” contraria all’insegnamento papale perenne. Purtroppo, il documento non fa riferimento esplicito ai quattro secoli di insegnamento papale sulla dottrina e sul ruolo della Madonna come Mediatrice di tutte le grazie.

Un’ultima obiezione fondamentale: c’è chi ritiene che la dottrina sulla corredenzione mariana sia assolutamente retta, ma che oggi non vi siano ragioni per una solenne proclamazione dogmatica di Maria Corredentrice, Mediatrice e Avvocata. Che ne pensa?
Credo che l’attuale confusione espressa a livello internazionale sul ruolo autentico di Maria nella sua cooperazione unica con Gesù e sotto di Lui, così come sulla sua conseguente mediazione secondaria della grazia e sulla sua intercessione universale, nonché a livello delle rinnovate domande che ora dominano i social media riguardo a questo nuovo documento del DDF, dia di per sé un nuovo e vivace impulso per una definitiva definizione solenne della funzione di Maria come Madre spirituale del mondo. Le preghiere e le petizioni al Santo Padre continueranno nell’umile richiesta di una dichiarazione dogmatica definitiva su ciò che Maria è e non è nelle fonti della Divina Rivelazione. Chiaramente, lei non è divina, non è una dea. È infatti una Madre spirituale che soffre, nutre e intercede per la famiglia umana in un’epoca in cui l'umanità ha davvero bisogno della piena attivazione del suo potere materno di intercessione di grazia per nostro conto. Questo, credo, sarebbe il frutto storico di un quinto dogma mariano, e ci sono circa 8 milioni di fedeli provenienti da 150 Paesi, come anche 700 vescovi e cardinali, che sono d’accordo e hanno inviato le loro petizioni alla Santa Sede negli ultimi 30 anni proprio per questa solenne proclamazione.

Il cardinale san John Henry Newman, recentemente nominato dottore della Chiesa, insegnava che l’autorità ecclesiastica dovrebbe consultare i laici quando si tratta di discernere questioni di sviluppo dottrinale, comprese quelle riguardanti Maria. Prego affinché la Santa Sede attui veramente una sinodalità autentica e dinamica, ascoltando e dialogando con i fedeli nella determinazione finale di un potenziale quinto dogma mariano.



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LA FIGURA

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PROFONDITÀ DI UN DOGMA

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- ANTIDOTO AL NATURALISMO ECCLESIALE, di Stefano Fontana