Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Giovedì Santo a cura di Ermes Dovico
FATIMA

Consolare Dio e Maria, il carisma di san Francesco Marto

Ascolta la versione audio dell'articolo

Nel messaggio di Fatima è centrale la necessità di riparare i peccati con cui Dio è offeso e offrire consolazione al Cuore Immacolato di Maria. Una necessità che san Francesco Marto sentì con particolare urgenza, indicando profeticamente la strada per il Cielo.

Ecclesia 20_02_2023
San Francesco Marto

Uno dei tratti fondamentali delle apparizioni di Fatima è che il peccato richiede riparazione. Questa grande verità, del resto, trova il suo culmine nella libera offerta di Gesù, Agnello innocente, che ha riparato i nostri peccati con la sua dolorosa Passione e rinnova questa offerta, in modo incruento, in ogni Santa Messa celebrata sulla terra. Una grande verità, questa, da sempre insegnata dalla Chiesa e tuttavia sempre più dimenticata, anche in seno alla Chiesa stessa.

È evidente, dunque, che tutto il messaggio di Fatima si staglia come una grande profezia sui tempi che stiamo vivendo, in cui il peccato - anziché essere riparato - diviene addirittura motivo di vanto. Già Benedetto XVI, il 13 maggio 2010, nel 10° anniversario della beatificazione di Giacinta e Francesco Marto, diceva: «Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa». E lo scorso 25 gennaio, nel messaggio dato attraverso la veggente Marija di Medjugorje, la Madonna - avvertendoci che il nostro futuro è «al bivio» e dipende, in buona sostanza, da chi scegliamo tra Dio e Satana - ha confermato l’assoluta attualità di quanto trasmesso ai pastorelli: «Pregate con me - ha detto - affinché si realizzi ciò che ho iniziato a Fatima e qui».

Parlando di riparazione, vogliamo dare uno sguardo particolare all’esempio del piccolo Francesco, morto a 11 anni non ancora compiuti. Oggi si celebra la sua memoria liturgica, che è congiunta a quella della sorella Giacinta (nata al Cielo proprio il 20 febbraio), come stabilito da san Giovanni Paolo II al tempo della loro beatificazione. Tutti e tre i pastorelli corrisposero in modo straordinario alle richieste della Madonna, ma in ognuno di loro - com’è normale che sia - ci sono dei tratti che emergono più di altri, pur in una pietà che abbracciava tutta l’essenza della vita spirituale, cioè l’amore per Dio e per il prossimo.

Grazie alle Memorie di suor Lucia, sappiamo che Francesco era il più contemplativo dei tre. Vedeva ma non sentiva parlare la Madonna (e prima ancora l’Angelo del Portogallo); e tuttavia questo apparente svantaggio era, appunto, compensato dal suo spirito di contemplazione. Fin dal 13 maggio 1917 - quando la Santa Vergine, con il famoso gesto delle mani, comunicò loro per la prima volta il mistero trinitario e quindi la luce di Dio in cui i pastorelli si videro perfettamente riflessi - Francesco aveva colto la tristezza del Signore per i peccati degli uomini. Fin da allora la prima molla della sua carità era chiara: consolare Dio. Non di rado, Giacinta e Lucia lo perdevano di vista, perché si ritirava in qualche posto nascosto o solitario per pregare il Rosario e meditare. E se la cugina lo invitava a giocare dicendogli che poi avrebbero pregato tutti e tre insieme, rispondeva: «Prego anche dopo. Non ti ricordi che la Madonna ha detto che devo recitare molti Rosari?». Un fatto che conferma come Francesco prese con estrema serietà quanto chiedeva la Madre celeste.

Nelle Memorie leggiamo più volte come Francesco, in situazioni difficili, ricordi o incoraggi Giacinta e Lucia a offrire qualche particolare sacrificio o sofferenza per i fini indicati dalla Madonna già il 13 maggio, cioè la riparazione dei peccati con cui Dio è offeso e la conversione dei peccatori. Ad esempio, un giorno che la cugina era afflitta per la persecuzione che subiva (dentro e fuori dalla famiglia) da chi non credeva alle apparizioni, Francesco la esortò così: «Lascia perdere! Non ha forse detto la Madonna che avremmo sofferto molto, per offrire riparazione al Signore e al Suo Cuore Immacolato? Sono così tristi! Se con queste sofferenze potessimo consolarLi, dobbiamo già esserne contenti».

Accanto alla consacrazione della Russia al suo Cuore Immacolato, l’altra specifica richiesta preannunciata dalla Madonna il 13 luglio 1917 - nella grande visione riguardante i segreti - è la Comunione riparatrice nei primi sabati del mese. Stabilire questa devozione nel mondo, com’è noto, rientrava nella missione celeste affidata a Lucia. Ma è chiaro che sia Francesco che Giacinta, in virtù della Comunione dei Santi, hanno aiutato la cugina nel suo compito: prima in terra, facendosi docili strumenti nelle mani di Dio; poi in Cielo, con la loro intercessione.

In particolare, nell’urgenza di Francesco di consolare il Signore e la Madonna si coglie già tutto il senso della riparazione, e questo prima ancora che la devozione dei primi sabati si diffondesse. Se in Giacinta è più spiccata la pietà per le anime che vanno all’Inferno e quindi l’inclinazione a sacrificarsi per la conversione dei peccatori, in Francesco lo è di più proprio la mistica della riparazione. A conferma di questa complementarità di carismi tra i due fratelli, basti richiamare la risposta che Francesco diede un giorno a Lucia, che gli domandava se gli piacesse di più «consolare il Signore o convertire i peccatori». Lui rispose: «Mi piace di più consolare il Signore. Non hai notato come la Madonna, anche nell’ultimo mese, diventò così triste quando disse di non offendere più il Signore Dio, che è già tanto offeso? Io vorrei consolare il Signore e poi convertire i peccatori, affinché non l’offendessero più».

Riparazione e conversione si intrecciano in tutta la storia dei pastorelli, dalle apparizioni preparatorie dell’Angelo alla domanda cruciale fatta loro dalla Madonna il 13 maggio. E allo stesso modo si intrecciano nella pratica della Comunione riparatrice nei primi sabati del mese. Qui (rimandando, per approfondire, a un articolo già pubblicato sulla Bussola), ci limitiamo a ricordare che le condizioni sono fondamentalmente quattro: la Comunione nel primo sabato del mese, per cinque mesi consecutivi; la Confessione, entro gli otto giorni precedenti o successivi al primo sabato, purché ci si comunichi in grazia; la recita del Rosario e il fare compagnia alla Madonna per altri 15 minuti, meditando su uno o più misteri. Il tutto fatto con l’intenzione, da comunicare anche al confessore, di riparare le offese al Cuore Immacolato di Maria. «A chi l’abbraccerà [questa devozione] - ha detto la Madre celeste - prometto la salvezza, e saranno amate da Dio queste anime, come fiori messi da Me a ornare il Suo trono».

Insieme alla recita quotidiana del Rosario (che può fermare anche le guerre, come ci assicura Maria SS.), la Comunione riparatrice è la richiesta che più direttamente dipende da ciascuno di noi. E oggi Francesco sembra ripeterci la raccomandazione che, già malato, sapendo che presto sarebbe andato in Paradiso, fece a Lucia: «E tu resti quaggiù perché la Madonna lo vuole. Senti, fa’ tutto quello che Lei ti dirà».