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UCRAINA

Consentire l'uso dei missili contro la Russia? Biden tentenna

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I missili a lungo raggio con cui il presidente ucraino Zelensky vorrebbe colpire il territorio russo non cambierebbero il corso della guerra, ma rischierebbero di portare a un confronto diretto con la Russia. Ecco perché l'amministrazione USA prende tempo.

Esteri 16_09_2024
Joe Biden e Keir Starmer

Il dibattito infinito sul via libera chiesto dall’Ucraina ai principali alleati occidentali per impiegare i missili da loro forniti contro obiettivi in territorio russo sembra essersi nuovamente arenato tra titubanze, timori per le reazioni di Mosca, pragmatiche valutazioni militari e qualche mistero.

Nonostante molti media dessero per imminente il via libera di Londra e Washington all’impiego dei missili anglo-americani, il primo ministro britannico Keir Starmer e il presidente USA Joe Biden il 13 settembre hanno rimandato nuovamente la decisione. Starmer (criticato nel suo partito per aver stanziato 3 miliardi di sterline di aiuti militari a Kiev mentre ha tagliato i contributi per il riscaldamento a 300mila pensionati) ha detto di aver avuto una «discussione molto ampia sulla strategia» e che il tema verrà ripreso «all'Assemblea dell'Onu nei prossimi giorni con un più ampio gruppo di soggetti».

Secondo il Financial Times «ci sono indicazioni» sul fatto che Biden potrebbe essere disposto a permettere che Gran Bretagna e Francia «consentano all'Ucraina di usare i missili Storm Shadow» contro obiettivi in Russia.
Un’affermazione curiosa poiché sia NATO che UE hanno sempre ribadito che ogni nazione decide liberamente quali e quante armi fornire a Kiev e le regole d’ingaggio per il loro impiego. Perché dovrebbe quindi essere la Casa Bianca ad autorizzare i franco-britannici a dare il via libera all’impiego dei loro missili? E perché Biden sarebbe disposto ad autorizzare Londra e Parigi ma non consente l’impiego dei missili americani sulla Russia? In attesa di spiegazioni ogni ipotesi è lecita, incluso che gli Stati Uniti intendano portare gli europei, ormai a «sovranità zero» nei rapporti con Washington, a un punto di “non ritorno” nelle relazioni con la Russia.

Alle nazioni che hanno già autorizzato Kiev a colpire la Russia con le loro armi (Repubbliche Baltiche, Polonia e Olanda) si sono aggiunte Finlandia e Svezia come hanno confermato i ministri degli Esteri Elina Valtonen e Maria Malmer Stenergaard. In realtà nessuna delle armi fornite all’Ucraina da queste nazioni è in grado di colpire in profondità il territorio russo. Come aveva precisato la scorsa settimana il presidente ucraino Volodymyr Zelensky tali armi sono state fornite o sono potenzialmente cedibili, solo da USA, Gran Bretagna, Francia e Germania.

Gli Stati Uniti hanno ceduto diversi missili balistici ATACMS (300 chilometri di raggio d’azione) mentre francesi e britannici hanno consegnato alle forze aeree di Kiev diversi missili da crociera Storm Shadow /SCALP EG (250 chilometri di tiro utile): armi peraltro già in più occasioni impiegate dagli ucraini contro obiettivi russi in Crimea e nei territori ucraini occupati, che si sono rivelate efficaci anche se in molti casi sono state abbattute dalla difesa aerea e dai sistemi di disturbo elettronico russi.

Zelensky e i britannici cercano da mesi di convincere la Germania a fornire i suoi missili da crociera Taurus (“cugini” degli Storm Shadow) che il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha sempre rifiutato ufficialmente di voler consegnare a Kiev.
Ieri Scholz ha ribadito il rifiuto ad autorizzare Kiev a utilizzare armi a lungo raggio ricevute dalla Germania per attaccare obiettivi in territorio russo, come ha riportato il quotidiano tedesco Welt. «Mantengo la mia posizione anche se altri Paesi decidono diversamente. Non lo farò perché penso che sia un problema», ha dichiarato Scholz. Evidente il timore di Berlino di trovarsi coinvolto in un confronto militare con la Russia, specie dopo che Putin ha avvertito la NATO che gli attacchi ucraini con armi fornite dalle nazioni occidentali contro l'entroterra russo significherebbero che i Paesi dell'Alleanza Atlantica sono in guerra con la Russia. Inoltre l'ex presidente Dmitry Medvedev ha poi messo in guardia: «Nessuno vuole usare le armi nucleari, ma ci sarebbero i presupposti formali per farlo. La pazienza della Russia sta per finire».

Se Mosca toglie ogni dubbio circa la sua reazione a un attacco in profondità con armi occidentali, a Berlino emerge un altro mistero: se la Germania non ha mai ceduto i suoi missili Taurus all’Ucraina a quali armi a lungo raggio si riferisce Scholz quando ne nega a Kiev l’impiego sul territorio russo?
Ufficialmente le munizioni a raggio più esteso fornite dalla Germania all’Ucraina sono i razzi statunitensi M31A1 lanciati dai lanciarazzi campali M270 che hanno un raggio d’azione massimo di 70 chilometri, circa la stessa delle munizioni guidate d’artiglieria di concezione italiana Vulcanio da 155 mm: armi quindi che neppure schierandole lungo il confine sarebbero in grado di raggiungere gli obiettivi russi situati nell’entroterra. Valutazioni che potrebbero indurre a sospettare che Berlino abbia ceduto in segreto alcuni missili Taurus all’Ucraina ma non intenda renderlo noto anche alla luce dello scarso consenso riscosso in Germania dagli aiuti militari all’Ucraina.

L'Italia resta contraria all'uso delle proprie armi in territorio russo ma secondo l’agenzia di stampa statunitense Bloomberg tra i temi di discussione nell'incontro di oggi tra la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni e il premier britannico, Keir Starmer, vi sarà anche l'impiego dei missili occidentali per colpire il territorio russo. Le fonti di Bloomberg hanno precisato che Starmer si confronterà con la Meloni in merito alla proposta di consentire all'Ucraina di impiegare i missili britannici Storm Shadow sul territorio russo. Resta un mistero (un altro) il motivo per cui Starmer dovrebbe discuterne con l’Italia che si è sempre opposta ad attacchi ucraini con armi occidentali contro la Russia. Meglio a questo proposito ricordare che in primavera l’allora ministro della Difesa britannico Grant Shapps aveva affermato che anche l’Italia aveva ceduto a Kiev alcuni Storm Shadow. Da Roma non sono mai giunte conferme o smentite e le nostre forniture militari a Kiev restano coperte dal segreto.

La revoca delle restrizioni sulle armi fornite all’Ucraina «non cambierebbe» le sorti della guerra, ha affermato il 6 settembre il segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Lloyd Austin, respingendo la richiesta di Kiev di consentire l’utilizzo delle armi americane sul territorio russo. Austin ha sottolineato che nessuna arma specifica sarebbe un «game-changer», osservando che la Russia ha spostato le sue bombe plananti oltre la gittata dei missili ATACMS mentre l’Ucraina stessa ha capacità di attaccare obiettivi a lunga distanza, riferendosi ai nuovi droni prodotti da Kiev.

Nell’Amministrazione Biden sembra quindi essere in corso uno scontro (l’ennesimo) tra Pentagono e Segretario di stato, con l’ex generale Austin che non vede vantaggi militari nell’abolizione delle restrizioni a fronte di rischi seri di confronto militare con la Russia mentre Anthony Blinken (che è di origini ucraine) sembra determinato a innalzare in ogni modo l’escalation con Mosca.



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