Bocciato alle urne, Tusk scredita il voto dei polacchi
Dopo la sconfitta del suo candidato, il premier della Polonia pretende il riconteggio delle schede e la sospensione della entrata in carica del nuovo presidente Karol Nawrock. Un colpo di mano per "congelare" la volontà popolare in nome della democrazia.

Donald Tusk, attuale premier del governo polacco, prosegue nei suoi tentativi di screditare il voto popolare che ha portato alla elezione a presidente della Repubblica di Karol Nawrocki. Tusk sta diventando imbarazzante sia per la Commissione europea e la sua presidente Ursula von der Leyen, che lo hanno favorito oltre misura e al di là di ogni legittimità, sia per il suo partito europeo di provenienza, quel Partito Popolare Europeo che al più presto dovrebbe prendere le distanze dai questi tentativi per nulla rispettosi dei principi democratici.
Non è nuovo il caso di un politico che, pur di sopravvivere, trascina nel caos o nell'infamia il proprio partito o Paese; in Italia ne abbiamo diversi esempi. Ciò che accade in Polonia, descritto anche nei recenti articoli pubblicati su queste pagine, appare sempre di più una disfida di Donald Tusk contro il proprio popolo, contro la sua volontà espressa democraticamente anche con il voto presidenziale e l'identità cattolica del Paese.
A seguito della sconfitta elettorale del suo candidato Rafał Trzaskowski alle scorse elezioni presidenziali del 1° giugno e con un margine di quasi 370.000 voti, il primo ministro polacco era comunque sopravvissuto al voto di fiducia del Sejm, la camera bassa del Parlamento, con 243 deputati a favore e 210 contrari. Ma gli scricchiolii intorno al premier polacco si fanno ogni giorno più sonori: solo a titolo di esempio, nei giorni scorsi il vicepresidente del Senato Michał Kamiński del Partito Popolare Polacco (PSL), un compagnie alleata nella coalizione di governo, ha espresso una delle critiche più dure, affermando in un'intervista televisiva che, pur non essendoci ragioni per sciogliere la coalizione, «è successo tutto ciò che dovrebbe portare alle dimissioni di Donald Tusk dalla sua guida».
Inoltre, lo scorso 18 giugno, i due partiti che compongono la Terza Via (Trzecia Droga), che fa parte della coalizione di governo, hanno confermato la loro scissione e la volontà di presentarsi separatamente alle prossime elezioni, una decisione condivisa e comunicata dai due leader: Szymon Hołownia, presidente della Sejim e leader del partito di centro “Polonia 2050” (Polska 2050) e Władysław Kosiniak-Kamysz del Partito Popolare Polacco (PSL) di centro-destra. Non un gran bel segnale di compattezza, aggravato lo stesso giorno dalle dimissioni del viceministro dell'Agricoltura Michał Kołodziejczak che ha lasciato l’incarico per le profonde divergenze con il ministro Czesław Siekierski, per la stagnazione burocratica all’interno dell’esecutivo e, certamente, anche per il crescente disagio e proteste degli agricoltori.
A fronte di tutti questi problemi interni e mentre la Corte Suprema della Polonia ha autorizzato, fin dallo scorso 13 giugno, una nuova ispezione delle schede elettorali e un parziale riconteggio dei voti in 13 seggi elettorali a seguito di accuse di irregolarità nel ballottaggio delle recenti elezioni presidenziali, Tusk e una parte del suo governo, insieme alla cricca di lobbies ed interessi liberalsocialisti ben identificabili attorno al perdente Rafał Trzaskowski, vogliono ora il riconteggio di tutti i voti validi e la sospensione dell'entrata in carica del nuovo presidente Karol Nawrocki, prevista per il prossimo 6 agosto.
Infatti, ancora in questi ultimi giorni, Roman Giertych, autorevole membro del partito del premier ha accusato le commissioni elettorali locali di aver manomesso le schede elettorali, sostenendo di aver prova delle frodi compiute, delle trame ordite da membri del partito Libertà e Giustizia (PiS) per favorie l’elezione di Nawrocki ed impedire il riconteggio di tutte le schede.
Lo stesso braccio destro di Tusk, ha esplicitamente chiesto di valutare se l'Assemblea nazionale debba procedere con l'insediamento del presidente eletto Nawrocki o sospendere il tutto. Non contenti, gli ascari del premier polacco, nella persona del ministro della Giustizia e procuratore generale Adam Bodnar, hanno presentato una richiesta alla presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola per revocare l'immunità dell'eurodeputato Grzegorz Braun, membro del partito di destra “Konfederacja”, che ha inaspettatamente ottenuto quasi il 7% dei voti al primo turno delle elezioni presidenziali e, per di più, ha esplicitamente sostenuto Nawrocki al ballottaggio. Il giornalista investigativo polacco Leszek Szymowski ha sostenuto che c’è una ampia repressione di Braun, scrivendo su X (ex Twitter): «È stata presa la decisione di alto livello di "perseguitare" Grzegorz Braun per vie legali... Piattaforma Civica cerca vendetta per il suo sostegno a Nawrocki».
Le preoccupazioni per i possibili "colpi di mano", per l'inquinamento della democrazia e le tentazioni totalitarie nei confronti delle opposizioni è sempre più palese e, allo stesso tempo, indifendibile. Ancor più perché il riavvicinamento tra Europa e USA, visto l’esplicito sostegno di Donald Trump a Karol Nawrocki, è destinato a bloccare ogni tentativo di colpo di Stato di Donald Tusk e delle congregazioni liberal-socialiste transoceaniche che lo sostengono nel tentativo di demolizione democratica del Paese.
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