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UNA STORIA ASSURDA

Berlusconi e toghe: l'equilibrio che manca al Paese

Quello che più stupisce è il perdurare dell’accanimento nei confronti di Berlusconi da parte dei giudici, considerato il fatto che Forza Italia è di fatto diventato un partito-fotocopia del Pd e si è pienamente allineato alla linea del governo Draghi e dunque non si spiega perché ci siano giudici ancora inviperiti contro il Cav e animati dall’intento di distruggerlo umanamente e politicamente.

Editoriali 18_09_2021

Chissà cosa pensano all’estero quando leggono che in Italia si parla ancora di Berlusconi, Olgettine, festini di Arcore. E chissà che opinione hanno della magistratura italiana, dopo che i giudici di Milano del caso Ruby ter hanno deciso di sottoporre Silvio Berlusconi a una “illimitata perizia psichiatrica”.

Mentre il Paese cerca di ripartire dopo la pandemia e, soprattutto, mentre la magistratura è ai minimi termini per quanto riguarda credibilità e autorevolezza dopo lo scandalo Palamara, il caso Davigo e tutte le guerre sotterranee tra le toghe, ci sono schegge impazzite del mondo giudiziario che non riescono a guardare oltre il berlusconismo e vivono per condannare il Cav e frenare la sua ipotetica corsa al Quirinale.

In realtà c’è da chiedersi se sia più offensivo proporre per l’ex premier una perizia psichiatrica o candidarlo alla Presidenza della Repubblica, visto che le sue precarie condizioni di salute sarebbero comunque incompatibili con l’elezione quirinalizia. Continuare a far circolare il suo nome per il Colle appare più un esercizio tattico, peraltro di cattivo gusto, che non un realistico disegno di qualche stratega. Nessuno pensa realmente a Berlusconi come successore di Mattarella, probabilmente neppure il diretto interessato, che semmai potrebbe ambire alla nomina a senatore a vita, ove le sue vicende giudiziarie si chiudessero con le agognate assoluzioni. Sarebbe una vittoria assai simbolica, visto che da quel Senato lui era stato espulso nel novembre 2013 in virtù della condanna definitiva a 4 anni per frode fiscale.

Peraltro, da un punto di vista strettamente numerico, appare impensabile che grillini (primo partito in Parlamento) e partiti di sinistra possano far convergere i voti sul Cavaliere, dopo tutto quello che hanno detto per anni contro di lui, avvantaggiandosi elettoralmente delle inchieste portate avanti nei confronti di Berlusconi.

Quello che più stupisce, però, è il perdurare dell’accanimento nei suoi confronti, considerato il fatto che Forza Italia è di fatto diventato un partito-fotocopia del Pd e si è pienamente allineato alla linea del governo Draghi, sia sulle misure anti-Covid sia su tutto il resto. Dem e forzisti vanno a braccetto su ogni provvedimento e dunque non si spiega perchè ci siano giudici ancora inviperiti contro il Cav e animati dall’intento di distruggerlo umanamente e politicamente.

La magistratura ha anche le sue grane da risolvere e fornire questo spettacolo indecoroso non è esattamente un buon biglietto da visita. Ma tant’è. Il Cav, in una dichiarazione depositata al presidente del collegio, ha definito la richiesta di perizia psichiatrica «lesiva della mia storia e della mia onorabilità», oltre che un «evidente pregiudizio nei miei confronti», e ha affermato che non può accettare tale decisione e che preferisce che il processo vada avanti senza di lui. Non invocherà più il legittimo impedimento per ragioni di salute e accetterà il verdetto.

A questo punto per lui meglio la condanna che il disonore della perizia, che avrebbe effetti devastanti anche in termini di immagine, frenando definitivamente il suo eventuale rientro nelle istituzioni e compromettendo le sorti finanziarie delle sue aziende, Mediaset in primis, quotate in Borsa e quindi soggette a questi condizionamenti.

Tutto questo squallido epilogo della trentennale battaglia tra Berlusconi e giudici potrebbe avere, però, perfino un risvolto positivo. In un momento di estrema debolezza e di crollo della credibilità della magistratura, questa iniziativa della Procura di Milano potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso delle contraddizioni e delle patologie della nostra democrazia, non a caso chiamata per lungo tempo da taluni “magistratocrazia”.

Ristabilire un equilibrio tra i poteri e impedire che la selezione della classe dirigente venga fatta dalle Procure anziché dai cittadini è il primo passo di un Paese che vuole ripartire con slancio dopo la pandemia, con un sistema giudiziario in grado di perseguire i reati ma alieno da qualsivoglia tentazione egemonica sulle istituzioni, sulla classe politica e sui cittadini.