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COLPA DELL'ISEE

Assegno unico, ma ingiusto: ci rimette chi possiede casa

Anche il Sole 24 Ore si accorge che con l'assegno unico a rimetterci saranno le famiglie proprietarie di casa. Colpa dell'Isee, sistema nato per fornire servizi a tariffa non adatto per un progetto ambizioso di politica famigliare. Converrebbe restare in affitto. Un attacco subdolo alla proprietà privata, mentre l'Italia è ai vertici per possesso di prime case: con una mano il governo dice di aiutare le famiglie a fare figli, con l'altra le penalizza se cercano la stabilità di vita.

Famiglia 01_12_2021

Anche il Sole 24 Ore certifica che la rivoluzione dell’Assegno unico è incompleta perché penalizza a parità di condizioni alcune famiglie piuttosto che altre. Quali? Quelle che hanno la casa di proprietà a favore di quelle che invece ce l’hanno in affitto. La colpa risiede fondamentalmente a monte: nell’utilizzo del meccanismo Isee che è ingiusto.

Si tratta di una disfunzione che anche la Bussola aveva denunciato nel mettere in luce le problematiche relative all’Isee, che è penalizzate e poco equo come calcolo del reddito famigliare.

E da lunedì se n’è accorto anche il Sole 24 Ore. Il quotidiano di Confindustria ha messo a disposizione un tool online (a pagamento) per calcolare l’ipotesi di assegno unico che ogni famiglia potrebbe andare a percepire da marzo 2022, mese nel quale entrerà in vigore il nuovo sistema di supporto alle famiglie. Si tratta di un sistema che proietta un’ipotesi di simulazione di quello che sarà l’assegno, abbastanza attendibile, ma purtroppo ancora incerto, dato che neppure il governo ha mai diffuso le sue simulazioni.

Ma è già un passo avanti. Quello che emerge è una fotografia nella quale, stando alle simulazioni del Sole, le famiglie numerose non dovrebbero andare a perderci, anzi, dovrebbero guadagnarci. Il condizionale è d’obbligo, però. E lo ha rimarcato anche il demografo Alessandro Rosina nel suo commento, il quale ha ricordato che «l’obiettivo dell’assegno non è il contrasto alla povertà, ma sostenere la natalità. (…) Lasciare per il ceto medio che il livello di erogazione sia molto basso rispetto ai costi effettivi sostenuti per i figli, indebolisce il secondo». E aggiungiamo, è giocoforza dato che il Governo ad oggi non sa quanto costa un figlio all’anno.

Le criticità di Rosina vanno a toccare il punto nodale: l’assegno viene invece inteso come uno strumento di welfare e non uno strumento strutturale di politica famigliare. La vera universalità sosterrebbe tutti i figli in quanto tali indipendentemente dal reddito dei genitori.  

Ma che proseguano le disparità ne è prova sta la decisione di ricorrere all’Isee che è un sistema creato per accedere ad alcuni servizi. È decisiva, infatti, per tutti la fascia Isee nella quale si rientra che potrà decidere le sorti dell’assegno. Solo che è la fascia a determinare le sorti dell’assegno.

Infatti, il giornale ha notato che ad essere premianti saranno le maggiorazioni previste sull’importo base per ciascun figlio che faranno scattare gli aumenti più consistenti. Ma se tutto è legato in partenza all’Isee è chiaro che più bassa è, meglio è. Ebbene: il canone d’affitto è premiante perché contribuisce ad abbassare l’Isee e l’Isr (indicatore della situazione reddituale), cosa che invece non fa il mutuo, che, se ipotecario sulla casa, viene calcolato solo come detrazione. Se poi la casa è di proprietà senza mutuo, ecco che gli incrementi non scatterebbero perché più alto sarà l’Isee.

È una stortura che la politica non vuole vedere e che la Bussola ha denunciato più volte. Prima l’Isee serviva per accedere ad alcuni servizi come gli asili e la politica poteva avere la scusa di non vederne le storture anche perché per pagare tariffe o accedere a servizi la logica patrimoniale e reddituale ha un senso. Oggi invece servirà per accedere a una misura che vorrebbe essere strutturale di pianificazione famigliare, ma che ancora non è: non vederne le storture è silenzio complice.

Il criterio della prima casa di proprietà non dovrebbe essere penalizzante per accedere ai servizi, perché se è la prima casa, cioè quella dove si vive, è evidente che non è messa a rendita e da essa la famiglia non trae dei benefici economici di tipo speculativo. È semplicemente la prima casa, quella, magari, che si sta continuando a pagare col mutuo, il cui importo spesso può essere anche superiore all’affitto o quella che si è ereditato dai genitori per poter metter su famiglia.

Stesso discorso per i risparmi, il patrimonio mobiliare, che le famiglie faticano a mettere via per pagare gli studi universitari ai figli o per il loro matrimonio: saranno considerati negativamente e quind penalizzanti. Un'ulteriore prova che non si vuole sostenere i figli e la natalità, ma considerare la famiglia come un soggetto povero da aiutare. Hai risparmi? Paghi una penalità per la tua ricchezza nascosta. Il ragionamento è duro, ma è così.  

È un controsenso il fatto che il governo dica di voler aiutare le famiglie già formate o in formazione se giovani e poi le penalizzi se hanno la casa di proprietà o col mutuo ipotecario sopra. Questo cozza con il bisogno di stabilità che una famiglia chiede per poter vivere perché casa è sinonimo di stabilità così come lo deve essere la parola famiglia. Premiare chi decide di ricorrere all’affitto, che è per sua natura transitorio o temporaneo, è discriminatorio perché l’assegno unico non deve essere il contributo affitti, che è una misura di welfare esistente, giusta, ma diversa.

È poi una misura che cozza con la natura di un Paese come l’Italia dove le percentuali di proprietari di prima casa sono elevatissime, ai vertici in Europa, secondo solo alla Spagna, quasi all’80%. Fino a poco tempo fa l’Isee non veniva richiesto molto, invece in questi ultimi anni, complice anche la politica di bonus degli ultimi governi, viene richiesto più frequentemente. Continuare con questo strumento di calcolo iniquo non solo ha come effetto la distorsione dell’aiuto che si vuole andare a dare, ma rischia di configurarsi anche come un qualche cosa di più.

Un attacco alla proprietà privata subdolo e mascherato, che sembra celare una specie di tassa punitiva sulla famiglia, rea di volersi dare una stabilità e cercare di acquistare la casa.

Le proposte di Isee diversificato ci sono, invece, ma solo Fratelli d’Italia ha espresso l’intenzione di chiedere una revisione del calcolo perché sia più equo della situazione famigliare. Ma sta all’opposizione. E poi una modifica dell’Isee sarebbe impossibile dato che ora c’è la legge di Bilancio da approvare che blocca tutto il resto dell’attività parlamentare. Un’altra occasione sprecata.