Al voto in Cile l'ondata cristiano-conservatrice premia Kast
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I cileni scelgono il candidato di destra, bocciando la linea abortista, woke e pro gender di Jeannette Jara e del presidente uscente Boric. Uno scontro su immigrazione clandestina e principi non negoziabili che segna l'ennesima disfatta della sinistra in America Latina.
Domenica 14 dicembre i cittadini cileni hanno votato per scegliere ed eleggere il proprio presidente della Repubblica e hanno scelto bene. Jose Antonio Kast ha vinto le elezioni presidenziali in Cile, anche in tutte le regioni del Paese tranne che nella regione della capitale, catalizzando i timori degli elettori per l'aumento della criminalità e dell'immigrazione incontrollata e violenta nel Paese.
È la più netta svolta a destra dalla fine della dittatura militare nel 1990, dopo il mandato del liberal-centrista Sebastian Piñera (presidente del Cile per due mandati non consecutivi: dal 2010 al 2014 e dal 2018 al 2022) e dell’attuale "capopopolo" rivoluzionario Gabriel Boric, la destra cristiana e conservatrice si afferma con un risultato chiaro: Kast si è assicurato un autorevole 58% dei voti al ballottaggio con la candidata comunista, sostenuta dal governo, Jeannette Jara, che ha ottenuto solo il 42% e ha rapidamente ammesso la sconfitta.
A lungo uno dei Paesi più conservatori dell'America Latina, con una forte influenza della Chiesa, il Cile ha legalizzato il divorzio solo nel 2004 e ha revocato il divieto totale di aborto nel 2017, anche se l’omicidio dell’innocente rimane consentito solo in caso di stupro, rischio per la vita della madre o infertilità fetale. Alla fine del 2021 è stata approvata una legge sul matrimonio tra persone dello stesso sesso, sempre a causa di maggioranze parlamentari di centrosinistra e successivamente, nel 2022, il presidente Boric ha guidato un governo che si è autodefinito «femminista» e «woke e pro gender». Tra i due candidati in lizza domenica persistevano e si paleseranno ulteriormente enormi differenze di ispirazione ed impegni sui principi non negoziabili, fortemente sostenuti da Kast e altrettanto energicamente contrastati da Jara.
Javiera Mena, portavoce del Comitato di Coordinamento Femminista 8M, afferma che con José Antonio Kast, «i diritti sessuali e riproduttivi, l'educazione sessuale completa (...) sono in pericolo». Altri prevedono tagli ai finanziamenti per varie iniziative a beneficio delle donne e delle persone LGBT+ e anche una battuta d'arresto nell'educazione sessuale. Oltre a ciò la vittoria di Kast rassicura tutti coloro che pretendono anche il rispetto della vita sino alla morte naturale, visto che in uno degli ultimi confronti elettorali della scorsa settimana, Kast si è detto assolutamente pronto a porre il veto, se la proposta di legge dovesse arrivare alla sua firma, mentre la comunista Jara aveva assicurato il suo pieno sostegno e totale appoggio alla pratica inumana dell'eutanasia.
Le posizioni contrarie espresse da Kast sia nel 2021 che anche in questi mesi di campagna elettorale all'aborto, alla contraccezione, al divorzio e al matrimonio tra persone dello stesso sesso, non sono cambiate né si deve immaginare alcun ammorbidimento, mediazione o distrazione su queste tematiche. Kast ha anche proposto di eliminare il Ministero delle Donne, una trovata farlocca dei soliti socialcomunisti per mascherare il diritto all’omicidio dell’innocente senza alcuna regola e la colpevolizzazione dei maschi. In questa sua terza candidatura presidenziale, Kast si è però maggiormente concentrato su un approccio intransigente verso criminalità e immigrazione clandestina.
La sua concorrente, la perdente Jara, aveva un messaggio molto diverso, includendo tra i punti fondamentali anche l’impegno a sostenere in Parlamento il disegno di legge che mira a legalizzare l'aborto fino alla 14ma settimana di gestazione. Carolina Urrego-Sandoval, esperta di relazioni internazionali presso l'Università delle Ande di Bogotà, non prevede un arretramento delle leggi già approvate. Prevede invece "trasformazioni nel discorso", tagli ai finanziamenti per varie iniziative a beneficio delle donne e delle persone LGBT+, e anche una battuta d'arresto nell'educazione sessuale.
La vittoria di Jose Antonio Kast segna l'ultimo successo, in termini temporali, della destra conservatrice e cristiana, in ripresa in America Latina, con Daniel Noboa in Ecuador, Nayib Bukele in El Salvador e Javier Milei in Argentina che sono eletti e rieletti negli ultimi anni, insieme al centrista cristiano Rodrigo Paz che ha posto fine a quasi due decenni di governo socialista in Bolivia lo scorso 20 ottobre. Allo stesso tempo, proprio i risultati recentissimi in Bolivia e Honduras, dove è nettamente in testa il candidato conservatore Asfura ma lo spoglio, boicottato dai partiti perdenti di governo (liberali e comunisti), è ancora in corso, segnano la disfatta popolare del comunismo in salsa bolivariana e populista.
Un buon auspicio per le elezioni in Brasile del prossimo anno? Dipenderà se saranno elezioni democratiche o, come tutto fa immaginare, saranno una farsesca rappresentazione fuori tempo della pantomima elettorale che si svolgeva nelle repubbliche popolari sovietiche, perchè i “migliori” perdenti potrebbero chiamare col termine democrazia anche l’autoritarismo pur di correre e vincere da soli.
Cile verso il ballottaggio, Kast prepara la svolta a destra
Il leader cristiano e conservatore contenderà la presidenza alla comunista Jara, che difficilmente riceverà i voti dei candidati perdenti del centrodestra. E una sconfitta della sinistra cilena seguirebbe a ruota quanto già accaduto in altri Paesi dell'America latina.
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Cile: a un anno dal referendum che bocciò la riforma costituzionale di sinistra, ora la maggioranza dei cileni ha votato contro la riforma proposta dalla destra.
Dai nascituri alla scuola parentale, buone notizie dal Cile
I conservatori premiati all’elezione del Consiglio costituzionale, i sondaggi a favore di Kast, la nuova bozza della Costituzione a difesa del concepito e del matrimonio e infine una sentenza pro-homeschooling: aria nuova in Cile.
Il Cile ha bocciato una Costituzione anti-cristiana
A gran maggioranza, la popolazione cilena ha bocciato la proposta di nuova Costituzione promossa dal presidente Boric. Nonostante la grancassa della stampa e notevoli ingerenze anche dall'estero (Onu e Usa inclusi), nel referendum costituzionale ha vinto il rifiuto. Nel testo della nuova Costituzione c'erano aborto, diritti Lgbt ed ecologismo.
Cile: la Chiesa contro la costituzione anticristiana
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Con Boric anche il Cile va alla sinistra abortista
Il trentacinquenne pro-aborto Gabriel Boric ha avuto la meglio di quasi 12 punti percentuali sul pro-vita José Antonio Kast. A sostegno del neopresidente cileno si è schierato tutto il globalismo di sinistra, con l’intervento prima delle elezioni persino dell’Alto commissario Onu per i diritti umani, Michelle Bachelet.


