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Ora di dottrina / 180 – La trascrizione

Visione d’insieme – Il testo del video

Dio è il principio e il fine di ogni cosa. Creando, Egli comunica alle creature l’essere, la «perfezione prima». La «perfezione seconda»: il ritorno delle creature a Dio. Il fine soprannaturale di angeli e uomini. Gesù Cristo, vertice di tutta la creazione, in cui tutta la realtà trova il suo senso.

Catechismo 19_10_2025

Oggi è la 180^ puntata dell’Ora di dottrina e perciò è il momento di ricapitolare un po’ il percorso che stiamo facendo, non per fare un riassunto delle puntate precedenti, ma per avere una visione d’insieme del grande mistero di Dio che pone in essere una creazione chiamata a tornare a Lui. Il nostro modo di conoscere, il modo raziocinante, ci costringe a dover vedere un aspetto in successione rispetto all’altro: questa è la nostra modalità conoscitiva. Ma il rischio è che, se non ci si ferma ogni tanto a fare un passo indietro, si perda la visione più ampia, la visione d’insieme. Immaginate di essere in alta montagna, in un punto in cui potete in qualche modo avere in un colpo d’occhio tutto ciò che sta sotto di voi e tutto ciò che sta davanti a voi, anziché vederlo punto per punto, aspetto per aspetto. Se non facciamo questo lavoro rischiamo di non avere il senso di quello che stiamo facendo e alla fine anche di assolutizzare degli aspetti che “impazziscono” perché non sono ricondotti al senso dell’insieme.

Questo sguardo d’insieme – rispetto a quello che abbiamo fatto finora e a quello che ancora ci manca – deve essere collocato in Dio, perché Dio è l’Essere, Dio è la Realtà. E sebbene esistano enti, realtà che non sono Dio – come tutto quello che è creato –, tuttavia nulla esiste all’infuori di Dio, nulla esiste che non sia relato a Dio, che non sia “chiuso” in questo grembo che è la divinità.

Il primo passaggio che noi abbiamo fatto, che san Tommaso ci pone davanti quando ci presenta la prima parte della Summa, è appunto il principio e il fine di ogni cosa, che è Dio, l’essenza divina, la beatitudine divina, ma anche la realtà trinitaria; e dunque questo unico Dio che non è solo, ma che è comunione di persone realmente distinte tra loro nell’unica sostanza divina.

Ora, Dio decide, sceglie per un atto d’amore assolutamente gratuito di creare, cioè di comunicare l’essere a qualcosa che non è Lui; questo essere comunicato è per definizione, per essenza, la struttura fondamentale di ogni cosa creata, quella che san Tommaso chiama «perfezione prima». Che cos’è la perfezione prima? La perfezione che è nella sostanza delle creature, che le caratterizza ontologicamente: tutto ciò che è, è perché partecipa dell’esse o, meglio, gli viene partecipato l’essere. E poiché gli viene partecipato l’essere, tutte le cose sono anche vere. Cosa vuol dire? Vuol dire che ogni cosa è secondo quella causa esemplare che è nel pensiero divino che l’ha posta in essere. Detto in altro modo, Dio è la causa esemplare di ogni cosa. In modo ancora più semplice, il progetto di ogni cosa è nella sapienza divina. Tutto ciò che viene, per così dire, esternato nella creazione non è un caso, non è frutto del caos, non è frutto di una forza cieca e neanche di un’intelligenza impersonale, è frutto di un atto d’amore che ha creato secondo sapienza. Tenete ben presente questa “sapienza”.

E tutte le cose sono anche buone: perché sono buone? Perché il fine di tutte le cose è appunto partecipare alla bontà stessa di Dio: provengono dalla bontà di Dio e in qualche modo tornano a questa bontà divina. In modo un po’ più articolato, è il commento a quel passo della Genesi in cui Dio crea, contempla la creazione e vede che è «cosa buona» o addirittura, come nel caso dell’uomo, «molto buona». Dunque, questa è la «perfezione prima» di ogni cosa.

In questa “uscita”, in questo atto creativo, come già detto, tutto viene creato secondo la sapienza divina. Ora, noi sappiamo che nella Trinità, nella distinzione delle persone, la Sapienza per eccellenza è il Figlio. E siccome parliamo della creazione, questo vuol dire che tutta la creazione è stata pensata nel Figlio, ad esprimere in qualche modo le perfezioni del Figlio o addirittura ad esserne l’immagine. Torneremo su questo quando parleremo dell’uomo. Da qui la comprensione della creazione, nel suo livello più basso, come vestigia Dei, impronte di Dio, fino all’imago Dei, l’immagine di Dio che è l’uomo. Tutta questa gradazione non è altro che espressione della Sapienza divina. Ecco perché san Paolo dice: «tutte le cose sono state create per mezzo di lui [il Figlio] e in vista di lui» (Col 1, 16).

Noi sappiamo anche un’altra cosa, ossia che nel decreto eterno di Dio la Sapienza era già pensata come Sapienza incarnata. E dunque quando facciamo questo passaggio dobbiamo ricordarci che il Figlio non è “solo” il Verbo nella sua divinità, ma in quanto Verbo incarnato, in quanto Sapienza incarnata, è già il progetto della creazione. Quindi, tutto il senso della creazione sta proprio nell’esprimere il Verbo incarnato.

Ora, qui siamo ancora nell’ordine della perfezione prima di ogni creatura, nella perfezione ontologica, in quanto propria al suo essere. Ma c’è anche una «perfezione seconda». Cos’è la perfezione seconda? Il fatto che le cose, le creature, che provengono da Dio, ritornano a Dio, cioè perseguono il loro fine proprio, il loro bene, tornando così al Bene originario che è causa di ogni bene. E come vi tornano? Mediante le operazioni proprie; non ci tornano “automaticamente”, ma mediante le operazioni proprie del loro essere e quindi della loro essenza propria: in soldoni, le pietre come pietre, gli alberi come alberi, gli animali come animali, gli angeli come angeli. E quindi secondo le operazioni proprie di ciascuna tipologia di creatura. Il modo con cui lo farà l’animale non sarà uguale a quello dell’uomo, che non sarà uguale a quello dell’angelo, che non sarà uguale a quello dell’erba dei campi, eccetera.

Che hanno in comune queste cose? Tutte hanno questo ritorno al proprio fine, al Bene, ma ognuna nel modo proprio, secondo le operazioni proprie della sua natura. E tutte queste rientrano nel governo di Dio sulla creazione. Ricordate le catechesi che abbiamo dedicato alla conservazione e al governo di Dio, la Provvidenza. Ciascuna cosa è custodita ed è governata nel modo proprio alla propria natura, alle operazioni che vengono da questa natura.

Quindi, primo passaggio: abbiamo Dio, la creazione, la perfezione prima di ogni cosa (ogni cosa è, e in quanto tale è vera ed è buona). Altro passaggio: la perfezione seconda, cioè le operazioni di ogni cosa, per raggiungere il proprio fine, il proprio bene, quel bene che è causato da Dio, che è il Bene. Il nostro focus chiaramente va sulle creature spirituali e composte, cioè, i puri spiriti, gli angeli, e gli uomini, che sono costitutivamente composti di un principio spirituale e di un principio materiale uniti tra loro, non semplicemente giustapposti. Allora la domanda è: come si realizza la perfezione, cioè questo ritorno tramite le operazioni proprie di queste creature?

Abbiamo dedicato tutta una sezione agli angeli e una sezione ancora più ampia agli uomini, all’essere umano. Di che cosa si parla quando si parla dell’uomo? Si parla in generale degli atti umani. Che cosa sono gli atti umani? La volontarietà, l’involontarietà, la decisione, etc. Gli atti umani sono gli atti propri dell’uomo in quanto uomo. Come opera l’uomo? Secondo quella natura che gli è stata data. Si parla allora del senso della bontà e della malizia di un atto, quando un atto umano è buono e quando è cattivo. Si parla ancora delle passioni, queste forze che devono entrare nell’insieme, esistono e devono entrare nell’insieme altrimenti diventano passioni sregolate, nocive. Ma parliamo anche degli abiti.

Che cosa sono gli abiti? Non sono i vestiti evidentemente… gli abiti sono gli orientamenti stabili al bene, in particolare le virtù, o al male, il vizio. Perché dobbiamo parlare degli abiti? Perché la natura dell’uomo, a differenza degli angeli, è fatta in modo tale che l’uomo compia la sua perfezione seconda, quindi il raggiungimento del suo bene, con operazioni che sono successive. Nelle catechesi sugli angeli abbiamo detto che essi raggiungono la perfezione con un atto unico, perché la loro natura è questa. Non ritorno a spiegare tutto questo, vi rimando alle catechesi. Per l’uomo non è così. L’uomo raggiunge la sua perfezione con una successione di atti; ed ecco dunque che qui entra l’importanza di questi abiti, che inclinano, danno una direzione, prendono questi atti, li mettono in un “fascio” che acquisisce una direzione. E qui abbiamo il discorso sulle virtù, i doni, le beatitudini e i frutti dello Spirito Santo. Ma abbiamo anche questo fascio inclinato in direzione sbagliata e qui abbiamo i vizi. Il discorso su cosa sono le virtù e cosa sono i vizi lo si fa in generale, ma anche in particolare: quelle determinate virtù, quei determinati vizi. E dunque qui abbiamo tutto il discorso su vizi, virtù specifici.

Abbiamo anche visto che questo perfezionamento non avviene solo per delle operazioni interne dell’uomo, ossia tramite gli atti umani orientati al bene grazie a questi abiti virtuosi, ma avviene anche per dei principi esterni, che sono, se ricordate, la legge e la grazia. La legge indica la strada giusta e la strada sbagliata. La grazia diventa un principio che va a muovere l’uomo non solo perché lo rafforza, ripara la sua natura ferita, ma anche perché gli permette di raggiungere un fine superiore che è il fine soprannaturale. Questo è il grande quadro delle operazioni proprie di questa particolare creatura che è l’uomo.

Dunque, ricapitolando: Dio, la creazione, quelle particolari creature che sono gli angeli e gli uomini, e negli uomini c’è questo “zoom” sugli atti umani e quindi poi sui principi intrinseci delle operazioni dell’uomo (virtù, eccetera) e sui principi estrinseci, come la legge e la grazia. Questo è il quadro. La creazione esce da Dio e raggiunge il suo fine di bene e in qualche modo ritorna a Dio quando raggiunge la sua perfezione seconda, cioè opera secondo il bene che gli è proprio. Nel caso dell’angelo e dell’uomo non abbiamo un ritorno, un fine puramente naturale ma abbiamo una sopraelevazione a un fine che è soprannaturale.

Adesso, dopo aver visto che tutta questa “uscita” (la creazione) ha senso in quanto è espressione della Sapienza incarnata, è espressione della Sapienza incarnata, è in fondo nella Sapienza incarnata, dobbiamo capire come si inserisce il discorso cristologico, che ha occupato una grossa parte delle Ore di dottrina fatte finora.

C’è un testo splendido di san Tommaso nel suo Commento alle sentenze di Pietro Lombardo, che ci può aiutare ad avere un po’ questo quadro d’insieme. Tommaso sta commentando  un passo del libro del Qoelet (1, 7) dove si parla dei fiumi che tornano là da dove escono. Così commenta Tommaso: «Con il ritorno dei fiumi verso la loro sorgente è significato il mistero dell’Incarnazione. Questi fiumi sono in effetti i beni naturali di cui Dio ha colmato le sue creature» (In III Sent., Prologo). Anzitutto, le ha colmate con il bene primario che è l’essere e con tutte le perfezioni che ne discendono: la vita, la vita vegetativa, la vita sensitiva; per le creature che hanno anche la dimensione spirituale, la vita intellettiva, la volizione. Quindi, si tratta di tutta quella ricchezza di beni che abbiamo nella creazione.

Continua Tommaso: «Questi beni si trovano dispersi in tutta la creazione, mentre nell’uomo si trovano riuniti, in quanto egli è come l’orizzonte e il confine nel quale si uniscono la natura corporea e quella spirituale» (Ibi). Cioè, l’uomo racchiude in sé la creazione spirituale e la creazione materiale; in questo senso Tommaso dice che è come l’orizzonte in cui si racchiudono questi beni. E aggiunge: «Perciò quando la natura umana fu riunita a Dio mediante il mistero dell’Incarnazione, tutti i fiumi dei beni naturali ritornarono alla loro sorgente» (Ibi). Testo splendido che ha un significato profondamente cristologico; ci sta dicendo che con la creazione dell’uomo questo ritorno, questo raggiungimento della sua perfezione non era ancora compiuto: c’è voluta l’Incarnazione. Il che è come dire: siccome tutte le perfezioni si ritrovano nell’uomo e l’uomo raggiunge la sua perfezione in questo ritorno a Dio, quando Dio assume la natura umana questo ritorno si completa perfettamente, perché in Cristo noi abbiamo un’unione della natura umana con la natura divina al punto da essere un’unione nella stessa persona – l’unione ipostatica –, che più intima non si può.

Questo vuol dire anche che tutta la creazione – uomo incluso – è stata pensata in Cristo. Rovesciate la prospettiva: in Cristo, vertice, tutta la realtà trova il suo senso. E tutta la realtà è come una scala di perfezioni che punta a Cristo e che da Cristo riceve il suo senso. Possiamo dire che ci sono le creature, quelle creature particolari fatte a immagine di Dio; e c’è Cristo, che è quell’immagine di Dio per eccellenza. Quindi, il percorso che noi stiamo facendo è profondamente cristocentrico. Di Gesù Cristo abbiamo parlato nella seconda parte, perché noi necessariamente abbiamo bisogno di affrontare una cosa alla volta e in successione, ma poi abbiamo bisogno di fare questo ritorno. Quindi, in fondo, quando parliamo della creazione, quando parliamo delle virtù dell’uomo, quando parliamo dell’intellezione, ogni parte in fondo è in Cristo, è l’esplicazione del mistero di Cristo, della Sapienza, del Verbo incarnato.

Ci sono dei testi interessanti nel prologo delle parti della Summa, in particolare della I-II e della III parte, che un po’ ci danno il quadro. Per esempio, nel Prologo della I-II si afferma: «Come insegna il Damasceno, si dice che l’uomo è stato creato a immagine di Dio in quanto l’immagine sta a indicare un essere dotato di intelligenza, di libero arbitrio e di dominio sui propri atti. Perciò dopo aver parlato dell’esemplare, cioè di Dio, e di quanto è derivato dalla divina potenza, conforme al divino volere, rimane di trattare della sua immagine, cioè dell’uomo in quanto questi è principio delle proprie azioni in forza del libero arbitrio e del dominio che ha su se stesso». Cioè, ci sta dicendo: abbiamo parlato di Dio, abbiamo parlato della creazione, adesso dobbiamo parlare dell’uomo, cioè di quella immagine di Dio in quanto è colui che è principio delle proprie azioni.

Attenzione: l’uomo è immagine di Dio, ma Cristo è l’immagine di Dio. E allora, l’uomo è immagine di Dio in quanto è immagine di Cristo. Quindi, anche quando parliamo della dimensione umana, non dobbiamo mai dimenticare questo orizzonte cristologico, cristocentrico. E nel Prologo alla terza parte della Summa, Tommaso ci dice: «Poiché il Signore Gesù Cristo, Salvatore nostro, salvando il suo popolo dai peccati ci ha presentato in se stesso la via della verità per la quale possiamo giungere mediante la risurrezione alla beatitudine della vita immortale, è necessario per condurre a termine l’ultimo corso teologico che alla considerazione dell’ultimo fine della vita umana, delle virtù e dei vizi segua lo studio dello stesso Salvatore universale e dei benefici da lui apportati al genere umano». Lo studio sull’uomo prende la sua luce dallo studio su Cristo. Lo studio su Cristo ci apre il senso della vita dell’uomo. Cristo è l’immagine di Dio e quindi è il modello di coloro che sono a immagine di Dio. Ma non solo: Cristo è la via per la quale tornare al proprio principio, cioè per raggiungere il fine della beatitudine; ancora, è la vita che ci permette di raggiungere questo fine. Ricordate tutta quella parte che abbiamo dedicato alla grazia di Cristo nella sua persona, ma anche in quanto capo della Chiesa, e ai misteri di Cristo come exemplum. Tutto questo rientra in questo contesto, che è grandioso.

Capite come nulla nella realtà sfugge da Dio, nulla sfugge dalla Sapienza incarnata, da Gesù Cristo. Aveva ragione il cardinale Biffi quando insisteva sull’orientamento profondamente cristocentrico di tutta la Rivelazione, di tutta la creazione. È vero che Cristo è Dio che si incarna perché l’uomo ha peccato, sennò rischiavamo che andasse in malora tutto, ma era già previsto, diciamo così, che l’uomo peccasse. Il punto è molto più profondo, cioè Cristo incarnato e non solo incarnato, ma crocifisso e risorto, era già previsto dall’inizio nel pensiero di Dio. Ed è il pensiero con cui tutta la creazione è stata ordinata ed è stata orientata. Può far girare un po’ la testa, ma è così. In Dio non abbiamo un piano A e un piano B, questa è la prospettiva umana. In Dio c’è solo il piano A, che già prevede la defezione, la caduta.

Un ultimo aspetto. Uno potrebbe dire: “Ma allora non è più un discorso teocentrico, perché è cristocentrico”. In realtà è un’obiezione che non ha senso, perché se Cristo è la luce per comprendere tutta la creazione, è il senso di tutta la creazione ed è la via del ritorno della creazione, in particolare dell’uomo a Dio, Cristo è anche colui che ci rivela la Trinità, è lui che ci rivela il Padre. Pensiamo alla famosa affermazione in risposta a Filippo: «Chi vede me, vede il Padre» (Gv 14, 9). È lui che ci rivela la presenza di uno Spirito che lui stesso manda, lo Spirito del Padre, che procede dal Padre e che lui stesso, parafrasando il Vangelo di Giovanni, dà ai suoi discepoli. È Cristo che ci dà la chiave della vita trinitaria, del senso della Trinità.

Quindi, parlare di cristocentrismo non esclude il teocentrismo, non esclude il senso trinitario di tutte le cose, ma lo apre, appunto perché Cristo è colui che apre, è la chiave di apertura dei misteri della Trinità. Questa è un po’ la luce nella quale dobbiamo vedere il percorso fatto fino adesso. Un percorso che è stato di commento dei passaggi del Credo, ma vedete come ogni parte che abbiamo fatto rientra qui. Ad esempio, i comandamenti fanno parte della legge, quindi degli aiuti estrinseci dati all’uomo per raggiungere la sua perfezione. Abbiamo parlato della grazia, anch’essa serve a questo scopo. Abbiamo parlato delle virtù, dunque di un principio interno. Abbiamo parlato degli angeli, quindi di quelle creature particolari che sono puri spiriti. Abbiamo parlato della Provvidenza, quindi del senso del governo della creazione. Quindi, tutto è collocabile in questo schema, in questa visione più ampia.

Rispetto a quello che abbiamo ancora da fare, la prospettiva è uguale. Il discorso è ancora lungo, ma ci attende un focus sullo «Spirito Santo che è Signore e dà la vita», che è un articolo del Credo. Quindi faremo un ritorno al principio, al mistero della Trinità, delle tre persone divine. Poi avremo il commento al mistero della Chiesa e dei sacramenti della Chiesa.

Ora, Chiesa e sacramenti della Chiesa non sono altro che una parte, una costola della cristologia. Perché? Perché la Chiesa è il corpo mistico di Cristo. Ne abbiamo a lungo parlato quando abbiamo visto Cristo capo della Chiesa: la Chiesa non esiste senza il suo capo, il corpo non esiste senza il suo capo, quindi è il prolungamento di Cristo capo. E i sacramenti, che sono i mezzi della grazia, sono il prolungamento con cui Cristo continua a santificare, a guarire l’uomo. Quindi non sono capitoli a parte, ma si agganciano in questo modo; e capite come anch’essi fanno parte di questo ritorno, perché si ritorna a Dio in Cristo, ma si è in Cristo solo se si è membra della Chiesa; e si è membra della Chiesa, si permane come membra della Chiesa nella vita sacramentale, che alimenta la grazia o la fa recuperare, a seconda dei sacramenti, che vedremo.

A mio avviso è meraviglioso come scenario ed è importante ricordarcelo, altrimenti perdiamo di vista l’insieme. Pensate a tutte quelle discussioni “se c’è salvezza anche al di fuori di Cristo”; in questa prospettiva non hanno senso: al di fuori di Cristo come fa ad esserci salvezza? Cristo è l’unico che ha unito Dio e la creazione e che permette quindi questo ritorno della creazione, in particolare di questa creatura razionale che è l’uomo, a Dio. Come fa ad esserci salvezza al di fuori di Gesù Cristo? E capite anche che è impossibile che ci sia salvezza al di fuori della Chiesa, che è proprio questo corpo unito a Cristo. Poi vedremo che cosa vuol dire questo, ma il principio è indiscutibile, sennò viene giù tutto, non capiamo più nulla, non capiamo più il senso della creazione, il senso del nostro esistere, non comprendiamo più Dio, non comprendiamo più il fine della nostra esistenza.

Spero che questo excursus vi abbia dato un po’ questa visione d’insieme per evitare di perderci quando entreremo un po’ più nei diversi dettagli. Tutto quello che abbiamo fatto come analisi non è un perdersi in dettagli, perché questi dettagli di cui abbiamo parlato hanno a che fare con la vita dell’anima e hanno a che fare con il senso della vita dell’uomo, il fine, la perfezione della vita dell’uomo.



Ora di dottrina / 180 – Il video

Visione d’insieme

19_10_2025 Luisella Scrosati

Dio è il principio e il fine di ogni cosa. Creando, Egli comunica alle creature l’essere, la «perfezione prima». La «perfezione seconda»: il ritorno delle creature a Dio. Il fine soprannaturale di angeli e uomini. Gesù Cristo, vertice di tutta la creazione, in cui tutta la realtà trova il suo senso.

Ora di dottrina / 180 – Il supplemento

Sacro e profano, la distinzione da recuperare

19_10_2025 Luisella Scrosati

Una certa corrente teologica insiste sul fatto che, con Dio che si è fatto carne, la distinzione sacro-profano sarebbe venuta meno. Questa idea ha ricadute gravi sulla liturgia. In realtà, l’Incarnazione compie e perfeziona la dualità sacro-profano. Solo con la Parusia, Dio, il Sacro, sarà tutto in tutti.