Fecondazione artificiale per single, gay e trans: nuova deriva OMS
Ascolta la versione audio dell'articolo
L’OMS ha pubblicato un documento sul trattamento dell’infertilità in cui si assume che esista un “diritto” al figlio. Di qui la richiesta agli Stati di far accedere alla fecondazione artificiale – già di per sé sbagliata – anche single, gay e trans.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha pubblicato un documento dal titolo Linee guida per la prevenzione, la diagnosi e il trattamento dell’infertilità. È la prima volta che l’OMS pubblica linee guida su questo argomento. Ovviamente uno degli strumenti privilegiati indicati dalle linee guida è la fecondazione artificiale.
Molte potrebbero essere le considerazioni che si potrebbero articolare sul contenuto di questo documento. Ne evidenziamo tre. La prima riguarda il principio secondo cui chiunque ha il diritto di diventare genitore: «Singoli individui e coppie hanno il diritto di decidere il numero, il momento e l'intervallo tra le nascite», possiamo leggere nelle linee guida. Il principio è ormai diventato di dominio così comune che può finire tranquillamente anche in un documento ufficiale dell’OMS. Ma il principio è privo di fondamento. Nessuno può vantare il diritto di avere un figlio, perché il figlio non è una cosa. Predicare un simile diritto significherebbe predicare un diritto di proprietà sul figlio perché, se Tizio e Caia sono titolari di un diritto alla genitorialità, vuol dire che questo diritto è una pretesa giuridicamente tutelata. A sua volta la pretesa sul figlio non può che significare dominio su di esso, esperibile fin dal suo concepimento, ossia volontà non contestabile di averlo. Ma non si può pretendere di avere un figlio, ma solo di nutrire un nobile desiderio di averlo.
Il secondo aspetto peculiare di questo documento è ciò che non c’è scritto. Tutto il focus è centrato sui genitori, nemmeno una riga per il bambino. È il soggetto principale del documento, eppure è assente. Un attore protagonista non riconosciuto nel suo ruolo. In realtà questo secondo aspetto discende logicamente dal primo. Se il diritto al figlio presuppone che quest’ultimo sia una cosa su cui predicare un diritto di proprietà, va da sé che alle cose non si debba dare risalto. Lui è solo un oggetto della soddisfazione degli adulti, un prodotto che deve uscire dalla catena di montaggio della fecondazione artificiale senza alcun difetto, pena lo scarto.
Il terzo aspetto amaramente interessante riguarda l’equità: tutti dovrebbero aver accesso alle soluzioni per ovviare all’infertilità, soprattutto alla fecondazione artificiale. Da una parte questa parolina è come il prezzemolo, perché presente in moltissime pagine delle linee guida. Su altro fronte, però, il suo vero significato si nasconde in una nota a piè di pagina. Perché, si sa, il diavolo si nasconde nei dettagli. In una nota l’OMS chiede ai Paesi di far accedere omosessuali e transessuali alla fecondazione artificiale. Infatti, possiamo leggere: «Data la necessità di fare riferimento alle caratteristiche sessuali biologiche in ambito clinico, questa linea guida utilizza termini come maschio e femmina (nelle sue raccomandazioni) e uomini e donne (nel testo che sintetizza la ricerca) per indicare il sesso biologico assegnato alla nascita, e utilizza il termine "coppie" per riferirsi alle relazioni eterosessuali. Tuttavia, un'ampia varietà di persone, inclusi individui single o che vivono relazioni omosessuali o di genere diverso, potrebbe aver bisogno di servizi per soddisfare le proprie preferenze in materia di fertilità. Chi si occupa di assistenza per la fertilità dovrebbe considerare le esigenze di tutti gli individui e fornire loro pari assistenza».
Ora, appare evidente che per «soddisfare le proprie preferenze in materia di fertilità» le coppie gay non possano che passare dalla fecondazione extracorporea. L’accesso a single, coppie omosex e transessuali alla fecondazione artificiale comprova che la genitorialità è intesa come diritto fondamentale e quindi predicabile da chiunque e che il figlio è reificato, ossia cosificato. Infatti, per l’OMS, poco importa che il bambino verrà educato in un ambiente senza un padre o senza una madre. L’obiettivo da centrare è un altro: dare un bambino a chi lo desidera. L’OMS va dunque a ratificare, seppur in ritardo, la prassi giuridica già vigente in molti Paesi che permette a queste categorie di persone di avere un bambino in provetta. Storture delle leggi nate dalle storture della cultura.

