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il caso canepa

Vaccino, i nodi al pettine: allarmi inascoltati degli scienziati

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La Procura che indaga sulla morte di Camilla Canepa prende in considerazione un allarme inascoltato di due scienziati sui rischi del vaccino Astrazeneca che vennero criticati. Ma questo metodo deve valere anche per tutti gli altri appelli di scienziati ignorati sui vaccini a mRna. 

Attualità 26_03_2024

Secondo la Procura di Genova che indaga sulla morte di Camilla Canepa, è un elemento utile a dimostrare che il vaccino AstraZeneca somministrato ai diciottenni doveva essere vietato molto prima di quanto è effettivamente accaduto. Si tratta di una segnalazione medica effettuata da due esperti, l’immunologa Anna Rubartelli e Enrico Haupt, primario dell’ospedale di Lavagna. Entrambi liguri, avevano fornito una cura tempestiva per affrontare la Vitt, la sindrome da trombosi cerebrale da piastrinopenia, che era stata scoperta pochi mesi prima dai ricercatori tedeschi e che ha portato alla morte la giovane di Lavagna. 

La soluzione per Camilla poteva essere a portata di mano, praticamente in casa, ma per stessa ammissione dei due ricercatori nessuno li prese in considerazione: “Abbiamo provato in tutti i modi, anche scrivendo al direttore di Aifa Nicola Magrini e interloquendo con una componente del Cts (il comitato tecnico scientifico, che allora dettava legge come autorità a stretto contatto col ministro Speranza ndr.)”. Risultato? “Le nostre segnalazioni, supportate da dati e autorevoli pubblicazioni scientifiche, non sono state prese in considerazione”.  

Secondo quanto riferisce l’edizione genovese di Repubblica, Rubartelli e Haupt prepararono un “percorso diagnostico terapeutico assistenziale” per permettere a 118 e pronto soccorso di non farsi cogliere impreparati in caso di emergenza. Il documento era stato realizzato dopo che la Società Italiana per lo studio dell’emostasi e della trombosi (Siset) aveva già recepito le evidenze che arrivano dalla Germania, in particolare dallo studio del dottor Andreas Greinacher dell’Università tedesca di Grefswald con uno studio pubblicato il 9 aprile 2021 sul The New England journal of medicine nel quale si scopriva la Vitt indotta da vaccino. I due spedirono il protocollo ad Alisa (il sistema sanitario della Regione Liguria), ma rimase nei cassetti fino al 27 maggio 2021, quando viene diffuso negli ospedali di tutta la Regione. Troppo tardi forse per essere recepito da tutti i professionisti: Camilla Canepa entrerà in ospedale il 3 giugno seguente e il 10 di quello stesso mese morì.  

Nel frattempo, il 12 maggio, il Cts aveva dato il via libera per la somministrazione di Astrazeneca negli Open day vaccinali organizzati proprio per intercettare la popolazione più giovane da sottoporre a vaccinazione.  

Ora, i due professionisti, che sono stati ascoltati in Procura nell’ambito dell’inchiesta sul decesso di Camilla, dicono: “Ci chiediamo perché il nostro protocollo sul trattamento della Vitt sia rimasto nel cassetto in Alisa per così tanto tempo”. E la stessa domanda se la stanno facendo ora i pm Stefano Puppo e Francesca Rombolà, titolari del fascicolo che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di 4 medici per omicidio colposo.  

C’è però un passaggio che fa capire quale fu il trattamento riservato a Rubartelli: il suo appello a sospendere il vaccino con Astrazeneca ricevette feroci critiche dal presidente dell’Ordine Alessandro Bonsignore. Non c’è da stupirsi, infatti. A quell’epoca, qualunque segnalazione di medici, scienziati, ricercatori andasse nella direzione del rischio nell’utilizzo dei vaccini era pesantemente criticata e osteggiata da un sistema che, dal Ministero della Salute in giù, era arroccato strenuamente nella difesa incondizionata di tutti i vaccini, non solo di quello AstraZeneca che poi fu sospeso, ma solo nell’estate del 2021.  

É significativo, dunque, che oggi la Procura di Genova, ritenga meritevole di essere preso in considerazione quell’appello, frutto di una ricerca scientifica rigorosa, utilizzandolo in chiave preventiva. Se infatti si fosse dato ascolto ai due medici, secondo la tesi degli inquirenti, probabilmente Camilla si sarebbe potuta salvare.  

Repubblica sta bene attenta a collocare la ricerca dei due scienziati agli antipodi di “qualsiasi no vax”. Ma il punto è proprio questo: all’epoca mettere in luce tutte le evidenze critiche dei vaccini in ordine a reazioni avverse era tacciato seduta stante come no vax.  

E con questo bollino di “infamia” sono state classificate anche molte altre segnalazioni dello stesso tenore, non solo per il vaccino inglese, ma anche per gli altri due vaccini a mRna di Pfizer e Moderna. 

Infatti, il rischio che sia più facile processare il vaccino Astrazeneca, perché in fondo è il vaccino che è uscito di scena per primo dalla campagna vaccinale, è più concreto. Si butta la croce addosso a quel vaccino, ma si tace sugli altri, dato che c’erano già evidenze che emergevano, in particolare in ordine all’aumentato rischio di peri-miocarditi.  

Anche la Cmsi (Commissione medica scientifica indipendente) guidata dal dottor Alberto Donzelli, nel corso della campagna vaccinale ha cercato in tutti i modi di avvertire le istituzioni sanitarie e i politici sui rischi dei vaccini a mRna, ma anche per loro il risultato era stato lo stesso dei ricercatori liguri: ignorati.  

E anche per tutti quegli avvocati, come Renate Holzeisen, che presentarono appelli alla Commissione Affari Costituzionali del Senato per evidenziare le violazioni alla Carta nella campagna vaccinale di massa, proprio per i rischi aumentati che stava producendo. E che dire degli appelli, da vera e propria Cassandra della scienza, del professor Luc Montaigner, che per primo evidenziò l’intrinseca pericolosità dei preparati a mRna e venne trattato come un povero anziano, proprio nei mesi precedenti la sua morte?  

Eppure, se si accetta in fase di indagine di prendere in considerazione le segnalazioni di un gruppo di medici, come sta accadendo per il caso di Camilla Canepa, per quale ragione non si sono presi in considerazione anche i numerosi altri appelli che via via venivano prodotti dal mondo scientifico e giuridico per portare avanti le tante cause ferme o già archiviate che riguardano migliaia di deceduti a seguito della vaccinazione con Pfizer o Moderna?  

La sensazione è che con la causa di Camilla Canepa si stiano toccando i nervi scoperti della campagna vaccinale: stanno emergendo nella loro evidenza tragica, infatti, tutte le problematiche che erano già emerse allora, ma non vennero tenute in considerazione più per motivi politici che scientifici. E di questo, qualcuno dovrà risponderne.  



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