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LA DENUNCIA

Utero in affitto, a Bergamo i pro-family si piegano alla politica

Davanti al candidato sindaco di Bergamo, 5Stelle, che si vanta di avere comprato una bambina attraverso un utero in affitto, e di avere perciò commesso un atto che in Italia sarebbe reato, tutti tacciono: la Chiesa, le associazioni, i partiti. Ma purtroppo anche il Comitato Difendiamo i Nostri Figli ha cancellato un evento pubblico sul tema per non "disturbare" la campagna del candidato leghista.

Vita e bioetica 16_05_2019
Nicholas Anesa, candidato 5 Stelle a sindaco di Bergamo

Caro direttore,

c’è una città italiana che si avvicina alle prossime elezioni con un candidato sindaco che ha commesso un atto che in Italia è considerato reato. Lui è Nicholas Anesa, gestore di un locale insieme al suo convivente, il suo partito è il Movimento 5 Stelle, la città è Bergamo, la mia città, e il reato è l’utero in affitto.

A darne notizia è stato Anesa stesso a febbraio in un’intervista al Corriere della Sera: «A quanto ne so, a Bergamo siamo l’unica coppia omosessuale di uomini ad avere una bambina. Lei sta crescendo con noi nel locale, le persone conoscono la nostra storia, non abbiamo alcun problema, anzi. […] Io spero di portare un esempio, siamo una realtà e non c’è più niente di cui aver paura».

Di fronte a queste parole avevo osservato in un articolo come i due giornalisti che firmavano l’intervista non avessero ritenuto di dover chiedere dove fosse la mamma di questa bambina, dal momento che evidentemente due uomini non possono “avere” una figlia. Ho scoperto poi che l’indifferenza dei due colleghi era solo l’inizio di una serie di silenzi. In quell’articolo ipotizzavo, mettendo insieme una serie di indizi, che la piccola potesse essere nata tramite la barbara pratica dell’utero in affitto – che rende i bambini oggetti e le mamme schiave – e poco dopo il diretto interessato, sempre al Corriere, ha ammesso tutto:

«Bastava che mi chiamassero, gli avrei spiegato come sono andate le cose. C’è una mamma donatrice e c’è una mamma portatrice. Così è previsto dalle norme. Le donne sono sempre due in questi casi e noi siamo in contatto con entrambe, sono americane. La nostra bambina ha le fotografie delle mamme nella sua camerettaSentiamo spesso soprattutto la mamma portatrice, che ha mandato anche il regalo di compleanno alla bambina. Noi le abbiamo inviato dei fiori per la festa della mamma. Non c’è alcun segreto, il gesto di queste donne è di profondo amore nei confronti della vita. Spero che la mia candidatura serva anche a diffondere questo messaggio».

Ha detto veramente «la nostra bambina ha le fotografie delle mamme nella sua cameretta»; come se delle fotografie potessero fungere da surrogato… della mamma. Ma la persona che conosciamo ancor prima di venire al mondo, quella dentro alla quale nasciamo e ci muoviamo, quella di cui per prima ascoltiamo la voce, quella dentro alla quale ci culliamo, quella che ci ha nutrito, quella che in lacrime tutti abbiamo chiamato quando soffrivamo o avevamo paura è sostituibile con una foto? È normale far crescere una bambina senza mamma per contratto? Come è possibile che una persona che si rende responsabile di una pratica del genere possa candidarsi tranquillamente a sindaco senza che nessuno dica una parola? 

Questo è quello che non accetto: il silenzio della mia città. Nessuna parola è venuta dalla Chiesa di Bergamo. Nessun sacerdote si è sentito in dovere di dire qualcosa di fronte a questo crimine che grida vendetta al cospetto di Dio. Nessun movimento o associazione cattolica delle tante presenti sul territorio ha parlato. Nessuna parola è arrivata dal quotidiano cittadino L’Eco di Bergamo, e dire che un candidato sindaco in città che ha comprato una bambina tramite utero in affitto non capita tutti i giorni: colleghi, non è forse una notizia?

Non hanno detto nulla nemmeno le femministe, che pure in molte città hanno fatto sentire in modo vigoroso la propria voce di fronte a una pratica che svilisce e schiavizza le donne a rischio della loro stessa vita (sia la “madre donatrice” che la “madre portatrice” vengono sottoposte a trattamenti medici che in alcuni casi si sono rivelati letali); a Bergamo non sono pervenute.

Silenzio dalla politica. Nessuno ha osato proferire parola. Innanzitutto i Cinque Stelle e il loro culto della legalità. Ma come, un candidato ammette candidamente di aver commesso un atto che in Italia è considerato reato e non dite nulla? Certo, non è imputato e nemmeno indagato, ma lui stesso ha riconosciuto di aver commesso quello che è ritenuto un reato non solo in Italia ma in ben 178 dei 196 paesi del mondo (l’utero in affitto è legale soltanto in 18 paesi in tutto il mondo). Non era Di Maio che aveva detto, riferendosi a questa pratica, che «il supermarket dei bambini va chiuso perché è un business»?

Silenzio totale dal Pd. Giorgio Gori, sindaco uscente e di nuovo in corsa, si comporta come se tutto fosse normale. Si preoccupa di chiedere chi abbia dato l’ordine di rimuovere lo striscione anti Salvini a Brembate (Bg), ma non di una bambina che è stata comprata in California e a cui è stata strappata la mamma. Anzi, pare che il Pd sia stato così altruista da correre in soccorso di Anesa per le firme necessarie per presentarsi alle elezioni.

Silenzio dalla Lega. Giacomo Stucchi, candidato alla poltrona di primo cittadino, esattamente come Gori ostenta normalità. Pur sollecitato e pur avendo davanti l’esempio di Salvini che non perde occasione per ribadire la sua contrarietà all’utero in affitto, non ha detto nulla su questa vicenda. Dagli ambienti a lui vicini ci dicono che «è meglio non dare visibilità ad uno che non verrà mai eletto», ma un candidato sindaco del secondo partito in Italia non è forse già più che visibile di suo? 
Qui non si tratta di dare o meno visibilità a una persona, ma di misurare la stoffa umana di un politico. E se un tuo avversario in campagna elettorale ha commesso un atto che in Italia sarebbe reato e tu non lo denunci, manchi nei confronti dei cittadini che vorresti governare perché manchi di senso di giustizia.

Di fronte a questo silenzio era maturata l’idea, insieme ad alcuni amici del Comitato Difendiamo i Nostri Figli (Cdnf) di Bergamo, di parlare pubblicamente di questo episodio venerdì 17 maggio all’interno di una conferenza in cui si sarebbe affrontato anche il tema del gender propinato ai piccolissimi tramite il Festival Orlando. Io avrei dovuto parlare del caso Anesa e dell’utero in affitto; Elena Pisani, di Generazione Famiglia, avrebbe dovuto parlare del Festival Orlando, poi ci sarebbe stato l’intervento di Massimo Gandolfini.  Finalmente qualcuno aveva il coraggio di rompere il muro di silenzio. Ma le cose non sono andate come previsto, perché l’opportunismo politico ha fatto capolino.

Dopo che la locandina era già stata diffusa è arrivata la marcia indietro proprio del Cdnf di Bergamo e il mio intervento, insieme a quello di Elena Pisani, è stato depennato. La ragione? Ambienti vicino a Stucchi e alla sua lista Bergamo Ideale - così ci è stato comunicato - avrebbero richiesto al Comitato questa cancellazione perché «non è opportuno parlare direttamente del candidato Cinque Stelle a questo punto della campagna elettorale», «parlarne potrebbe far perdere voti alla Lega e favorire Gori», «potrebbero scoppiare polemiche indesiderate» che «potrebbero diventare un boomerang».

Affermazioni del tutto opinabili, dal momento che all’ultima tornata elettorale Salvini ha fatto il pieno di voti dopo un intervento applauditissimo in piazza Duomo in cui ha parlato ampiamente di famiglia e ribadito che un bambino ha diritto ad un papà e una mamma. Ma se la richiesta posso arrivare a comprenderla – certamente non a condividerla – quello che non comprendo è perché il Cdnf di Bergamo abbia acconsentito.

Se ci facciamo censurare da un candidato sindaco, per giunta uno che dovrebbe “esserci amico”, che cosa possiamo in tutta franchezza sperare che accada se venisse eletto? E poi, le associazioni e i movimenti non esistono apposta per spingersi là dove la politica non può per sua natura arrivare? Credo che piegarsi alle strategie politiche sia la peggiore strategia, soprattutto se ci vien chiesto di tacere la verità. Per quanto pochi possiamo essere, siamo chiamati a custodire quel seme che il mondo cerca testardamente di estirpare e a testimoniare pubblicamente.
Di fronte a un fatto così enorme come un candidato sindaco che compra una bambina tramite utero in affitto, di fronte al silenzio indifferente di una città intera, chi può dare voce a quella bambina, se non noi? Chi può denunciare questa ingiustizia?  Se non abbiamo un moto di ribellione di fronte a questo quando ci accade in casa, per cosa mai ci alzeremo in piedi?

Ho provato a contattare tante persone in queste ore, sia della Lega che del Cdnf, sia a livello locale che nazionale, per fare in modo che si tornasse indietro. E pur avendo trovato comprensione e condivisione da parte di molti coraggiosi testimoni, la decisione è rimasta immutata. Allora non mi è rimasto che percorrere questa strada, quella di scrivere e spiegare perché venerdì non parlerò alla conferenza come previsto. Una scelta certamente amara e impopolare, ma l’unica che mi fa rimanere fedele a me stessa. Quella che stiamo combattendo è molto più che una battaglia politica, è una battaglia tra libertà e tirannia; abbiamo di fronte delle anime immortali quindi la nostra prospettiva non può essere meno che eterna, ciascuno decida da che parte stare.

Raffaella Frullone

P.S.: Ieri finalmente qualcuno ha parlato. Su Facebook Filippo Bianchi, candidato al comune di Bergamo con la Lista Lega Salvini Lombardia - che pure sostiene Stucchi insieme a Fratelli d’Italia, Forza Italia e la lista Stucchi stessa - ha scritto: «Come può il candidato sindaco Anesa, che ha commissionato la produzione di una bambina in California tramite l'abominevole pratica denominata "utero in affitto", minimamente pensare di rappresentare Bergamo? Ci aspettiamo un segnale forte di resistenza all'incessante e vorticoso processo di degradazione morale innescato negli ultimi anni a Bergamo». Ce lo aspettiamo anche noi! E supporteremo chi sinceramente e pubblicamente si schiera dalla parte del bene.