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LO SCANDALO

Umanitarismo criminale. Ricatti e abusi di Ong e Onu

Oltre quaranta organizzazioni umanitarie sono accusate di aver abusato delle loro posizioni mentre erano nei campi profughi dell’Africa occidentale. Abusi nel vero senso della parola: rapporti sessuali con bambini, minorenni e madri di famiglia in cambio di cibo, acqua e ogni sorta di aiuto. 

Esteri 30_05_2018
Scandalo Oxfam ad Haiti

Oltre quaranta organizzazioni umanitarie sono accusate di aver abusato delle loro posizioni mentre erano nei campi profughi dell’Africa occidentale. Abusi nel vero senso della parola: rapporti sessuali con bambini, minorenni e madri di famiglia in cambio di cibo, acqua e ogni sorta di aiuto. 

Un'inchiesta della BBC, qualche mese fa, aveva fatto già emergere lo scandalo delle agenzie Onu in Siria: Unfpa e Unchr avevano coperto per sette anni gli abusi dei loro operatori ai danni di migliaia di donne siriane. Adesso la vergogna investe e colora una nuova area del mondo ed è il Times inglese ad ottenere una copia del rapporto di 84 pagine prodotto da gruppi di ricerca che lavorano nei campi profughi dell’Africa occidentale per l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) e Save the Children nel 2001. Le pagine che scottano saltano fuori solo ora, dopo decenni di abusi che hanno mortificato donne e bambini nei campi, in particolare, della Guinea, Sierra Leone e Liberia.

Tra le organizzazioni umanitarie nominate c’erano sia enti locali, che ben quindici gruppi internazionali e di fama mondiale. Tra questi proprio l’UNHCR - agenzia delle Nazioni Unite specializzata nella gestione dei rifugiati -, Save The Children e Merlin - Medical Emergency Relief International -, le più famose Ong del pianeta, da sempre paladine di giustizia, verità e generosità. Ma c’erano anche Medici senza Frontiere, Care International, il Comitato internazionale di soccorso, la Federazione internazionale delle società della Croce Rossa e il Consiglio norvegese per i rifugiati.

L'indagine aveva avuto il suo ‘la’ quando a febbraio, sempre il Times, aveva scoperchiato il vaso di Pandora e smascherato il giro di prostituzione messo su da quelli dell’Oxfam ad Haiti dopo il terremoto del 2010. L’Oxfam, la famosissima (e ricchissima) ong britannica aveva insabbiato le responsabilità dei suoi operatori, anche a livello dirigenziale, i quali si erano presi cura dei terremotati sfruttandoli e abusandone e coinvolgendo anche ragazzine.

Christine Lipohar, co-autrice del rapporto, oggi ammette, «ricordo di aver provato un forte senso di vergogna per il fatto che lo staff umanitario fosse implicato in questo modo, e visto che ero un "membro" di quello stesso gruppo di persone». I ricercatori hanno così scoperto che gli operatori umanitari sono tra i principali sfruttatori, anche sessuali, di chi si trova in una condizione di debolezza.  

Cibo, petrolio, accesso all'istruzione e teli per i rifugi venivano scambiati con prestazioni sessuali. Intere famiglie erano ormai convinte che l’unica via di uscita da quella miseria, o anche solo dalla sopravvivenza, fosse rinunciare alle loro bambine e lasciarle nelle mani di quei “benefattori”. «Se la tua famiglia non ha una ragazza, la tua famiglia è in crisi», confesserà tra le lacrime una donna in Sierra Leone.  

Per sei settimane, tra ottobre e novembre 2001, una squadra di ricercatori visitò i campi profughi dell’Africa occidentale per esaminare le prime segnalazioni che arrivavano circa lo sfruttamento sessuale. Le indagini, direttamente nei campi, coinvolsero da vicino tutte le vittime, i bambini, le ragazzine, le donne ed anche gli attivisti delle varie Ong. «Per lo più ascoltavamo, in silenzio, e rimanevamo inorriditi ad ogni parola che sentivamo», dirà ancora la Lipohar. «Siamo rimasti veramente scioccati già dopo la prima valutazione in Liberia», ricorda. «Poi, quando arrivammo in Guinea e iniziammo ad ascoltare più o meno le stesse cose, fu ancora più devastante, oltre la vergogna non ricordo altro».

Infatti, le donne in un campo in Guinea avevano riferito, per esempio, molto schiettamente alla squadra inviata per indagare, «qua nessuno può ottenere la miscela di soia di mais [l’alimento considerato di base] senza fare sesso prima. Ci dicono “un chilo per il sesso”». E le prestazioni sessuali erano “richieste” non solo per qualcosa da mettere sotto i denti, ma anche per l'accesso a corsi di educazione, libri di testo, matite, sapone, scarpe. A volte alle ragazze veniva dato anche del denaro: l'equivalente di 11 centesimi.

Era il 2002 quando il rapporto veniva ultimato e redatto, eppure mai pubblicato. Troppo pericoloso, troppi danni per un settore che vive di donazioni pubbliche. Ed è,per giunta, considerato l’archetipo del bene. Nel frattempo, per anni, se quel che era stato messo nero su bianco marciva su qualche scrivania, gli abusi continuavano e continuavano, ancora. Ma il consueto codice di silenzio tra gli operatori umanitari che non denunciavano aggressioni o sfruttamento sessuale da parte dei colleghi - denunciato anche nel rapporto-, è imploso rivelandosi un boomerang.  

A febbraio 2002 iniziò a trapelare qualcosa sulla stampa, una spolverata di indignazione invase l’aria per qualche giorno. Vennero istituite task force, la questione fu discussa anche all’Assemblea generale delle Nazioni Unite e le ong elaborarono anche nuovi codici di condotta, eppure, allo stesso tempo, Ruud Lubbers, a capo dell'UNHCR, mise in discussione l’intero rapporto, dalla prima all’ultima riga. Addirittura Asmita Naik, un altro degli autori del rapporto, ha dichiarato che Lubbers «condusse una campagna molto aggressiva contro il rapporto». Proprio quel Lubbers, che si è dimesso nel 2005 tra accuse di molestie sessuali, e che chiese poi all'OIOS (Office of Internal Oversight Services) dell'ONU di condurre un'indagine separata, dopo aver denunciato che lo scandalo fosse, in sintesi, una fake news, perché niente era mai stato confermato.

Intanto le indagini vanno avanti. Il che vuol dire che nuovi scandali starebbero per saltar fuori, anche se le ong avanzano ancora scuse. E dei primi sessantasette indagati, meno di dieci sono stati licenziati e nessuno processato. Nove agenzie non governative hanno reso noto di aver preso sul serio le segnalazioni, ma di non essere in grado di rintracciare i sospettati. Addirittura un’agenzia ha improvvisamente chiuso i battenti risultando non più rintracciabile in nessun modo. Una situazione a dir poco paradossale.