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Sentenza storica

USA, la Corte Suprema: gli Stati possono bloccare i fondi all’aborto

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Con 6 voti favorevoli e 3 contrari, la Corte Suprema statunitense ha stabilito che gli Stati hanno il diritto di escludere le aziende abortiste come Planned Parenthood dai finanziamenti pubblici legati al programma Medicaid. Una sentenza che segna un ritorno al buonsenso.

Attualità 28_06_2025

Il 26 giugno scorso una storica sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti ha stabilito, con 6 voti favorevoli e 3 contrari, che lo Stato della Carolina del Sud ha il diritto di non finanziare la Planned Parenthood, la più grande multinazionale abortista al mondo. Nella sentenza, redatta dal giudice Neil Gorsuch, la Corte Suprema ha affermato che le norme che regolano Medicaid – il programma federale che provvede a dare assistenza medica alle persone con reddito basso – non danno ai singoli individui il diritto di intentare cause contro gli Stati e dunque di contestare le scelte politiche e amministrative di uno Stato che può destinare legittimamente i fondi Medicaid all'assistenza sanitaria, anziché a enti che esistono principalmente per eseguire aborti, come appunto Planned Parenthood.

Dal 2018 la Carolina del Sud, Stato a guida repubblicana e con un’ampia maggioranza pro vita, ha cercato di escludere Planned Parenthood dal suo programma Medicaid perché uccide bambini con l’aborto. Perciò, il governatore repubblicano Henry McMaster ha emesso da allora diversi ordini esecutivi che impediscono all'organizzazione pro aborto di ricevere rimborsi per servizi non abortivi come screening per il cancro, test per le malattie sessualmente trasmissibili, contraccezione, sostenendo che tali finanziamenti siano usati in realtà per sostenere l’attività abortiva. La sentenza afferma proprio il diritto di simili scelte politiche dello Stato della Carolina del Sud e, nei fatti, riconosce questo stesso diritto a ciascun altro Stato federato.

In questo senso, si capisce l’entusiasmo con cui moltissimi leader e associazioni pro vita degli USA hanno accolto la sentenza della Corte Suprema. La direttrice degli affari legali dell'organizzazione Susan B. Anthony e consulente politica di Pro-Life America, Katie Glenn Daniel, ha elogiato la sentenza dicendo che la «Corte non solo salva innumerevoli bambini non ancora nati da una morte violenta e le loro madri da cure pericolosamente scadenti, ma protegge anche lo stesso Medicaid da migliaia di cause legali da parte di fornitori sanitari non qualificati… Planned Parenthood è stata giustamente squalificata. Le aziende multimiliardarie che operano nel settore dell'aborto non hanno diritto a un'incessante elargizione di denaro che costringe i contribuenti a finanziare la causa di morte numero uno in America: l'aborto».

Come ha affermato John Bursch, consulente legale dell'Alliance Defending Freedom (ADF), intervenuto davanti alla corte: «Gli Stati dovrebbero essere liberi di finanziare un'assistenza sanitaria reale e completa ed escludere organizzazioni come Planned Parenthood che traggono profitto dall'aborto e distribuiscono pericolosi farmaci per la transizione di genere ai minori (…). La Corte Suprema ha giustamente ripristinato il diritto degli Stati, come la Carolina del Sud, di amministrare risorse pubbliche limitate per servire al meglio i propri cittadini».

In precedenza, i tribunali di grado inferiore, tra cui la Corte d'Appello del Quarto Circuito degli Stati Uniti, si erano pronunciati a favore di Planned Parenthood, citando una disposizione federale del Medicaid che garantisce ai pazienti il diritto di scegliere il proprio fornitore di servizi alla salute. La decisione del Quarto Circuito, del marzo 2025, aveva sottolineato che la decisione della Carolina del Sud violava questa regola, dando ragione al team legale di Planned Parenthood. Mentre i giudici conservatori (John Roberts, Brett Kavanaugh, Amy Coney Barrett, Clarence Thomas, Neil Gorsuch e Samuel Alito), seppur con sfumature e punti di vista diversi, hanno sostenuto la legittimità della decisione della Carolina del Sud, i loro colleghi “progressisti” (Sonia Sotomayor, Elena Kagan e Ketanji Brown Jackson) hanno difeso il diritto dei pazienti di fare causa e l’illegittimità di impedire i finanziamenti a Planned Parenthood.

La sentenza favorevole alla Carolina del Sud potrebbe ora incoraggiare altri Stati a tagliare i fondi a Planned Parenthood, non includendo più le aziende abortiste tra quelle finanziate con soldi pubblici. La decisione giunge a un mese da quando il Congresso degli Stati Uniti ha approvato una misura di bilancio che impedisce per dieci anni tutti i pagamenti federali ai gruppi non-profit che praticano l'aborto e che hanno ricevuto più di un milione di dollari di finanziamenti federali nel 2024. Il voto del Senato sulla misura, sostenuta dal presidente Donald Trump, potrebbe avvenire nei prossimi giorni. Il 16 giugno scorso la Commissione Finanze del Senato ha pubblicato le sue raccomandazioni per ridurre sprechi, frodi e abusi, tra le quali quella di porre fine al finanziamento forzato dei contribuenti all'industria dell'aborto. La sola Planned Parenthood riceve quasi 800 milioni di dollari all’anno, più di due milioni di dollari al giorno.

Siamo vicini ad una svolta copernicana – segnata dalla Corte Suprema e che potrebbe essere confermata e ampliata dal Congresso – rispetto alle decisioni e alle pratiche promosse dall’amministrazione Biden. Un ritorno al buonsenso e alla tutela della dignità reale e concreta di ogni essere umano. Un segno di coraggio oggi impensabile per molti politici europei, preoccupati dalle polemiche giornalistiche più che dal dovere cristiano e dal giudizio divino.



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