Trump, nell'incontro con Xi, non si è dimenticato di Jimmy Lai
Incontrandosi con Xi Jinping, nel vertice di Busan, Corea del Sud, il presidente Usa Donald Trump non ha parlato solo di commercio. Ha anche chiesto la liberazione di Jimmy Lai, l’imprenditore ed editore cattolico di Hong Kong in carcere dal 2020.
Incontrandosi con Xi Jinping, nel vertice di Busan, in Corea del Sud, il presidente americano Donald Trump non ha parlato solo di commercio. Ha anche chiesto la liberazione di Jimmy Lai, l’imprenditore ed editore cattolico di Hong Kong, in carcere dal 2020 sulla base della nuova Legge sulla Sicurezza nazionale imposta dalla Cina. Jimmy Lai, fondatore del quotidiano Apple Daily, chiuso con la forza nel 2021, è diventato il simbolo della resistenza umana e spirituale di una comunità che non si arrende al totalitarismo di Pechino. Il colloquio è avvenuto a porte chiuse. Trump ha mantenuto il massimo della discrezione in merito, come sempre quando si tocca l’argomento spinoso del dissenso in Cina.
A dare la notizia è stato, ieri (31 ottobre) Owen Jensen, corrispondente del network cattolico Ewtn a Washington: «Un funzionario della Casa Bianca mi ha confermato che il presidente Donald Trump ha discusso di Jimmy Lai con il presidente Xi durante il loro incontro in Corea del Sud. Inoltre, il funzionario mi ha detto: “Come ha detto il presidente Trump, Jimmy Lai dovrebbe essere rilasciato e lui vuole che ciò avvenga”. La scorsa settimana, prima di partire per l'Asia, il presidente Trump mi aveva ribadito che avrebbe chiesto il rilascio di Lai».
Questa presa di posizione del presidente americano è coerente con il suo impegno passato e presente per la liberazione di Jimmy Lai. Lo aveva promesso durante la campagna elettorale, quando aveva affermato, in una intervista a Hugh Hewitt: «C'è un uomo di nome Jimmy Lai che è molto importante per i cattolici d'America, per i cattolici del mondo. È cattolico a Hong Kong ed è, sai, un grande editore, un miliardario. Xi lo tiene in prigione». «Pensa di poter parlare con Xi quando tornerà alla presidenza per far uscire Jimmy Lai dal paese?», aveva chiesto Hewitt. E Trump, deciso: «Al 100%!». Una volta rieletto, Trump aveva ribadito il suo impegno per Jimmy Lai: «Farò tutto il possibile per salvarlo. Il suo nome è già entrato nel novero delle priorità di cui stiamo parlando, e vedremo cosa possiamo fare».
Commentando la notizia, il figlio di Jimmy Lai, Sebastien, ha dichiarato: «Sono così incredibilmente grato che il presidente abbia discusso il caso di mio padre nel suo incontro con il presidente Xi. Conoscendo la reputazione del presidente Trump come “liberatore in capo”, prego che il suo continuo sostegno e impegno convincano il presidente Xi a liberare mio padre prima che sia troppo tardi».
Come Sebastien Lai aveva spiegato alla Nuova Bussola Quotidiana, sabato 25 ottobre, quando ha ritirato il premio Fatti per la Verità, «Liberare Jimmy Lai è ormai una questione umanitaria e spero che la pressione internazionale convinca le autorità cinesi a rilasciarlo, anche espellendolo da Hong Kong». Una questione umanitaria, perché una condanna all’ergastolo, come quella che rischia il padre, sarebbe l’equivalente di una condanna a morte: 78 anni a dicembre, diabetico, Jimmy Lai non viene curato in modo adeguato ed è sottoposto ad un regime carcerario duro, in isolamento.
Sebastien Lai guida la campagna per la liberazione del padre, ma non è solo. A chiedere la liberazione di Jimmy Lai non c’è solo il presidente americano, ma anche l'Onu. Cinque relatori speciali delle Nazioni Unite, nel loro rapporto, scrivono: «L’arresto, la detenzione e la serie di procedimenti penali di Jimmy Lai negli ultimi anni sembrano essere direttamente collegati alle sue critiche al governo cinese e al suo sostegno alla democrazia nella Regione Autonoma Speciale di Hong Kong». I governi di Regno Unito (Jimmy Lai ha la cittadinanza britannica), Canada, Australia e adesso anche l'Italia sono scesi in campo per la sua liberazione.
Il presidente degli Stati Uniti è comunque a capo della prima potenza del mondo ed è comprensibile che tutti guardino a lui come uomo chiave per la liberazione dell’editore cattolico di Hong Kong. Un gruppo bi-partisan di 38 senatori statunitensi, prima della partenza di Trump per il viaggio in Asia, ha sottoscritto una lettera in cui afferma: «Abbiamo profondo rispetto per la sua esplicita difesa del signor Lai. Lei comprende l’urgenza della sua situazione: un cattolico devoto, un amato marito, padre e nonno; e un ardente attivista per la libertà. Ora, dopo quasi cinque anni di isolamento, il processo di Lai ai sensi della legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong sta volgendo al termine, ma il tempo non è dalla sua parte: deve essere rilasciato immediatamente».
La pressione internazionale comporta dei rischi. All'indomani della lettera dei senatori americani, l’ufficio del ministero degli Esteri cinese a Hong Kong ha espresso “forte insoddisfazione e un’opposizione determinata” a quella che ha definito “l’interferenza” di membri del Congresso Usa in una questione interna della Cina. Ma anche delle opportunità. In un editoriale sul Wall Street Journal, William McGurn cita un precedente incoraggiante dei tempi dell’amministrazione Bush (padre): «Nell’atmosfera avvelenata dopo il massacro di piazza Tiananmen, le relazioni tra Stati Uniti e Cina erano compromesse e non c’era stato alcun modo di ripristinarle perché Fang Lizhi, fisico, dissidente, era rifugiato nell’ambasciata degli Stati Uniti a Pechino. L’ex presidente Richard Nixon scrisse una lettera a Deng Xiaoping chiedendo il rilascio di Fang (…) Finché Fang fosse rimasto a Pechino, sarebbe stato un ostacolo agli obiettivi diplomatici della Cina. Fang fu rilasciato poco dopo che Deng aveva ricevuto la lettera di Nixon».
Da questo punto di vista, Trump potrebbe ottenere anche la scarcerazione di Lai, presentandola come una via d’uscita da una situazione diplomatica molto imbarazzante in cui la Cina si è infilata.
Governo in campo per Jimmy Lai: «Al lavoro per la sua liberazione»
Il figlio dell'editore in carcere a Hong Kong ricevuto dall'inviato della Farnesina per la libertà religiosa che promette un impegno per la sua liberazione. Precedentemente l'incontro, anche questo favorito dalla Bussola, col Presidente della Camera, Fontana, che ha espresso tutto il suo appoggio.
Jimmy Lai, perché mobilitarsi per la sua liberazione
La testimonianza del figlio Sebastien alla Giornata della Bussola è un appello ai governi occidentali per fare pressione sulle autorità cinesi, ma è stata anche l'occasione per comprendere le radici della vera libertà, un tema che riguarda tutti.
- The HongKonger, il trailer (Sottotitolato in italiano)
Jimmy Lai, martire per la Verità
Imprenditore ed editore a Hong Kong, convertito al cattolicesimo diventa una spina nel fianco del regime comunista cinese. Da 5 anni è in prigione dove rischia di morire. A lui va il premio "Fatti per la Verità" che sarà consegnato durante la Giornata della Bussola il prossimo 25 ottobre a suo figlio Sebastien Lai.
- DOSSIER: Jimmy Lai, un cattolico contro il potere
Jimmy Lai, ultimo atto. L'editore cattolico dissidente rischia la morte
Arrestato nell’agosto del 2020, in carcere dal dicembre successivo, sotto processo dal 2023 per motivi puramente politici. Jimmy Lai, editore cattolico e anticomunista di Hong Kong, rischia di morire in carcere.
«Jimmy Lai, perseguitato dalla Cina, abbandonato dal Vaticano»
Mentre Hong Kong irrigidisce la legge sulla sicurezza nazionale, il famoso dissidente cattolico rischia di restare in galera a vita. Padre Robert Sirico ha partecipato a una udienza del suo processo: «Mi ha visto, l'ho benedetto e si è commosso». Un crocifisso disegnato in carcere è ora esposto all'Università Cattolica di Washington. La vicinanza del cardinale Zen e il silenzio di Roma e della Chiesa di Hong Kong.

