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Vittime di tratta

Trafficanti all’opera in Colombia e Zimbabwe

 

La promessa di un buon lavoro induce ogni anno decine di migliaia di persone in Africa, Asia e America Latina ad affidarsi a organizzazioni criminali che le riducono di fatto in schiavitù

Migrazioni 21_09_2020

 

La tratta di esseri umani è un fenomeno di vaste proporzioni. L’Italia è soltanto una delle tante destinazioni. Le organizzazioni criminali che gestiscono il traffico hanno diramazioni e “filiali” in tutti i continenti. Le vittime di tratta sono per lo più asiatiche, africane e sudamericane. Il modo per raggirarle è dappertutto lo stesso: la prospettiva di un buon lavoro, meglio ancora di un buon matrimonio. In Colombia, ad esempio, è stata da poco smantellata una organizzazione che adescava giovani donne e le portava in Cina dove le costringeva a prostituirsi. Le ragazze venivano intercettate sui social media con l’offerta di un lavoro ben pagato come modelle. Per convincerle i trafficanti organizzavano dei finti servizi fotografici in Bolivia. Arrivate in Cina, alle poverette venivano sequestrati passaporto e documenti. Scoprivano inoltre di essersi indebitate per l’ammontare di 14.000 dollari, somma che dovevano restituire prostituendosi. Dei sette trafficanti arrestati cinque sono donne. In Zimbabwe invece ci sono addirittura delle bacheche nelle strade della capitale Harare che pubblicizzano false offerte di lavoro in Medio Oriente, Nord Africa, Europa, Italia inclusa, come commesse, governanti, cameriere d’albergo e ristorante, cuoche. Anche in questo caso, all’arrivo le ragazze scoprono di essere state raggirate, vengono private dei documenti, avviate alla prostituzione oppure costrette a lavorare come schiave. L’African forum for Catholic Social Teaching, una associazione impegnata nell’assistenza alle vittime di tratta, cerca di mettere in guardia famiglie e giovani donne organizzando seminari in scuole e chiese, ma continuano a essere molte le persone che, allettate dalle promesse dei trafficanti, lasciano il paese fiduciose.