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L'INTERPRETAZIONE DI MAGNUM PRINCIPIUM

Traduzioni liturgiche, Muller in campo con Sarah

Il cardinale Mūller ha preso posizione in appoggio al cardinale Robert Sarah nella questione della traduzione dei testi liturgici, e del motu proprio Magnum Principium. "La liturgia unisce, non deve dividere e far scaturire contraddizioni”.

Ecclesia 12_11_2017

Il cardinale Gerhard Mūller in un’intervista al Neue Passauer Presse ha preso decisamente posizione in appoggio al cardinale Robert Sarah nella questione della traduzione dei testi liturgici, e del motu proprio Magnum Principium. Come è noto, il documento pontificio dava più ampi poteri alle Conferenze episcopali per quanto riguarda la traduzione dei testi liturgici. Il cardinale Robert Sarah ha cercato di interpretare il documento in maniera da garantire un maggio ruolo a Roma nell’approvazione dei testi tradotti localmente. Ma è stato corretto dal Pontefice regnante con una lettera che confermava la volontà di ridurre il controllo della Congregazione per il Culto Divino.

Nell’intervista è stato chiesto al cardinale Mūller: “Di recente c’è stato anche un conflitto del papa con il cardinale Robert Sarah prefetto della Congregazione per il culto divino. Diversamente da Sarah, Francesco lascia ai vescovi delle Conferenze episcopali più libertà nella traduzione dei testi liturgici. È un affronto al cardinale?”.

Mūller ha risposto: “Mi rammarico molto che per quanto riguarda la questione della traduzione esatta e fedele dei testi liturgici dalla lingua latina nel Rito Romano siano emerse tali frizioni. La liturgia unisce, non deve dividere e far scaturire contraddizioni. Per quanto riguarda il tradurre si deve prestare attenzione all’esattezza dei contenuti, alla fedeltà e a una reale corrispondenza nello spirito e nella cultura della lingua in cui si traduce, la  lingua di destinazione. L’autorità finale in caso di dubbi non può risiedere nelle Conferenze Episcopali perché questo vorrebbe dire distruggere l’unità della Chiesa cattolica e la comprensione della fede e della comunione e della preghiera”.

Il porporato ha aggiunto poi: “Qui non si può fare riferimento alle categorie politicizzanti del centralismo e della decentralizzazione. “La legge della fede è la legge della preghiera”. Abbiamo già vissuto di frequente il fatto che i traduttori dei testi biblici e liturgici a cui hanno fatto appello i vescovi abbiano indebolito e annacquato i testi col pretesto di una migliore comprensione”.

Sono stati chiesti degli esempi, e l’ex Prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede ha risposto: “Insegnamenti molto esigenti come quello dell’espiazione del peccato di Gesù sulla Croce, della nascita di Gesù da Maria Vergine, dell’incarnazione di Gesù, del dono della sua carne e del suo sangue sotto la forma di pane e vino e altre verità sono stati in alcuni Paesi iperrazionalizzati o ridotti a un appello etico e così si è spogliato il realismo purificante del cattolicesimo”.

L’intervistatore ha poi chiesto: “Benedetto XVI ha scritto che la liturgia con Sarah è in buone mani. Questo vuol dire che non c’è armonia fra Benedetto e Francesco?”.

Il cardinale ha fatto un elogio della spiritualità del porporato africano: “Sarah nella sua patria, la Guinea, a rischio della vita ha mostrato la sua fede di fronte a un regime comunista barbaro. Questa è una profonda precondizione spirituale, di non cercare nella liturgia un autoriflesso umano ma di condurre davvero un culto e un’adorazione esistenziali e spirituali di Dio e nell’unione con il Salvatore sofferente e martoriato sulla Croce e con il Signore risorto trovare il punto centrale di un’esistenza cristiana. È al di là della mia competenza esprimermi pubblicamente sui rapporti fra il Papa e Benedetto XVI”.

È interessante notare come questa critica esplicita alle interpretazioni più aperturiste del Magnum Principium, confermate dal Pontefice, giunga subito dopo un altro episodio che ha visto protagonista il cardinale tedesco. E cioè la polemica relativa all’introduzione da lui scritta al libro di Buttiglione su Amoris Laetitia. Una polemica a cui Mūller stesso ha posto fine con una dichiarazione inequivoca sulla non liceità per i divorziati risposati di accedere all’eucarestia.