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Storia di un'amicizia: Giovanni Paolo II e Teresa di Calcutta

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La piccola suora e il successore di Pietro: due giganti uniti dalla preghiera e dalla carità, in piena sintonia nella testimonianza della fede e nella difesa della vita sin dal grembo materno.

Ecclesia 05_09_2025

«Con la testimonianza della sua vita, Madre Teresa ricorda a tutti che la missione evangelizzatrice della Chiesa passa attraverso la carità, alimentata nella preghiera e nell’ascolto della parola di Dio. Emblematica di questo stile missionario è l’immagine che ritrae la nuova Beata mentre stringe, con una mano, quella di un bambino e, con l’altra, fa scorrere la corona del Rosario. Contemplazione e azione, evangelizzazione e promozione umana». Parole di san Giovanni Paolo II pronunciate durante la beatificazione di madre Teresa di Calcutta (Skopje, Macedonia, 26 agosto 1910 - Calcutta, India, 5 settembre 1997), canonizzata poi da papa Francesco il 4 settembre 2016, di cui oggi ricorre la memoria liturgica. Il pontefice polacco metteva in risalto quello che è stato il carattere principale della santa macedone (indiana “per adozione”): la carità. E fu proprio quest’ultima il nucleo centrale della loro amicizia. Un’amicizia che nacque nel viaggio apostolico in India (1 - 10 febbraio 1986) che il Papa volle intraprendere per essere vicino a un popolo immerso nella povertà e al contempo tanto desideroso di Cristo.

In quella occasione, san Giovanni Paolo II volle far visita al Nirmal Hriday, la casa per i poveri più poveri, per i lebbrosi ormai prossimi alla morte, che madre Teresa aveva fondato a Calcutta. Era il 3 febbraio 1986. Era la prima volta che i due colossi della carità si incontravano. «Nirmal Hriday attesta la profonda dignità di ogni essere umano. La cura amorevole che qui vediamo testimonia la certezza che il valore di un essere umano non è misurato con l’utilità dell’ingegno, con la salute o con l’infermità, con l’età, il credo o la razza. La nostra dignità umana ci viene da Dio nostro creatore, a cui immagine siamo stati creati. Nessuna privazione o sofferenza potrà mai rimuovere questa dignità, perché noi siamo sempre preziosi agli occhi del Signore», così si pronunciò il pontefice in quella famosa visita.

I due si erano compresi fin dal primo momento: sintonia ed armonia perfetta fra loro. La preghiera e la carità al centro. Ci sono tante immagini da quel momento in poi che testimoniano quest’amicizia che non era solamente quella fra una religiosa e il successore di Pietro al soglio pontificio. Era ben altro: un dialogo tra cuori, animi e sogni. Le immagini che conosciamo hanno fatto il giro del mondo: lui, alto, aitante e snello. Lei, minuta, curva su sé stessa, quasi a portare sempre sulle sue spalle ogni piccola sofferenza di qualche povero di Calcutta. L’uno di fronte all’altro. E in quella divergenza di altezza, comunque gli sguardi si incontravano: ognuno con il proprio carico di amore. Santa Teresa di Calcutta definì quel 3 febbraio 1986 come il giorno più bello della sua vita: il “suo” Papa, il Pontefice della Chiesa di Roma, aveva accolto il grido di tanti “invisibili”, di tanti poveri che la società (non solo quella di Calcutta) aveva messo al margine. E san Giovanni Paolo II rimase profondamente colpito – non nascondendo la sua emozione – da quel loro primo incontro, definendo la casa di Nirmal Hriday un «luogo che testimonia il primato dell’amore».

Dall’incontro del 1986 nacque un importante e inedito progetto: Il dono di Maria, la mensa per i poveri gestita dalle Missionarie della Carità, la congregazione nata per ispirazione di madre Teresa di Calcutta, proprio all’interno del Vaticano, collocata a pochi metri di distanza dal palazzo della Congregazione per la dottrina della fede. La benedizione della prima pietra avvenne il 17 giugno 1987. L’apertura il 20 maggio del 1988. Erano passati due anni dall’incontro a Calcutta. Santa Teresa di Calcutta con la sua congregazione religiosa, dunque, entrava nella “città” del Papa: un’idea, senza dubbio, all’epoca assai originale. Eppure la religiosa macedone era riuscita nel sogno di vedere aprire una casa di accoglienza nello Stato vaticano. Come fu possibile? A raccontare il “retroscena” è stato Joaquín Navarro-Valls, all’epoca direttore della Sala Stampa vaticana, che molti anni dopo, alla vigilia della canonizzazione di madre Teresa di Calcutta (4 settembre 2016) parlò del rapporto fra i due in un’intervista a Radio vaticana: «C’era questa unione straordinaria in queste due personalità enormi della nostra epoca, che erano così diverse una dall’altra per formazione, per storia, per biografia: erano completamente diverse! C’era una comunità di intenti e di intesa straordinaria, che era evidente quando si vedevano al di fuori dagli atti ufficiali». E sulla fondazione di questa casa di accoglienza aggiunse: «È venuto fuori durante una conversazione fra loro due in Vaticano…Quando poi il Papa ci ha riflettuto un po’ su, ha detto: “Si faccia! – Si può fare!”».

Incontri in Vaticano, personali e carichi di affetto e stima reciproca, dunque. Possiamo immaginare l’intensità e l’immensità di questi incontri: la religiosa davanti al pontefice a chiedere aiuto per la sua missione. Quelle mani giunte, rivolte al cielo, in segno di perenne preghiera, che si aprivano per stringere la mano del pontefice polacco e baciare l’anello di Pietro in segno di piena reverenza verso la Chiesa di Roma, in segno di profonda ammirazione e affetto verso l’amico fraterno. Così come accadde nel viaggio apostolico in Albania, quando ad accogliere Wojtyła nella breve sosta a Tirana (25 aprile 1993) ci fu proprio lei, santa Teresa di Calcutta.

Ma fra i tanti temi che legarono i due colossi della fede in un’amicizia che tanto ricorda quella tra san Francesco d’Assisi e santa Chiara, è importante ricordare quello della difesa della vita fin dal concepimento. Un impegno che sia il santo polacco che santa Teresa di Calcutta ribadirono in diverse occasioni. Ed è in questo contesto che è necessario ricordare una data importante per la biografia della santa religiosa: 17 ottobre 1979. Giovanni Paolo II era stato eletto circa un anno prima, il 16 ottobre 1978. Il discorso di madre Teresa al momento del conferimento del Nobel è nella memoria di tutti: «Il più grande distruttore della pace oggi è l’aborto». Giovanni Paolo II, sedici anni più tardi, nella sua Lettera enciclica Evangelium vitae (25 marzo 1995), scrisse parole altrettanto dure contro l’aborto: «L’accettazione dell'aborto nella mentalità, nel costume e nella stessa legge è segno eloquente di una pericolosissima crisi del senso morale, che diventa sempre più incapace di distinguere tra il bene e il male, persino quando è in gioco il diritto fondamentale alla vita».



LA STORIA

Le Missionarie della Carità, com’è nata la congregazione di Madre Teresa

05_09_2023 Antonio Tarallo

È il 10 settembre 1946 quando la santa, allora tra le Suore di Loreto, avverte «la chiamata nella chiamata» di servire Cristo nei più bisognosi. Il primo atto di una congregazione oggi presente nei cinque continenti.