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I PROFESSI DA TOMASI

Smom, no alla Ong: il Papa vuole resti ordine di religiosi

Le giornate romane dei professi dell'Ordine di Malta con il cardinale Silvano Maria Tomasi sono state proficue per una rassicurazione importante e per mettere la corrente tedesca del cancelliere Boeselager ai margini: Papa Francesco non vuole che lo Smom si laicizzi e diventi una sorta di Ong. Sfrattare i religiosi dal governo dell’Ordine, invece, significherebbe recidere quel legame speciale esistente con la Santa Sede visto che i professi sono sottoposti alle norme del diritto canonico. 

Ecclesia 25_06_2021

 

Il nuovo Delegato Speciale del Papa non ha cambiato la precedente linea della Santa Sede sul destino del Sovrano Ordine di Malta. Il cardinale Silvano Maria Tomasi lo ha dimostrato la scorsa settimana, incontrando i membri del primo ceto e rassicurandoli sulla volontà vaticana di mantenere il carattere religioso e la centralità dei professi nel governo dell’Ordine. È stato il successore di Becciu in persona a volere la due giorni che si è tenuta a Roma. Non c’è stata, infatti, soltanto la riunione ufficiale di martedì 8 giugno tenutasi nella Villa Magistrale all’Aventino.

I professi arrivati a Roma hanno avuto un faccia a faccia con Tomasi anche nel pomeriggio precedente, all’interno di una struttura d’accoglienza a pochi passi da piazza San Pietro dove si trovavano per un ritiro spirituale. In quest’occasione, il Delegato Speciale avrebbe ribadito ai membri del primo ceto l’intenzione del Pontefice di far sì che lo Smom rimanga un ordine religioso guidato da religiosi.

L’incontro, a cui hanno partecipato anche il Luogotenente di Gran Maestro Fra’ Marco Luzzago e fra' Ruy Gonçalo do Valle Peixoto de Villas Boas, non deve aver fatto impazzire di gioia la cosiddetta componente tedesca che fa riferimento al Gran Cancelliere dell'Ordine di Malta, Albrecht Boeselager.  Le giornate romane – fortemente volute da fra' Giovanni Scarabelli, cappellano di Gran Croce Conventuale - sono state particolarmente proficue per i cavalieri di giustizia che hanno incassato dal cardinale Tomasi una rassicurazione importante: Papa Francesco non vuole assolutamente che lo Smom diventi una sorta di Ong. Sfrattare i religiosi dal governo dell’Ordine, invece, significherebbe recidere quel legame speciale esistente con la Santa Sede visto che i professi sono sottoposti alle norme del diritto canonico.

Nella riunione di martedì a Villa Magistrale, il Delegato Speciale ha fatto il punto della situazione sull’aggiornamento della Carta Costituzionale. Nell’intervista rilasciata al sito dello Smom, Tomasi ha fatto capire che la Santa Sede ha idee diverse sulla riforma rispetto a quelle trapelate nella lettera (di protesta) del presidente dell’Associazione cilena dell’Ordine di Malta: va bene la modifica di alcuni requisiti nobiliari, ma il Gran Maestro continuerà ad essere eletto tra i professi. Il porporato veneto ha anche spiegato che «la formazione teologica e spirituale di tutti i membri dei tre ceti, così come la preparazione prima dell’ammissione ai diversi ceti dell’Ordine diventerà un punto essenziale come risultato della riforma».

Questo era un altro dei punti delle proposte di riforma contestati dal presidente dell’Associazione cilena al Delegato speciale per l’America Iberica: Mario Correa Bascuñán, infatti, condannava il ridimensionamento dell’aspetto teologico e spirituale per quanto riguarda la formazione dei membri dell’Ordine. Relativamente alla maggior coerenza tra voto di povertà e vita comunitaria richiesta ai cavalieri di giustizia, Tomasi ha sottolineato nell’intervista come tutti siano d’accordo nell’auspicare un impegno full time dei professi nelle attività dell’ordine melitense. Questo significa che ad essere d’accordo sono in primis i professi stessi con cui il cardinale ha avuto modo di confrontarsi positivamente il lunedì pomeriggio anche su questo aspetto. I membri del primo ceto hanno concluso la loro permanenza romana dal Papa in persona, durante la penultima Udienza generale nel cortile di San Damaso.

Francesco, quindi, sembra essere dalla loro parte nel voler impedire una ‘laicizzazione’ del governo dell’Ordine di Malta, coerentemente con quel “rinnovamento spirituale in spirito di fedeltà alla tradizione e con attenzione ai segni dei tempi ed ai bisogni del mondo, nella testimonianza della Fede e nel servizio ai poveri” richiesto nel 2017 a proposito della riforma del Codice.