Sandri: l'annuncio del Risorto fonda il ministero del papa
Nel quinto giorno dei novendiali il periodo di interregno in attesa del nuovo pontefice letto alla luce dell'esperienza pasquale, in cui trova senso il ministero petrino.

Quella del cardinale Leonardo Sandri nel quinto giorno dei novendiali è un'omelia che eleva il tono rispetto ad altre voci che in questi giorni sembrano più preoccupate di continuare processi e paradigmi che di annunciare Cristo risorto. Un'omelia che può aiutare ciascuno a meditare sul senso autentico del ministero petrino e a vivere questo tempo «come un evento di grazia e di discernimento spirituale», secondo l'invito dei cardinali che hanno chiesto di «essere sostenuti dalla preghiera di tutti i fedeli».
Non un mero intermezzo tra un papa e l'altro, ma un'altra esperienza della Pasqua, così che l'alleluia del tempo pasquale – da cui Sandri prende le mosse – non stride in una celebrazione di lutto per il pontefice defunto, anzi dà il tono alla sede vacante. Il cardinale evoca il «gaudium magnum» annunciato dal diacono nella veglia pasquale e il «gaudium magnum» che verrà annunciato dal protodiacono al momento di svelare il nome del nuovo successore di Pietro.
Un parallelismo che è all'origine stessa del ministero petrino: «è a partire dall’esperienza pasquale di Cristo che trova senso il ministero del Successore di Pietro, chiamato in ogni tempo a vivere le parole appena ascoltate nel vangelo “E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli”. Pietro conferma i fratelli nella fede che il Crocifisso è il Risorto, il Vivente per sempre». Conferma di cui è ideale prosecuzione anche il «rito di suffragio cristiano» dei novendiali per il pontefice defunto, in cui «rinnoviamo la nostra professione di fede nella resurrezione della carne, nel perdono dei peccati, anche quelli di un uomo diventato pontefice».
Sandri delinea quindi la dimensione universale della Chiesa riflessa nei cardinali riuniti per i novendiali («da Tonga con le Isole del Pacifico alle steppe della Mongolia, dall’antica Persia con Teheran al luogo da dove è scaturito l’annuncio della salvezza, Gerusalemme, dai luoghi allora fiorenti di cristianesimo e ora dimora di un piccolo gregge, in alcuni casi segnato dal martirio, come il Marocco e l’Algeria...»), ricordando che «in tutti questi luoghi e continenti (...) siamo chiamati ogni giorno a ricordarci e vivere con consapevolezza che “regnare è servire”». Vocazione che impegna in special modo chi è chiamato a farsi «servus servorum Dei», uno dei titoli che la tradizione attribuisce al romano pontefice, e che la liturgia ricorda ai vescovi anche nei segni esteriori «quando nelle celebrazioni più solenni indossiamo sotto la casula la tunicella, ricordo del nostro dover sempre rimanere diaconi, cioè servitori».
Nelle parole di Sandri, tra il ricordo del pontificato appena concluso e l'attesa del papa che verrà, riaffiora di continuo la dimensione "sorgiva" della Chiesa: «Dopo il vertice della Trasfigurazione, il cammino verso la realizzazione delle profezie nella Pasqua a Gerusalemme; dopo la Pasqua l’attesa dello Spirito a Pentecoste, con la pienezza del dono dello Spirito l’inizio della Chiesa». Un'esperienza di attesa e compimento che si riflette in questi giorni: «Noi viviamo il passaggio tra la conclusione della vita del successore di Pietro, papa Francesco e il compimento della promessa affinchè con la nuova effusione dello Spirito la Chiesa di Cristo possa continuare il suo cammino tra gli uomini con un nuovo Pastore».