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Riflessioni sulla democrazia (e sulla monarchia)

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Da Salomone a Federico I di Prussia, da Saul a Churchill: monarchia o democrazia non importa se chi comanda ha le doti morali per guidare il popolo. 

Politica 13_12_2025

Pierre Gaxotte, autore di una fondamentale storia della Rivoluzione Francese, riportava il comune denominatore delle lamentele del popolo nei confronti dell'amministrazione e degli amministratori. Ogni mancanza veniva commentata così: “Ah, se lo sapesse il Re!”. Era a conoscenza, certo, delle amanti e dei bastardi di Sua Maestà, nonché dei classici intrighi di corte. I disegni satirici, anche pornografici, su quest'ultima, circolavano, sì, anche i libelli protestatari, ma nella testa della gente la sacralità del Re era e restava indiscussa.

Si badi, l'espressione “Ci sarà pure un giudice a Berlino!” nasce dal fatto preciso che un popolano sapeva benissimo di avere il diritto, se del caso, di citare in giudizio perfino il Re. Ecco l'episodio: un mugnaio prussiano, ritenendo che Federico I avesse usurpato un suo possedimento, gli mandò a dire la frase storica. Ebbene, quel Re che pur aveva trasformato il suo regno in una caserma (faceva svegliare i sudditi ogni mattina dalla banda militare) e posto le basi del militarismo prussiano, non mandò affatto le guardie a reprimere l'incauto, cosa che un tiranno non avrebbe esitato a fare. Al contrario: apprezzò il fatto che i suoi sudditi avessero tale fiducia nell'imparzialità dei giudici, i quali erano stati scelti dal Re stesso. E lasciò il mugnaio libero di godere della sua proprietà senza noie.

Ma venne il tempo dei Voltaire e degli Illuministi (letteralmente: coloro che illuminano). Con una preparazione remota a colpi di enciclopedie e pamphlet riuscirono con metodo e pazienza a sgretolare l'immagine “sacrale” del Re. Fino a tagliargli la testa. Tuttavia, ancora il popolo si ammassava sotto alla ghigliottina per raccogliere il sangue del Re con fazzoletti che poi conservava come reliquie. Ci volle ancora tempo e lavorio perché l'idea stessa di Re venisse non solo cancellata ma anche demonizzata. A tutt'oggi le monarchie sono più numerose delle repubbliche, anche se, le più, ridotte a folklore o teatro.

Churchill, che pure in una monarchia viveva, soleva dire che, sì, la democrazia è un sistema imperfetto, ma non si è mai escogitato di meglio. Così, di passo in passo, siamo finiti in un sistema in cui non si sa mai bene chi comanda. Nella sola Italia i “politici” sono migliaia e quelli che di politica campano quasi un milione. Certe facce cambiano a ogni tornata elettorale, certe altre rispuntano sotto altra denominazione. Sono un nostalgico della monarchia? E come potrei? Quando sono nato non c'era già più, e non posso chiederne a mio padre perché è morto. So solo che, rivoluzione dopo rivoluzione, siamo arrivati a un punto in cui, quando accendiamo la tivù e sfilano le quotidiane dichiarazioni in ordine Cencelli, non di rado dobbiamo munirci di un panno per pulire lo schermo dalle goccioline di saliva fuoruscite dalle nostre bocche assieme agli improperi.

L'astensione dal voto dilaga? Eggià, che voti a fare? Nell'Ancien Régime c'erano gli intrighi di corte, oggi ci sono i giochetti di palazzo. La vita media dei Re nell'Antico Regime era breve, oggi i capi di stato regnano quasi vent'anni. Gli eredi al trono erano educati nei più duri collegi militari, oggi ti ritrovi al comando pinchipallini che non hanno mai neanche lavorato in vita loro.

Salomone chiedeva a Dio le doti intellettuali e morali per guidare il popolo. Questi qui hanno solo la chiacchiera pronta. E, anzi, è l'unica virtù che richiede il loro partito per candidarli. Quando gli ebrei, allora come oggi circondati da popoli minacciosi, chiesero a Dio un Re come ne avevano i suddetti popoli, credevano di poter ovviare alla loro debolezza cambiando sistema politico. Dio disse: “Ok, ma lo scelgo Io”. Infatti, sapeva bene gli uomini quasi mai sanno darsi i capi giusti. E fu Saul. Ma anche lui si rivelò difettoso. A quel punto Dio prese in mano la situazione e suscitò David, il ragazzino su cui neanche il padre avrebbe scommesso. David, il più grande capo che Israele abbia mai avuto.