Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Venerdì Santo a cura di Ermes Dovico
Cristiani Perseguitati
a cura di Anna Bono
Islam

Resta in carcere il cristiano accusato di blasfemia in Pakistan

È forse il primo caso di cristiano denunciato in Pakistan dai suoi stessi parenti: la moglie e una delle figlie convertitesi all’Islam

Anwar Masih, un cristiano di Lahore, è in carcere da oltre due anni. Nel 2020 è stato accusato da sua figlia Samreen e da sua moglie Kausar di aver offeso Maometto. Si tratta di una accusa grave perché il reato di blasfemia in Pakistan può essere punito anche con la pena di morte. Secondo una ricostruzione dei fatti, la figlia ha avuto una relazione con un musulmano nel 2017. Senza dirlo al padre, lo ha poi sposato e si è convertita all’Islam insieme a sua madre. Quando Anwar lo ha scoperto si è arrabbiato con la figlia e con la moglie per averlo tenuto all’oscuro. Nella collera ha alzato la voce con loro e sembra che abbia detto qualcosa di inappropriato a proposito dell’Islam che la figlia ha registrato sul suo cellulare, consegnato poi alla polizia. Imran Masih, uno dei figli di Anwar, ha raccontato all’agenzia di stampa AsiaNews che lui, i suoi fratelli e le sue sorelle hanno subito pressioni per convertirsi all’Islam e dimostrare così che la famiglia non è contro la fede islamica. Nessuno dei famigliari ha accettato. Forse è il primo caso di un cristiano accusato di blasfemia dalla sua stessa famiglia. “Molti direbbero che Anwar ha avuto una reazione del tutto naturale – ha commentato all’epoca dell’arresto il direttore del Centre for Legal Aid Assistance and Settlement, Nasir Saeed – adesso sua moglie e sua figlia rimpiangono di averlo denunciato per sbarazzarsi di lui, ma ormai è troppo tardi. La famiglia è divisa, niente sarà più come prima. Ci vorranno anni perché Anwar possa dimostrare la sua innocenza. Non ha più un futuro”. Nei giorni scorsi i suoi legali hanno chiesto che gli fosse concessa almeno la libertà su cauzione. Ma i giudici gliel’hanno negata.