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chi controlla i controllori?

Regolare il web in UE: un pretesto per imbavagliare

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A garantire il rispetto delle misure sui contenuti online sarà un gruppo irlandese pieno di sostenitori dell’aborto e del gender. Che giocherà un ruolo chiave in vista delle elezioni europee.

Politica 24_02_2024
IMAGOECONOMICA - CARLO CARINO BY AI MID

L'ambiente online dell'UE sarebbe dovuto diventare «un luogo più sicuro, più equo e più trasparente» il 17 febbraio, all’entrata in vigore della legge sui servizi digitali e perciò, proseguiva l’informazione sul web della Commissione, «saranno imposte nuove responsabilità alle piattaforme online che hanno utenti nell'UE, con l'obiettivo di proteggere meglio tali utenti e i loro diritti». Chi ci protegge dal protettore europeo e dai suoi soci filantropi?

Le misure europee che dovrebbero «contrastare i contenuti, i beni e i servizi illegali fornendo agli utenti i mezzi per segnalare tali attività illecite; proteggere i minori, compreso il divieto totale di rivolgersi ai minori con annunci basati sulla profilazione o sui loro dati personali; fornire agli utenti informazioni sugli annunci pubblicitari che vedono, ad esempio il motivo per cui gli annunci vengono mostrati loro e chi ha pagato per l'annuncio; vietare gli annunci pubblicitari che si rivolgono agli utenti sulla base di dati sensibili, come convinzioni politiche o religiose, preferenze sessuali; facilitare la presentazione di reclami», sono meritevoli. Tuttavia, si finge di non sapere che il maggior controllore europeo del rispetto di queste norme è un gruppo irlandese pieno zeppo di sostenitori dell’aborto, delle ideologie gender e dei partiti di sinistra. Infatti, il Digital Services Act (DSA) ha affidato ad un piccolo partner irlandese della Commissione europea il compito di gestire la maggior parte del carico di lavoro del controllo sul rispetto normativo per l’intera UE.

Il lavoro che si appresta a svolgere la Coimisiún na Meán irlandese potrebbe avere, di fatto, una influenza significativa sull’opinione pubblica, in vista delle future elezioni europee. Alla Coimisiún na Meán, con sede a Dublino, sono stati concessi poteri senza precedenti per censurare i contenuti online di 450 milioni di cittadini dell'UE, vista la presenza della maggior parte delle principali piattaforme digitali globali proprio in Irlanda, significa che l'ufficio di Dublino diventerà effettivamente il principale moderatore dell'UE per piattaforme come Facebook, X (ex Twitter) e TikTok, decidendo quali contenuti rimuovere e quali invece lasciare in rete. Lo stesso organismo potrà anche sanzionare con multe multimiliardarie (fino al 6% del reddito annuo di un'azienda) le società che non rispettano le sue decisioni e si ostinano a rispettare la libertà di opinione e di parola dei cittadini.

L’ufficio di Dublino dell’autorità di regolamentazione sarà supportato da DHR Communications, una società di pubbliche relazioni che ha legami solidi con il presidente irlandese di sinistra Michael D. Higgins, con i partiti di sinistra e di governo Fianna Fáil e Fine Gael e persino con gli attivisti Antifa. Un'attivista di spicco, pronta a contribuire al lancio del DSA, è Síona Cahill, ex militante studentesca e presidente del sindacato studentesco nazionale irlandese, membro del consiglio di amministrazione dell'Irish Family Planning Association (l'equivalente irlandese di Planned Parenthood), che si autodefinisce “femminista e sobillatrice" e lavorerà al fianco di Patricia Ryan, ex consigliere sia dell'ufficio del Presidente del Parlamento europeo che del governo irlandese e sotto la guida esperta di Catherine Heaney, la fondatrice e capo della società dal 2020, dopo essere stata amministratore delegato dell'Irish Family Planning Association e addetta stampa del Partito Laburista irlandese.

È chiaro dunque come tra la sinistra irlandese, lobby abortiste e Lgbti internazionali ed il principale controllore e regolatore dei contenuti on line delle piattaforme più influenti in Europa, ci siano inquietanti legami oggettivi di cui la Commissione europea non poteva non essere a conoscenza. Stando così le cose, un gruppo accanito di attivisti di sinistra e promotori di aborto ed altre immoralità giocherà un ruolo importante nel regolare il dibattito pubblico on-line, durante l’importante anno elettorale europeo.  

Vera Jurova, Commissario per la Trasparenza ed i Valori Europei, da sempre in prima fila nel combattere, senza tregua e in alleanza con le ONG di Soros, la guerra contro i governi conservatori europei, davanti a questa verosimile e più che possibile distorsione della informazione pubblica ed elettorale, non batte ciglio. Il suo silenzio  e quello della presidente della Commissione Ursula Von der Leyen sul conflitto di interessi palese del regolatore più influente in Europa fa il paio con quello che accompagna, in questi giorni, lo scandalo vergognoso sulle attività di ONG legate a Soros in diversi Paesi europei per condizionarne, grazie al tacito placet di Bruxelles, la vita politica, civile e sociale. Più fonti e filmati e dichiarazioni autentiche di esponenti di spicco di ONG americane hanno ammesso di aver influenzato le elezioni polacche e ungheresi per conto del loro principale donatore, il miliardario George Soros. Un utente di X, sotto il nome di MagaBabe, ha pubblicato interviste sotto copertura con i capi dell'ONG americana Action for Democracy (A4D) e con l’ex Wesley Clark ex capo della divisione europea della NATO, rivelando che il principale motore finanziario dietro l'agenda di sinistra dell'organizzazione non è altro che George Soros.

Secondo il sito web di Action for Democracy, l’ONG identifica gli «stati chiave del campo di battaglia» in cui la democrazia è presumibilmente in pericolo a causa di presunte forze conservatrici autoritarie, finanzia «importanti campagne di mobilitazione per incanalare quindi le risorse direttamente verso gli attivisti e le organizzazioni in prima linea», si impegna in attività di «advocacy politica» a Washington e Bruxelles e sta collaborando con i media per «offuscare la reputazione» di leader e partiti conservatori ed identitari europei e mondiali. La Commissione europea tace, la sicurezza che vuole Bruxelles è in realtà un bavaglio sulla bocca di conservatori e nazionalisti per lo più cristiani.



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