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ORA DI DOTTRINA / 80 – LA TRASCRIZIONE

Quando sono stati creati gli angeli – Il testo del video

Ogni angelo è creato direttamente da Dio. San Tommaso spiega che gli angeli non sono creati fin dall’eternità, che è un connotato propriamente divino. Ma quando sono stati creati rispetto al mondo corporeo? Le due posizioni.

Catechismo 03_09_2023

Dopo la pausa estiva, riprendiamo le nostre catechesi a commento del Credo. Abbiamo concluso l’ultima catechesi parlando del grande tema degli angeli, che rientra nel commento a questa parte del Credo: «Credo in un solo Dio, (…) Creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili». Ci stiamo occupando adesso del “cielo” e delle “cose invisibili”. Poi, il discorso proseguirà con la creazione visibile e in particolare l’uomo.

Abbiamo trattato la natura degli angeli. Abbiamo fatto una prima lezione di introduzione, sul perché sia così importante recuperare questo capitolo della teologia che spesso è dimenticato oppure è lasciato in balìa di devozionismi non sempre ortodossi o pratiche e approcci al mondo angelico che sono addirittura fuori dalla Rivelazione e dalla dottrina della Chiesa.

Oggi proseguiamo, tornando su questo filone della creazione degli angeli. Abbiamo visto come ne parla san Tommaso nella Summa Theologiæ, che ci serve come testo di approfondimento di alcuni articoli che magari nel Catechismo sono solo, com’è giusto che sia, sintetizzati, abbozzati. Abbiamo visto che gli angeli sono creature: su questo non c’è dubbio. Sostenere che non siano creature, ma che siano della stessa natura divina, sarebbe un’eresia. E san Tommaso ha risolto quello che era un po’ un grande problema soprattutto in epoca medievale, e cioè come tenere insieme il fatto che gli angeli siano creature – perché non sono Dio – e nello stesso tempo che non abbiano propriamente un corpo. La soluzione trovata dalla mente illuminata di Tommaso è che la creatura angelica è sì una creatura, ma non come l’uomo: è senza una corporeità, che invece è tipica dell’uomo; e non per il fatto che si neghi la corporeità allora si deve per forza affermare la divinità degli angeli.

Abbiamo visto che gli angeli sono puri spiriti, ma a differenza di Dio – che è l’essere puro, l’essere per essenza, l’essere stesso, l’atto puro in cui non c’è limitazione, non c’è potenza, nel senso di recezione da altro – nell’angelo c’è una commistione tra l’aspetto recettivo-potenziale, che fa sì appunto che sia creatura perché riceve l’essere; non si dà l’essere, non è l’essere stesso. In lui c’è sempre questa correlazione tra la potenza e l’atto, che è la caratteristica di tutte le creature, di tutti coloro che non sono Dio.

Abbiamo anche visto, quando abbiamo parlato della creazione come atto creativo di Dio, che creare vuol dire causare l’essere di qualcosa. Non è una creazione in senso lato, come una creazione artistica, che è dare un certo modo d’essere. Quando parliamo di creazione in senso proprio, quindi riferita a Dio creatore, vuol dire causare l’essere stesso delle cose, che non erano e sono. Si parla della cosiddetta creazione ex nihilo, dal nulla. Ora, qui ci agganciamo.

Affermare che Dio abbia creato tutte le cose dal nulla non significa affermare che attualmente ogni cosa, che viene ad essere, sia creata dal nulla, direttamente da Dio. Per esempio, il pulcino non è creato ogni volta dal nulla per un intervento diretto di Dio. Nella generazione del pulcino, Dio si serve propriamente delle cause seconde, quindi del seme del gallo e dell’uovo della gallina. Quindi, la causalità seconda, in questo caso, è sufficiente a spiegare, il venire all’essere, all’esistenza, di un nuovo soggetto, un nuovo ente, una nuova creatura, un pulcino. Sebbene sia vero che non vi sarebbe pulcino, né il gallo né la gallina, se Dio, in principio, non avesse creato tutte le cose dal nulla.

Nel caso dell’uomo si inserisce un aspetto nuovo. L’uomo, se nella sua generazione corporea trova come cause sufficienti il padre e la madre; quando invece parliamo della sua realtà spirituale, della sua anima, la fede ci insegna che l’anima è creata direttamente da Dio, dal nulla, e infusa. Dunque, nell’uomo abbiamo una parte che ci accomuna col pulcino, ma qualche cosa che invece è totalmente al di là di quella che è la generazione del pulcino, del cagnolino, del pinguino…

Quando parliamo degli angeli, san Tommaso si chiede: ma gli angeli come vengono al mondo? Gli angeli, essendo delle creature puramente spirituali, sono stati creati direttamente da Dio, analogamente a come viene creata direttamente da Dio la nostra “parte” spirituale, la nostra anima, che esce direttamente dalle mani di Dio. Non può avere una causa intermedia. E così l’angelo, che è creatura puramente spirituale, è creato per “creazione diretta”, direttamente da Dio. Dio lo pone in essere così e in lui non c’è nessun’altra parte potenziale, come nel nostro caso è il corpo, recettivo della sua forma, l’anima. L’angelo, come abbiamo visto, ha la sua semplicità, che non è la semplicità assoluta di Dio, è una semplicità relativa, ma rispetto all’uomo si può parlare di una semplicità angelica, proprio perché non c’è il sinolo, il composto di materia e forma.

Quindi, ogni angelo è creato direttamente da Dio. Nel mondo angelico non c’è una generazione: non sono i cori delle schiere superiori a generare quelli inferiori, non c’è questa dimensione. Abbiamo visto la gerarchia angelica in che cosa consiste, con questo tradere, questa trasmissione della luce divina, ma non c’è propriamente un atto creatore, non c’è una generazione discendente. Ogni angelo è creato direttamente da Dio.

San Tommaso si chiede: gli angeli creati direttamente da Dio sono stati creati fin dall’eternità? Siamo alla quæstio 61, art. 2., nella prima parte della Summa Theologiæ. San Tommaso risponde: «Soltanto Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo esiste da tutta l’eternità. Ciò infatti ritiene come verità indubitabile la fede cattolica e ogni asserzione contraria va rigettata come eretica. Dio infatti nel creare le cose le ha prodotte dal nulla, cioè dopo che c’era stato il nulla» (ST I, q. 61, a. 2). La risposta è chiara: gli angeli non sono creati fin dall’eternità. L’eternità è un connotato propriamente divino: solo Dio esiste ab æterno. Né gli angeli, né il mondo, come alcuni filosofi avevano sostenuto, esistono ab æterno, ma hanno un inizio.

È interessante la risposta alla seconda obiezione. Ma prima leggiamo questa seconda obiezione: «Tutte le cose che non sempre, ma in un dato momento hanno l’esistenza, sono soggette al tempo. L’angelo invece è “al di sopra del tempo”, come dice il libro De Causis. Quindi non è vero che l’angelo ha avuto l'esistenza in un dato momento, ma è sempre esistito» (ibidem). Allora san Tommaso dice di fare attenzione, perché c’è tempo e tempo, e così risponde alla seconda obiezione: «L’angelo è al di sopra del tempo che misura il moto dei cieli», cioè, è al di sopra del tempo cronologico, ossia di quel tempo di cui abbiamo esperienza e misurazione noi uomini, poiché trascende qualsiasi moto degli esseri corporei. L’angelo, non avendo corpo, non è soggetto al moto e quindi non è soggetto a quel tempo che è collegato in qualche modo al moto corporeo.

Aggiunge san Tommaso: «[L’angelo] Non è tuttavia al di sopra del tempo che misura il succedere dal suo non essere al suo essere, né di quel tempo che misura il succedersi delle sue operazioni» (ibidem). L’angelo è al di sopra del tempo corporeo, del tempo cronologico, del tempo che misura il moto, come il moto dei cieli, il moto dei corpi, di tutto ciò che ha un corpo, perché non ha un corpo, è puro spirito. Ma attenzione: a quale tempo, l’angelo non è superiore? Ce lo dice san Tommaso: 1) quello che «misura il succedere dal suo non essere al suo essere». Cosa vuol dire? Vuol dire che ci fu un tempo in cui l’angelo non fu, e un tempo in cui è. L’angelo non è superiore a questo tempo, ma ne è soggetto; 2) così come è soggetto, dice ancora san Tommaso, a quel tempo che «misura il succedersi delle sue operazioni». Cioè, nell’angelo non c’è una pura simultaneità degli atti, c’è una successione degli atti, sebbene non sia una successione che noi sperimentiamo nel moto corporeo; eppure è una successione.

Dunque, l’angelo non è ab æterno, è nel tempo, inteso con questa distinzione importante che fa san Tommaso. Questo è un primo dato importante sulla creazione angelica.

Una volta chiarito che gli angeli sono stati creati nel tempo ma distinto appunto da quel tempo proprio dei corpi, del moto corporeo –, san Tommaso si pone un’altra domanda importante che tratta negli articoli 3 e 4 della quæstio 61. La domanda è questa: come si colloca la creazione degli angeli rispetto alla creazione del mondo corporeo? Viene prima? È simultanea? Dopo è sicuramente da escludere. San Tommaso presenta due posizioni. Vediamo l’articolo 3 della quæstio 61, intitolato “Se gli angeli siano stati creati prima del mondo corporeo”. «Sull’argomento esistono due sentenze dei santi dottori. Sembra tuttavia più attendibile quella che ritiene la creazione degli angeli simultanea a quella dei corpi» (ST I, q. 61, a. 3). Adesso vediamo come argomenta san Tommaso, che, su queste due posizioni, dice che non si escludono come l’eresia rispetto alla dottrina di fede, ma sono due posizioni importanti, attendibili, perché tra l’altro hanno delle autorità importanti a loro sostegno.

La prima è quella dell’anteriorità, secondo cui gli angeli sono stati creati prima del mondo corporeo. San Tommaso non abbraccia questa posizione e, tuttavia, nel corpo dell’articolo 3, dice che questa posizione non va considerata erronea, è rispettabile, «trattandosi della sentenza di san Gregorio Nazianzeno, la cui autorità nella dottrina cristiana è tanto grande che, come attesta san Girolamo, nessuno ha mai osato incriminare quanto egli afferma, come nessuno ha mai osato incriminare gli insegnamenti di sant’Atanasio» (ibidem). Cioè, l’autorità di san Gregorio Nazianzeno è talmente grande, analoga a quella di sant’Atanasio, che è stato il grande campione della fede al tempo dell’arianesimo, che sarebbe temerario dire che la sua posizione è erronea. Oltretutto, non abbiamo dati di rivelazione che propriamente dicano che si tratti di un errore contro la fede.

Però, san Tommaso, prudentemente, moderatamente, preferisce l’altra posizione, quella della simultaneità, secondo cui Dio ha creato gli angeli insieme al mondo corporeo, che viene poi coronato con la creazione dell’uomo.

Vediamo l’argomento di Tommaso: «Gli angeli infatti sono una parte dell’universo: non costituiscono un universo a sé, ma assieme alle creature corporee costituiscono un solo universo. E ciò appare con evidenza dall’ordine esistente tra le cose: infatti il bene dell’universo consiste nell’ordine vicendevole delle cose tra loro» (ibidem).

La prima grande considerazione, importantissima, che Tommaso fa è questa: c’è un solo universo; a questo universo appartengono, in modo ordinato, le cose visibili e le cose invisibili, le cose corporee e i puri spiriti; non sono due universi staccati tra di loro, paralleli, non comunicanti. Ma cosa vuol dire che c’è un unico universo? Vuol dire che c’è un unico piano di creazione da parte di Dio.

Questo universo, creato in questo modo, con queste due dimensioni fondamentali, esce da Dio, per volontà sapiente di Dio, e ha nel ritorno a Dio il suo fine, senza il quale verrebbe meno il senso dell’esistenza dell’universo. È una dimensione completamente diversa dal riduzionismo scientifico in cui siamo incagliati. L’universo è fatto così. Dunque, dice san Tommaso, essendo l’universo creato da Dio, è creato bello, è creato con un ordine, è creato con una proporzione, non è un caos che poi cerca il suo ordine per evoluzione, no: l’ordine è in partenza, perché esce dall’ordinatore per eccellenza che è Dio. «Infatti il bene dell’universo consiste nell’ordine vicendevole delle cose tra loro» (ibidem). Aggiunge san Tommaso: «Nessuna parte risulta perfetta, separata dal suo tutto. Non è dunque probabile che Dio, “le cui opere sono perfette”, abbia creato separatamente la natura angelica prima delle altre creature». È come se la creatura angelica fosse esistita senza le altre creature e dunque come una parte di un ordine che ancora non c’era. Quindi, come dice Tommaso: «Nessuna parte risulta perfetta, separata dal suo tutto». Questo è l’argomento di convenienza ‒ si dice così ‒, che san Tommaso presenta per sostenere la tesi per cui Dio abbia creato simultaneamente gli angeli e l’universo: l’universo angelico e l’universo corporeo, perché è un unico universo.

Fra poco faremo una precisazione. Intanto, per capire ci serve vedere cosa spiega Tommaso nell’articolo successivo, il quarto. San Tommaso dice: come si è detto sopra, le creature corporee e quelle spirituali formano un solo universo. «Quindi, le creature spirituali furono create in un certo rapporto col mondo corporeo e preposte all’universo materiale» (ST I, q. 61, a. 4). Perché, se non avessero nessun rapporto col mondo corporeo, non sarebbe un solo universo, non sarebbe un ordine, sarebbe una rottura, una separazione tra queste due dimensioni. Invece, gli angeli sono creati con un certo rapporto col mondo corporeo e san Tommaso dice anche, nel solco di quella che è un’acquisizione pacifica dell’antichità cristiana, che sono preposti all’universo materiale: cioè Dio governa la creazione tramite gli angeli, sceglie di governarla anche tramite gli angeli, in parte anche tramite altre cause seconde come gli uomini e le altre creature. «Era dunque conveniente che gli angeli venissero creati nel corpo più sublime, si chiami esso cielo empireo o in qualsiasi altra maniera, perché appunto essi sovrastano tutti gli esseri corporei» (ibidem). Lasciando perdere per il momento la questione del cielo empireo, ci serve citare questo articolo per mostrare come di nuovo torna l’idea di questo unico universo armonico, per cui concepire una parte senza l’altra sarebbe un “disordine” di un ordine che invece c’è e che si chiama universo.

Ora, qual è la precisazione cui accennavamo? La precisazione viene da un testo del Concilio Lateranense IV (1215), che nel Denzinger si trova al numero 800 ed è tratto da una formula di fede contro gli albigesi e i catari. Teniamo presente lo sfondo storico. «Unico principio dell’universo, creatore di tutte le cose visibili e invisibili, spirituali e materiali, che con la sua forza onnipotente, fin dal principio del tempo, creò dal nulla l’uno e l’altro ordine di creature, quello spirituale e quello materiale [cioè gli angeli e il mondo terrestre], e poi l’uomo quasi partecipe dell’uno e dell’altro, composto di anima e di corpo». Ora, qui c’è un’espressione – «fin dal principio del tempo» – che in latino è resa come simul ab initio temporis: che cosa vuol dire questo? Alcuni interpretano questo importante testo del Concilio Lateranense IV come se il simul fosse collegato, direttamente rivolto ad ab initio, cioè nello stesso istante dall’inizio del tempo. Se così fosse, allora la posizione di san Gregorio Nazianzeno, che Tommaso dice comunque essere rispettabile e accettabile dal punto di vista della fede, dovrebbe invece essere esclusa. Però, questo simul non si riferisce al tempo, alla simultaneità temporale, ma a un unico decreto divino: cioè, Dio non ha due piani. Perché questa precisazione? Perché, come dicevamo, bisogna tenere presente lo sfondo. Questo testo è un decreto contro gli albigesi e i catari, che sono due manifestazioni medievali dello gnosticismo. Albigesi e catari, oltre a recuperare le dottrine gnostiche più antiche, avevano tentato di appoggiarsi a una tesi di Origene, una tesi sbagliata, per cui la creazione delle creature corporee avverrebbe dopo il peccato angelico. Quindi, secondo questa tesi, gli angeli sono stati creati da soli, l’universo corporeo viene creato da Dio o, nel caso degli gnostici, si origina, emana, in ragione della caduta angelica. C’è come una specie di piano B, di risistemazione e che in qualche modo resta legato al peccato degli angeli: come dire che, se gli angeli non avessero peccato, Dio non sarebbe stato costretto a creare anche il mondo corporeo. Quindi c’è una concezione un po’ negativa, tipica dello gnosticismo, della materia e della corporeità.

Il Concilio Lateranense IV, proprio perché fa un decreto contro gli albigesi e i catari, cosa sta dicendo? Non sta tanto affermando una simultaneità temporale, ma che fin dal principio Dio, con un unico decreto, ha voluto creare e gli angeli e il mondo spirituale e il mondo materiale, il mondo corporeo. Cioè, il mondo corporeo non è una realtà decaduta di quello spirituale, non è un piano B di riserva, ma è stato voluto da Dio fin dal principio, simul: nello stesso momento in cui Dio ha concepito l’universo, ha già concepito sia il mondo puramente spirituale sia il mondo materiale. Questa è una precisazione del Concilio Lateranense IV, che non obbliga propriamente a credere di fede la simultaneità della creazione, cioè che gli angeli siano stati creati quando è stato creato il mondo corporeo; ma ci obbliga a credere che questo simul indica un unico ordine, un unico universo, e quindi in qualche modo supporta l’argomentazione di san Tommaso, che è a favore invece della simultaneità vera e propria, rispetto alla pur lecita, ammissibile tesi di una creazione degli angeli prima del mondo corporeo.

Dunque, con questo incontro abbiamo concluso la parte che riguarda più propriamente la natura angelica. Dal prossimo vedremo l’elevazione degli angeli all’ordine soprannaturale, all’ordine della grazia, alla gloria. E poi vedremo il grande mistero della caduta angelica, cioè come gli angeli abbiano potuto peccare.

Spero che questa catechesi possa aprire lo sguardo, far vedere in modo molto più ampio come il mondo umano non è l’unico, il mondo della materia non è l’unico: c’è un universo, che è una creazione ordinata, dove ogni parte si relaziona con l’altra ed è un universo dove chiaramente lo spirito permea la materia; e questo lo si vede chiaramente nell’uomo. Ma dove anche lo spirito vive senza la realtà materiale, come nel caso degli angeli. C’è proprio un ordine tra la creatura puramente spirituale e la creatura puramente materiale, che pure ha uno spirito di vita in qualche modo; e poi la creatura che fa da cerniera a questi due mondi e che è l’uomo, che in sé racchiude la grande intuizione dell’uomo come microcosmo, come emerge anche nelle grandi visioni mistiche, medievali; pensiamo a quella di santa Ildegarda di Bingen, per esempio, dove l’uomo in qualche modo racchiude in sé questa duplice dimensione dell’unico universo.



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