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LA RIFLESSIONE

Quale pace cerchiamo?

A sentire i media sembrano tutti difensori della pace, eppure la divisione tra “bravi” e “cattivi” in tempo di vaccino ci ricorda un’altra realtà. Con la crisi ucraina il mondo sa solo parlare di armi. I governanti dicono di averle provate tutte, ma usando quale linguaggio? Nessuno fa un richiamo alla Fede, ma la vera Pace viene da lì. E solo pregando insieme - per russi e ucraini - si può ottenere.

Editoriali 05_03_2022

«Lieve è il dolore che parla, il grande dolore è muto» (Seneca).

La sensazione che oggi si prova ad ascoltare i telegiornali, a leggere i quotidiani e a sentire i discorsi dei politici e di coloro che ci governano, è solo una: un fiume in piena monotematico... tutti allineati, tutti carichi di buoni propositi e di solidarietà cristiana. Incredibile! Tutti si sentono dei moderni Robin Hood prestati alla politica e alla geopolitica; apparentemente, tutti difensori della pace! Ma la storia ci insegna che sulle disgrazie altrui si fanno molti soldi.

Ma di che pace stiamo parlando? Basta guardare la nostra recente storia italiana: quante divisioni nelle famiglie e nella società a motivo del “vaccino”, mettendo migliaia di persone, non solo in difficoltà economiche, ma anche in contrasto le une contro le altre, sia all’interno delle famiglie che a livello sociale. La società è stata divisa tra i “bravi”, perché vaccinati, e i “cattivi” ritenuti un “peso” perché non vaccinati. Anche se molti non si sono vaccinati a causa di seri motivi di salute.

Così siamo affidati al “delirio” della ragione, ma soprattutto alla “follia” delle parole! Tutti belli accodati, incamminati in fila indiana su sentieri prestabiliti, preparati ad hoc da personaggi di dubbia integrità morale il cui unico scopo è quello di sovvertire la realtà, di asservire una verità distorta e diffondere concetti e ideali deliberatamente deformati e disturbati servendosi dei potenti mezzi di comunicazione di massa (dai giornali alla televisione, dai social ai comizi).

E nel caso del conflitto tra Russia e Ucraina, qual è stata la risposta univoca del resto del mondo (soprattutto europea)? “Armiamoli! Siamo in guerra!”. Chi ne è coinvolto chiede risposte urgenti alle sue paure, alle sue ansie e con sgomento chiede attenzione alla sua storia esistenziale e alle sue speranze infrante. La nostra risposta è: “Tranquillo, ti regalo un fucile!”.

Così, sulla scia delle suggestioni mediatiche-politiche, si aumenta in modo incandescente la disastrosa condizione di vita - già tormentata, ferita e lacerata - dei popoli coinvolti nell’attuale guerra! Siamo coscienti che le nostre parole possono seminare grandi speranze o pietrificare i cuori di chi già sta male?

Lo posso constatare con i miei occhi, avendo in Comunità ragazzi e ragazze di origine ucraina, qualcuno arrivato in Italia con la mamma badante, ma anche ragazzi e ragazze di origine russa! Tutti con i loro familiari e parenti in Ucraina e in Russia: i primi “stretti” nella guerra in corso, i secondi “schiacciati” dal disprezzo umano perché identificati “come russi”, perciò non più aventi il diritto alla considerazione umana! Anche in Comunità percepiscono “questa solitudine” imposta dall’esterno generando in loro un malessere che passa attraverso il loro corpo, attraverso il loro sguardo e attraverso le loro lacrime alternate ai sorrisi nel vedersi sostenuti e abbracciati all’interno della nostra Comunità!

Avevano ragione i nostri vecchi quando dicevano che “Per fare la guerra bisogna sempre essere in due” e che “per fare la croce ci vogliono due legni”. Eppure, siamo immersi in un clima di pensiero unico, un monologo (mi verrebbe da dire) privo di capacità relazionale, incapace di inserirsi - in modo positivo - in situazioni gravi e delicate come quella attuale, e totalmente inconsapevole del fatto che non si risponde al male con il male ma attivando contenuti e intessendo spiragli per una possibile situazione di pace!

Ma vuoi che i politici non abbiano tentato tutto? Loro sostengono di sì! Ma che “linguaggio” hanno usato? Il linguaggio politichese che si esprime come una lama non solo a doppio taglio, ma anche triplo, che spesse volte si limita a premere dei pulsanti (vedi quello economico, del potere, della spartizione di ruoli importanti...) ignorando il più delle volte i meccanismi sociali che vengono inconsciamente innescati attraverso i loro messaggi così ambigui e contraddittori? Vengono “usati” tutti gli espedienti considerati utili per raggiungere lo scopo e così ci troviamo - un po’ tutti - “predatori” di qualcosa o di qualcuno!

E nessuno, ripeto nessuno, ha il coraggio di mandare un richiamo - forte e deciso - alla Fede perduta. Ma che c’entra? Può mai avere un valore, la fede, nelle situazioni umane e così storicamente compromesse? Certo che, a questo livello, nel bel mezzo di una scissione storica, che divide uomini, nazioni, forse come non mai, siamo tutti molto distratti al riguardo! Coloro che si definiscono cristiani sono esortati a mobilitarsi e a cercare la “vera Pace” che… non è certamente quella del mondo ma quella di Gesù: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi” (Giovanni 14, 27-31).

L’accento oggi è posto solo sui “diritti civili”, ma i “doveri”? Riusciremo a sentire una voce di PACE che “smaschera” l’inautenticità di molti “bla bla” politici? Bla bla che da troppo tempo inondano, come un fiume in piena e fuori controllo, le nostre case! Volete un esempio? I miei giovani mi dicevano che in alcuni dei loro territori, da tantissimo tempo, si soffriva e si moriva! Eppure il dibattito europeo, nel periodo natalizio, verteva sul: “Togliere ufficialmente la parola Natale dalle festività natalizie. E la cancellazione dei nomi di Giuseppe e Maria”! Questo avveniva solamente circa due mesi fa!

Per non dire poi di altre preoccupazioni e amenità all’apparenza prioritarie ripetutamente sentite nei bla bla dei nostri politici. Tutto ok? Andrà tutto bene? No, niente affatto... niente è ok!

Per questo motivo con i miei giovani abbiamo deciso, al di fuori di ogni pregiudizio politico e sociale, di “Pregare per coloro che ci governano” perché la smettano di essere “camaleontici” ed evanescenti, manifestando un’evidente incapacità nel dare una seria e imparziale lettura degli eventi in corso!

Perciò cosa possiamo fare? FORZA, preghiamo tutti insieme! Intensifichiamo, in questo periodo di Quaresima, le nostre suppliche e le invocazioni di intercessione dello Spirito Santo in favore sia del popolo ucraino che di quello russo (entrambi così affettivamente a noi vicini per via della loro presenza significativa all’interno della nostra Comunità); facciamolo sottraendoci ad ogni forma di “linguaggio contaminato” affinché LA RICOSTRUZIONE DELLA PACE - nella società e nelle vite di chi è coinvolto in questa guerra - sia autentica e trasparente e sfondi i confini autistici di chi governa, sia da una parte che dall’altra!

I Cristiani appartengono ad una realtà, ad un “Corpo mistico” infinitamente vasto, collegato a tutta l’Umanità in una collaborazione con Dio riguardante non solo la nostra intimità, bensì la nostra stessa presenza all’interno della società e di questa precisa situazione storica!

Rimettiamo nel nostro mondo Dio. Chi vuole unirsi alla nostra preghiera per il popolo ucraino e russo non solo viene accolto... ma si rende anche partecipe di un grande impegno nel mondo: perché “la gloria di Dio è l’uomo vivente”.

P.S. Dimenticavo: commettiamo un’infrazione a chiamare l’insalata russa ancora “russa”?

* Suora e fondatrice della Comunità Shalom