Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Marco a cura di Ermes Dovico
Cristiani Perseguitati
a cura di Anna Bono
Fuori casta

Protestano in India i dalit che vogliono dei vescovi fuori casta

L’ennesima nomina di un vescovo non dalit alla guida di una diocesi in cui la quasi totalità dei cristiani sono dei fuori casta ha suscitato delusione e proteste

 

Continua in India la protesta dei dalit, i fuori casta, contro la nomina di monsignor Francis Kalist alla guida della arcidiocesi di Pondicherry-Cuddalore, nello stato del Tamil Nadu. In questo stato la maggioranza dei cristiani sono dei fuori casta e tuttavia solo una diocesi su 18 è affidata a un vescovo dalit. Anche monsignor Kalist non è un dalit. L’annuncio della sua nomina dato da papa Francesco il 19 aprile ha subito suscitato disappunto e delusione, concretizzatisi in manifestazioni di protesta organizzate dal Dalit Christian Liberation Movement di Pondicherry. Il 29 aprile, giorno di insediamento del nuovo vescovo nonostante la richiesta che rinunciasse ad assumere la carica, è stata organizzata una manifestazione nel corso della quale il movimento ha presentato un esposto al governo e alla Corte Suprema. Il presidente del movimento, Mary John, in un comunicato parla di “tradimento di Gesù” contro i dalit cristiani emarginati dalla stessa Chiesa cattolica: “abbiamo perso la fiducia nell’autorità religiosa cattolica – si legge nel documento – per questo da ora in poi solleveremo la questione della discriminazione sulla base delle caste con il governo e le autorità costituzionali di questo Paese. Per decenni ci siamo astenuti dal farlo, ma ora questa prudenza si è dimostrata essere negativa per la nostra causa. Protesteremo anche in pubblico per fare appello a papa Francesco affinché smetta di nominare vescovi in India finché la gerarchia locale non prenderà provvedimenti per nominare arcivescovi e vescovi dalit in numero adeguato”. Il nunzio apostolico monsignor Leopoldo Girelli ha replicato – secondo quando riporta l’agenzia AsiaNews – spiegando che “non c'è alcuna discriminazione nella selezione dei candidati e nella nomina dei nuovi vescovi. La responsabilità della nunziatura apostolica è solo quella di verificare l'integrità sacerdotale dei candidati per stabilire la loro idoneità all'ufficio di vescovo, senza fare alcuna distinzione in base all'etnia, alla casta, alla lingua o allo status sociale. Il ministero episcopale nella Chiesa deve essere inteso come un servizio al popolo e non come una posizione di potere. Per il sistema delle caste con i suoi conseguenti effetti di discriminazione e la 'mentalità di casta' non c’è posto nel cristianesimo”.