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Emergenze umanitarie

Per mettere al sicuro gli sfollati, aiutarli non basta

La Chiesa del Mozambico avverte che assistere gli sfollati senza occuparsi anche della popolazione locale genera risentimento e ostilità contro i profughi e può provocare conflitti

 

 

Migrazioni 27_06_2021

È sempre più grave la situazione nel nord del Mozambico dove imperversa il gruppo jihadista al Shabaab, in grado ormai di colpire grandi città come Palma e Mocimboa da Praia, nella provincia di Cabo Delgado. I suoi attacchi e gli scontri con l’esercito nei quali i civili spesso si trovano coinvolti hanno causato oltre 2.800 morti e più di 700.000 sfollati. La Chiesa mozambicana ha richiamato di recente l’attenzione su alcuni aspetti particolarmente critici. Don Kwiriwi Fonseca, responsabile delle Comunicazioni sociali della diocesi di Pemba, il capoluogo di Cabo Delgado, ha lanciato l’allarme per le centinaia di ragazzini rapiti dai jihadisti: i maschi per farli combattere, le ragazze per abusarne sessualmente. Monsignor Antonio Juliasse Sandramo, Amministratore apostolico di Pemba, dove moltissimi sfollati si sono rifugiati, si preoccupa invece delle rivalità e dei conflitti tra la popolazione locale e i nuovi arrivati a causa degli aiuti forniti a questi ultimi. Perché si stabiliscano buoni rapporti tra i residenti e gli sfollati – spiega – occorre che qualcosa li unisca, li accomuni. Per questo ha sollecitato le organizzazioni umanitarie locali e internazionali e le autorità mozambicane che prestano soccorso agli sfollati nella capitale provinciale a non discriminare la comunità locale. “Gli interventi umanitari – ha detto – devono tener conto e includere elementi di buona coesistenza tra sfollati e popolazione residente. Gli aiuti non devono andare soltanto ai profughi ignorando del tutto il resto della popolazione”. Per evitare rancori, risentimento e astio tra le comunità locali e le persone in fuga dalla violenza ci deve essere una equa spartizione delle risorse che sono state mobilitate per aiutare gli sfollati: “per una convivenza senza conflitti, è necessario che la gente condivida le risorse: generi di prima necessità, materiali da costruzione per le case, terreni”. Il sorgere di sentimenti ostili nei confronti degli sfollati a meno di estendere gli aiuti anche ai residenti è un problema che non va sottovalutato, ma che sembra arduo poter evitare quando le risorse a disposizione a stento o neanche bastano per garantire il necessario ai profughi.