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SIRIA

"Papa con i ribelli", polemiche per la lettera ad Assad

Polemiche per la lettera del Papa al presidente siriano Assad, in cui chiede di porre termine alla catastrofe umanitaria nella provincia di Idlib, dove il governo sta cercando di riconquistare l'ultima roccaforte in mano agli estremisti islamici.

Esteri 26_07_2019
L'inviato del Papa, cardinale Turcson con il presidente Assad

L’offensiva delle forze governative siriane appoggiate dai velivoli russi contro la “sacca di Idlib”, ultimo baluardo dei ribelli nel nord ovest della Siria, ha provocato una dura lettera rivolta da Papa Francesco al presidente Bashar Assad chiedendo di porre fine alla "catastrofe umanitaria".  

La missiva, datata 28 giugno, è stata consegnata nei giorni scorsi al capo di Stato siriano dal cardinale Peter Turkson, prefetto vaticano per lo Sviluppo umano integrale, accompagnato dal nunzio apostolico, il cardinal Mario Zenari. Secondo quanto riferito dal neo-direttore della Sala stampa vaticana, Matteo Bruni, la lettera esprime la "profonda preoccupazione per la situazione umanitaria in Siria, con particolare riferimento alle condizioni drammatiche della popolazione civile ad Idlib".  

Il segretario di Stato, card. Pietro Parolin, ha elencato contenuti e richieste della missiva: protezione della vita dei civili, stop alla catastrofe umanitaria nella regione di Idlib, iniziative concrete per un rientro in sicurezza degli sfollati, rilascio dei detenuti e accesso per le famiglie alle informazioni sui loro cari, condizioni di umanità per i detenuti politici. E un rinnovato appello per la ripresa del dialogo e del negoziato col coinvolgimento della comunità internazionale.  Francesco, ha spiegato Parolin, "rinnova il suo appello perché venga protetta la vita dei civili e siano preservate le principali infrastrutture, come scuole, ospedali e strutture sanitarie. Il Santo Padre chiede al presidente di fare tutto il possibile per fermare questa catastrofe umanitaria, per la salvaguardia della popolazione inerme, in particolare dei più deboli, nel rispetto del Diritto Umanitario Internazionale". 

A Idlib vivono più di 3 milioni di persone, di cui 1,3 milioni di sfollati, di fatto ostaggi delle milizie qaediste di Tahrir al-Sham (ex Fronte al Nusra) che nei mesi scorsi hanno preso il sopravvento sulle altre milizie islamicamente più “moderate” presenti nella provincia assediata dalle truppe governative. 

Per il segretario di Stato, l'intento della lettera non è "politico" ma umanitario e ha concluso ricordando che "la Santa Sede ha sempre insistito sulla necessità di cercare una soluzione politica ed esprimendo preoccupazione per lo stallo del processo dei negoziati di Ginevra".

Le ultime notizie da Idlib riferiscono che i bombardamenti delle forze di Assad e russe hanno provocato la morte di 18 civili, di cui 7 bambini. Notizie che però, come è sempre accaduto da quando scoppiò nel 2011 il conflitto siriano, non sono verificabili da fonti neutrali e vengono diffuse dal centro stampa dei ribelli o dall’Osservatorio siriano per i diritti umani (Ong con sede a Londra e vicina ai ribelli) che ovviamente enfatizzano vittime civili non verificabili ma non parlano mai delle perdite subite nei raid aerei dai loro miliziani. 

Secondo le Nazioni Unite il bilancio dei primi 80 giorni di offensiva è di "oltre 350 civili uccisi e 330 mila persone sfollate" ma non fa cenno alle perdite subite dai combattenti né agli obiettivi militari colpiti. "Dal primo luglio, almeno sei strutture sanitarie, cinque scuole, tre stazioni idriche, due panifici e un'ambulanza sono stati danneggiati o distrutti. Interi villaggi sono stati abbattuti e svuotati",
Di fatto tutte le fonti accessibili in Occidente sembrano sostenere la causa dei ribelli puntando sulla improbabile tesi che gli attacchi dei governativi siano mirati in modo indiscriminato a colpire i civili, spesso al contrario vittime volute delle incursioni dei ribelli.

Un trend che la stampa internazionale amplifica ulteriormente secondo uno schema già visto dozzine di volte in occasione delle operazioni di Damasco per riconquistare Aleppo, Homs e altre città cadute in mano ai ribelli jihadisti. Città in cui però l’ingresso vittorioso delle truppe di Damasco è stato sempre accolto con favore, se non con entusiasmo, dalla popolazione a dispetto dei tanti crimini ad esse attribuiti dalla propaganda dei ribelli.

Non è un caso quindi che la lettera di Papa Francesco ad Assad sia stata accolta anche da forti critiche come evidenzia anche l’agenzia di stampa cattolica Asia News (clicca qui). Tra le fila dei lealisti prevalgono le “critiche” e le “incomprensioni” mentre plauso e apprezzamento giungono dalle opposizioni in lotta contro la leadership di Damasco. Fonti ecclesiastiche a Damasco, dietro anonimato data l’estrema delicatezza della questione, parlano di un sentimento duplice e contrastante, sostiene Asia News.

Il testo “non è stato colto bene in tutti i suoi aspetti fra le fila dei lealisti”, che leggono nelle parole del pontefice una critica nemmeno troppo velata all’operato del presidente siriano, in particolare in questi ultimi mesi attorno alla roccaforte ribelle di Idlib. Il governo vuole riconquistare l’ultima sacca del Paese ancora nelle mani dei gruppi anti-Assad sostenuti dalla Turchia e dai gruppi jihadisti, che sfruttano l’avamposto per sferrare nuovi attacchi, l’ultimo di questi giorni contro Aleppo.

Anche fra le fila della stessa Chiesa siriana vi sono malumori e voci critiche per le parole del papa. Attivisti e blogger tra i quali Syriana Analysis (attiva da tempo sui social per denunciare le violenze e gli attacchi contro la popolazione) hanno criticato la lettera di Francesco che “invece di ringraziare Assad per la lotta contro il terrorismo wahhabita” che “sgozza cristiani in Siria e Iraq” chiede di “fermare la catastrofe a Idlib”. Dimenticando però, conclude il post, di “colpevolizzare Ankara, Bruxelles e Washington per il loro sostegno all’estremismo”. 

In realtà tutte le campagne militari tese a liberare i territori di Iraq e Siria invasi dai jihadisti, siano essi dello Stato Islamico, di al-Qaeda o wahabiti, salafiti o Fratelli Musulmani, hanno comportato un prezzo da pagare in vite umane, anche quelle dei civili. La liberazione di Mosul da parte delle forze USA, della Coalizione e irachene dall’Isis ha comportato un gran numero di danni collaterali che nessuno peraltro ha mai condannato o utilizzato per chiedere lo stop alle operazioni militari.

Assad peraltro ha piena legittimità nel voler riprendere il controllo totale del territorio nazionale ed è singolare che ancora una volta l’Occidente e persino il Vaticano si schierino con jihadisti e qaedisti che non hanno mai mostrato rispetto verso i civili in generale, i cristiani in particolare o i Diritti Umani,
Certo Assad non è un santo ma il suo regime offre paradossalmente più diritti della sharia che i ribelli avrebbero voluto imporre in Siria, ha sempre garantito la libertà di culto, la tutela delle minoranze religiose e ha impiegato i suoi soldati per liberare città e villaggi cristiani.