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LA RISOLUZIONE

L'Ue attacca la Polonia e difende l’aborto eugenetico

Il Parlamento europeo ha approvato, a larga maggioranza, l’ennesima Risoluzione per attaccare la Polonia e in particolare la sentenza del Tribunale costituzionale che vieta l’aborto eugenetico e metterebbe “a rischio la salute e la vita delle donne”. Ma la realtà dice tutt’altro.

Attualità 12_11_2021

Un anno dopo la sentenza del Tribunale costituzionale polacco che vieta l’aborto eugenetico, il Parlamento europeo si è distinto per l’approvazione a larga maggioranza dell’ennesima Risoluzione abortista contro la Polonia (373 voti a favore, 124 contrari e 55 astensioni).

All’Unione europea non importa quasi nulla dell’attacco sistematico che il presidente bielorusso Lukashenko sta conducendo ai confini dei Paesi baltici e della Polonia, come ha ben illustrato la Bussola. Viste le tante parole di circostanza e le scarsissime iniziative concrete, è stato lo stesso Donald Tusk, paladino dell’opposizione polacca, a richiamare l’Ue all’urgenza di un chiaro sostegno alla Polonia e al suo Governo. La volontà del Parlamento europeo di approvare una nuova Risoluzione, a un anno di distanza dal divieto di fatto dell’aborto in Polonia, dimostra quanto i nostri rappresentanti a Bruxelles e Strasburgo abbiano completamente smarrito ogni riferimento al buonsenso e alle radici valoriali europee. Il documento approvato a Strasburgo include la tragedia occorsa a una trentenne polacca, di nome Izabela, lo scorso 1 novembre, morta alla 22^ settimana di gravidanza per emorragia e sepsi. Quella morte è stata strumentalizzata dagli abortisti polacchi ed europei che, con la grancassa della stampa di tutto il mondo (Guardian, Rai, Euronews, Financial Times, Washington Post), hanno soffiato sul fuoco delle proteste e accusato la sentenza della Corte costituzionale di esserne all’origine.

Il Parlamento europeo chiede al Governo polacco di garantire che nessun’altra donna in Polonia muoia a causa dell’abolizione dell’aborto eugenetico (“legge restrittiva”), che l’accesso ai servizi di aborto sicuro, legale e gratuito deve essere garantito, deplorando che le donne debbano cercare aborti non sicuri, viaggiare all’estero per ottenere l’aborto o portare a termine la gravidanza contro la loro volontà, anche nei casi di danno grave (ma non mortale) al feto. Il Parlamento chiede quindi agli Stati membri di cooperare più efficacemente per facilitare l’accesso transfrontaliero all’aborto, ad esempio garantendo alle donne polacche l’accesso a un aborto gratuito e sicuro in altri sistemi sanitari nazionali. Gli europarlamentari ribadiscono in maggioranza la loro forte condanna della sentenza (definita “illegittima”) del Tribunale costituzionale del 22 ottobre 2020 che imporrebbe “un divieto quasi totale dell’aborto” e metterebbe “a rischio la salute e la vita delle donne”. Non contenti, i parlamentari europei chiedono al Consiglio europeo di includere anche la legislazione polacca che limita l’aborto tra le questioni dell’indagine sulla situazione dello stato di diritto in Polonia.

Non solo le istituzioni dell’Ue hanno mosso questo bugiardo attacco alla Polonia, ma anche il commissario per i Diritti umani del Consiglio d’Europa ha deciso di presentare una propria memoria a sostegno delle ragioni degli abortisti contro i limiti delle norme polacche, in un caso che si sta discutendo presso la Corte europea dei diritti dell’uomo. Nelle sue osservazioni scritte alla Cedu, pubblicate online mercoledì 10 novembre, la sorosiana Dunja Mijatović ha affermato che il divieto di aborto eugenetico “rappresenta l’ultimo passo in un quadro giuridico e procedurale già eccessivamente proibitivo che regola l’accesso alle cure abortive sicure e legali, con un impatto dannoso sui diritti umani delle donne in Polonia”. Cure abortive? La malattia sarebbe il concepimento, la maternità, cioè l’embrione umano che cresce nell’utero si deve estirpare per poter curare... Una vergogna che il Comitato dei Ministri del CoE non l’abbia ancora cacciata per indegnità (e conflitto di interessi).

Ci siamo già soffermati più volte sulla lotta barbara che l’Europa sta conducendo contro la Polonia per la sua difesa delle tradizioni cristiane, la dignità umana dal concepimento e la famiglia naturale. Qui basti ricordare due semplici fatti: il calo di aborti, scesi a 300 in dieci mesi, un primo successo per la Polonia e per la crescita demografica e famigliare (con la corrispondente coesione sociale) di quel Paese; le morti materne per emorragia e sepsi sono pari a quelle di molti Paesi europei (inclusa l’Italia) e di molto inferiori a quelle occorse alle mamme francesi, tedesche e inglesi: è un dato certo che emerge dalle ricerche internazionali.

Ancora una volta, dunque, il duplice standard di valutazione del Parlamento e delle istituzioni europee viene smascherato, ormai non c’è alcun pudore nello strumentalizzare e mistificare persino le morti delle donne pur di imporre la liberalizzazione, in questo caso, dell’aborto. Vien da piangere nel dover prendere atto che in questi stessi giorni in cui la Polonia viene strigliata per la sua difesa della vita nascente e abbandonata nel difendere i confini comuni, i parlamentari europei abbiano protestato con veemenza contro la decisione del presidente David Sassoli che ha richiesto la presenza di persona alle riunioni del Parlamento e abolito il telelavoro e le riunioni via web che hanno permesso di votare da casa sin dall’inizio della pandemia.

Lascia interdetti che a fronte di tutto ciò, l’intergruppo parlamentare dei Federalisti europei chieda di dare più poteri al Parlamento per rafforzare la democrazia. D’altronde, ci basta prendere atto che la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, è a Washington per un premio dell’Atlantic Council in questi giorni di assalto alla Polonia, mentre Charles Michel si è fermato un paio di giorni fa a Berlino per discutere con i leader della costituente coalizione socialista, prima di giungere con tutta calma a Varsavia per portare un fiato di solidarietà. Son questi uomini e donne che porteranno l’Europa al fallimento completo.