Leone XIV: la Messa salva il mondo
La «grandezza sacra del Mistero» e la preoccupazione del Papa per la carenza di sacerdoti, che nel discorso ai ministranti francesi sottolinea «la bellezza, la felicità e la necessità di una simile vocazione».

La presenza di Gesù nell'Eucaristia è il «tesoro più prezioso» della Chiesa, e «salva il mondo»: ricevendo in udienza i ministranti francesi, Leone XIV ricorda loro la grandezza e la necessità della Messa. Così imprescindibile che la crisi delle vocazioni non è un problema di second'ordine, ma «una grande disgrazia».
Il Papa prende le mosse dal tema del giubileo, sottolineando «quanto abbiamo bisogno di sperare» di fronte ai mali del mondo e alle prove personal: «Chi verrà a salvarci? …Non solo dalle nostre sofferenze, dai nostri limiti e dai nostri errori, ma anche dalla morte stessa? La risposta è perfettamente chiara e risuona nella Storia da 2000 anni: solo Gesù viene a salvarci, nessun altro». Prova di questo amore è l'offerta della sua vita nel sacrificio della croce, «l’evento più importante della storia del mondo», la cui memoria la Chiesa custodisce e trasmette nell'Eucaristia, «il suo tesoro più prezioso». L'Eucaristia «che voi», dice rivolto ai ministranti, «avete la gioia e l’onore di servire».
Il «tesoro dei tesori» viene donato incessantemente perché sin dagli albori della Chiesa «tra le mani del sacerdote, e alle sue parole "questo è il mio Corpo, questo è il mio Sangue", Gesù dona ancora la sua vita sull’altare, versa ancora il suo sangue per noi oggi». Qui trova risposta la necessità di sperare e di essere salvati: «la celebrazione della Messa ci salva oggi! Salva il mondo oggi!».
Un atto che al tempo stesso è gioioso («come non provare gioia nel cuore alla presenza di Gesù?») e «serio, solenne, intriso di gravità. Possano il vostro atteggiamento, il vostro silenzio, la dignità del vostro servizio, la bellezza liturgica, l’ordine e la maestà dei gesti introdurre i fedeli nella grandezza sacra del Mistero».
Infine, poiché la Messa salva il mondo, al Papa non è estranea la sollecitudine per le vocazioni, esortando i ministranti a essere «attenti alla chiamata che Gesù potrebbe rivolgervi a seguirlo più da vicino nel sacerdozio». E confida loro «una cosa che dovete ascoltare, anche se può inquietarvi un po’: la mancanza di sacerdoti in Francia, nel mondo, è una grande disgrazia! Una disgrazia per la Chiesa!». Ma proprio i ministranti, così vicini all'altare, possono cogliere «la bellezza, la felicità e la necessità di una simile vocazione». E se non c'è Messa senza sacerdote, non c'è sacerdote senza Messa: «che vita meravigliosa è quella del sacerdote che, al centro di ogni sua giornata, incontra Gesù in modo così eccezionale e lo dona al mondo!».