La voce che riconosce chi sei
Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono (Gv 10,27)
Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell'incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente». Gesù rispose loro: «Ve l'ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola». (Gv 10,22-30)
Durante la festa della Dedicazione, nel cuore dell’inverno, Gesù cammina nel tempio e viene accerchiato da chi pretende una risposta netta: “Se sei il Cristo, dillo apertamente”. Ma Gesù ribalta la domanda. Non si tratta solo di ascoltare parole, ma di riconoscere una voce. È la relazione che fa la differenza: le sue pecore lo seguono perché lo conoscono e si lasciano conoscere. Non serve una dichiarazione clamorosa, bastano le sue opere – ma per chi non vuole credere, neanche quelle bastano. Chi è chiuso, resta fuori. Chi ascolta, entra in una promessa forte: nessuno può strapparlo dalla mano del Pastore. Nella tua vita quotidiana in quali momenti riesci a riconoscere la voce di Gesù? Sei disposto a fidarti di Dio anche quando non hai da Lui tutte le risposte che vuoi?