Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Giuseppe Lavoratore a cura di Ermes Dovico
SCHEGGE DI VANGELO

La seconda possibilità

Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio (Gv 5,14)

Schegge di vangelo 12_03_2024 English Español

Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l'acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». E all'istante quell'uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all'uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: "Prendi la tua barella e cammina"». Gli domandarono allora: «Chi è l'uomo che ti ha detto: "Prendi e cammina?"». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo. Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell'uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato. (Gv
5,1-16)


Gesù che guarisce il paralitico ci fa riflettere sul fatto se sia peggio la malattia del corpo o quella dell'anima? Sappiamo bene che è peggio la dannazione dell’anima. La morte “secunda” come diceva San Francesco, non tanto quella del corpo, ma il giudizio che ci attende quando saremo al cospetto del Signore. A quel punto o la nostra anima sarà salva, oppure l‘avremo persa. Ecco perché - sempre San Francesco - chiama la morte corporale “sorella”, perché, proprio come avevano capito i santi e i martiri, la morte non è la fine di tutto, ma il passaggio per raggiungere la vita eterna in Dio. Approfitta di questo momento per fare una preghiera a Gesù e Maria che danno la possibilità di morire in grazia di Dio.