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La pastorale del giardinaggio

Dottrina sociale 22_10_2021

Vi ricorderete di quel parroco che ai bambini che si sono accostati per la prima volta alla Comunione eucaristica ha regalato una piantina da mettere a dimora in un vaso o in giardino. Ricordiamo certamente tutti la discussa “cerimonia” di messa a dimora di pianticelle nei giardini vaticani in occasione dell’inizio del Sinodo dell’Amazzonia. In questi giorni si sta tenendo a Taranto la 49ma Settimana sociale dei Cattolici italiani e il presidente e vescovo mons. Filippo Santoro ha annunciato che nel corso dei lavori verranno piantati 50 platani che possano ossigenare l’aria. In una comunità religiosa ho sentito che è stata lanciata l’iniziativa “adotta un albero” con la possibilità anche di dare ad esso un nome.

Oggettivamente questa nuova ondata di fenomeni pastorali dà molto da pensare. La Chiesa ha sempre inteso la pastorale come coltivazione delle anime, non vorremmo che ora diventasse una coltivazione di piante. So bene che il tema del “Giardino” e dell’”albero”, a cominciare da quelli dell’Eden, hanno un forte significato teologico e che i fiori denotano un significativo richiamo simbolico nella devozione a Maria Santissima, tuttavia in questi nuovi casi di giardinaggio ecclesiale è in atto un preoccupante scadimento di prospettiva. Assistiamo anche qui ad un fenomeno di secolarizzazione della fede, nella forma della secolarizzazione del Giardino.

Ad aumentare la preoccupazione è il collegamento di queste “piantagioni” con i luoghi comuni dell’ambientalismo sociologico e politico di oggi. Se il parroco consegna in dono ai Comunicandi una pianticella e spiega loro che si tratta di un simbolo di qualche cosa – per esempio della crescita della loro fede, poniamo -, può andare …, ma se quella stessa parrocchia poi mette in atto iniziative per non adoperare più il carbone – la parrocchia “carbon free” indicata come una fondamentale meta pastorale dalla Settimana sociale dei Cattolici di Taranto -, per non adoperare più la plastica (la parrocchia “plastic free”), per mettere i pannelli solari e, soprattutto, se pensa che queste iniziative diano voce al Vangelo mentre invece assorbono solo gli interessi economici e ideologici dei soggetti della “green economy”, allora siamo veramente messi male. La “green economy” non è gratis, fa gli interessi di molti, e non è innocua, anche i pannelli solari si debbono riciclare dopo un tot di anni e non esistono seri motivi per mandare in pensione il carbone, se non i motivi di chi vuole vendere i sostitutivi del carbone. Ma cosa c’entra il Vangelo con queste manovre interessate?

La fede cattolica chiede di adoperare la ragione, perché non è fideismo, ma sui temi dell’ambiente sembra che la Chiesa abbia perso la ragione e che la nutra di slogan. La questione ecologica è diventata assolutamente prioritaria ed onnipresente nella pastorale. Tutti piantano alberi. Ma a dettare le parole d’ordine e i contenuti di questa pastorale del giardinaggio non è la Chiesa che pianta alberi, ma sono interessi economici e ideologie ad orientamento materialista. Il primato dell’ambiente è il primato della loro concezione dell’ambiente con tutti i dogmi che essi impongono, a cominciare dal riscaldamento globale antropico che non esiste. A cominciare dalla “transizione ecologica” che impoverirà molti perché la green economy, come la verdura “biologica”, è per i benestanti. A cominciare dai 50 platani del vescovo Santoro che, secondo lui, dovrebbero combattere l’anidride carbonica, come se l’anidride carbonica fosse qualcosa da combattere per definizione dogmatica. Sono tante le sciocchezze che la Chiesa di oggi fa proprie e questo abbandono della ragione trasforma la pastorale in ideologia presa a prestito da altri.

Penso che uno dei motivi di fondo di questa nuova pastorale del giardinaggio sia un inconfessabile desiderio di non sentirsi a disagio nel mondo, di essere considerati “normali” dal mondo e non come degli alieni. Che il nuovo ecologismo sia una moda dietro la quale ci sono interessi materiali e di pensiero dovrebbe risultato abbastanza evidente, però accettarla e conformarvisi dà l’idea di “esserci” nella storia, di stare al passo con i “segni dei tempi”, di non essere esuli su questa terra ma di abitarvi comodamente insieme a tutti gli altri. Dà l’idea di essere solidali con tutti e specialmente con i poveri, di essere universalmente fratelli perché sulla stessa barca. E questo rasserena e conferma che si è sulla strada giusta.

Purtroppo, però, è solo un’auto-illusione.