La nuova frontiera del Canada: eutanasia per i neonati
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I medici canadesi hanno troppi pazienti, che non vogliono guarire ma farla finita anche in assenza di malattie terminali. E la prospettiva di sopprimere i neonati affetti da patologie suscita sempre meno scandalo. Una volta introdotta la legge, la morte è diventata una tragica routine.

L’eredità di Trudeau è un Canada nel baratro. La diffusione della cultura della morte nella società canadese è diventata routine, soprattutto in questo decennio di regno del Partito Liberale. Due recenti avvenimenti dimostrano come, una volta introdotta, la cultura della morte divenga irrefrenabile e preoccupante.
Dall'approvazione della legislazione sulla eutanasia nel 2016, i decessi in Canada hanno continuato ad aumentare e, come abbiamo descritto in precedenza su queste pagine, nel 2023 più di 60.000 persone hanno deciso di porre fine alla propria vita con questa pratica. Ancor oggi, un decesso su 20 è stato causato dal “Pentobarbital”, una sostanza chimica utilizzata per interrompere la vita dei pazienti, nonostante la preoccupazione di molti medici che hanno denunciato crescenti pressioni e numerose irregolarità legali.
Un recente e ampio articolo su The Atlantic di settembre, intitolato Il Canada si sta suicidando, illustra questa drammatica situazione. L'eutanasia è diventata così comune nel Paese che ci sono "liste d'attesa", i medici non riescono a eseguirne un numero sufficente per liberarle, non per mancanza di personale, piuttosto per il crescente numero di cittadini stanchi di continuare a lottare e di sentirsi “un peso” per i propri cari. Allo stesso tempo, non esistono una normativa e provviste efficaci per le cure palliative nel Paese che aiutino i malati a migliorare la propria qualità di vita.
Quando il MAiD (Medical Assistance in Dying), la legislazione sull’eutanasia, fu approvato, prometteva una maggiore autonomia individuale e un sollievo dalla sofferenza. Si è consolidata invece la "cultura della morte". Come ha osservato il The Atlantic si sta facendo largo l’idea di applicare l’eutanasia ai neonati. Già nel 2022, il dottor Louis Roy del Quebec College of Physicians aveva sollevato l'idea dell'eutanasia per i bambini fino a un anno di età che nascevano «con gravi deformazioni, sindromi mediche molto gravi e gravissime, la cui aspettativa di vita e il cui livello di sofferenza sono tali che sarebbe sensato garantire che non soffrano».
Tre anni fa la proposta dell’eutanasia per neonati aveva suscitato scandalo, proteste e scalpore, oggi invece ci si avvia in silenzio verso quella terribile prospettiva. Sebbene i genitori abbiano già la possibilità di interrompere il trattamento per i neonati affetti da patologie, la proposta accelererebbe la morte del neonato, sollevando interrogativi sul consenso.
Lunedì 25 agosto, il Quebec College of Physicians ha dichiarato al Daily Mail che «l'assistenza medica al suicidio può essere un trattamento appropriato per i neonati che soffrono di dolori fortissimi che non possono essere alleviati e che presentano gravi malformazioni o gravi sindromi polisintomatiche… e ritiene che i genitori debbano avere la possibilità di ottenere questa assistenza per il loro bambino in circostanze ben definite». Già oggi i pazienti non devono essere necessariamente malati terminali per avere diritto all'assistenza medica al suicidio e, tra due anni, i malati mentali potranno chiedere l’eutanasia, mentre il Parlamento ha già raccomandato di concederne l'accesso anche ai minorenni.
I criteri previsti dalla legge canadese richiederebbero una motivazione medica per l'eutanasia, come una diagnosi fatale o un dolore ingestibile. Tuttavia, come riporta l’indagine del The Atlantic, un rapporto del 2024 del medico legale capo dell'Ontario ha scoperto che alcuni pazienti sono stati soppressi sulla base di altri fattori, tra cui un «bisogno sociale insoddisfatto» o per altre sofferenze che avrebbero potuto essere affrontate con aiuti economici, migliori relazioni sociali o un alloggio adeguato.
Siamo alla prova provata del passaggio dalla morte assistita alla eugenetica degli “inadatti”, bimbi, ragazzi, adulti o anziani che siano, come negli anni Venti e Trenta del secolo scorso.
Il vaso di Pandora dell’eutanasia e dell’eugenetica, una volta aperto, non può essere chiuso con il malsano cerchiobottismo delle mediazioni. I liberali al governo in Canada si stanno impegnando anche per depotenziare e limitare l’attività delle organizzazioni del Paese che difendono la dignità della vita dal concepimento alla morte naturale, perché come sempre accade, le voci dissonanti e veritiere infastidiscono il "potere".
Così, il sito di informazione candese Steinbach Online ha riportato i giorni scorsi della raccomandazione fatta al governo dal Comitato permanente per le finanze del parlamento federale di abolire ogni riconoscimento e beneficio fiscale alle organizzazioni pro-life, togliendo loro lo status di enti di beneficenza. Il comitato ha anche raccomandato al governo di «modificare l'Income Tax Act per fornire una definizione di ente benefico che elimini lo status privilegiato di 'promozione della religione' come scopo benefico». In entrambi i casi, la perdita dello status di ente benefico avrebbe incluso anche i beni posseduti dall'ente stesso, che avrebbero dovuto essere trasferiti a un'altra organizzazione. Gli effetti di tale cambiamento sarebbero di vasta portata, e danneggerebbero sia le organizzazioni pro-life che quelle religiose.
Dunque non è esagerato dire che il Canada si sta suicidando e il governo vuol mettere a tacere i buoni samaritani che vogliono salvarlo. Tutto ciò in un Paese nel quale – amareggia doverlo dire – il primo ministro liberale Mark Carney ha affermato più volte di essere cattolico
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