Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Dottrina sociale
a cura di Stefano Fontana

VACCINARE RAGAZZI E BAMBINI

La mano dello Stato sui minori

Dottrina sociale 03_08_2021

Le attuali politiche governative sulla vaccinazione di massa da tempo prendono di mira i minorenni e forti pressioni vorrebbero coinvolgere anche i bambini. Vaccinare i minori sembra sia diventata la priorità per la lotta al virus. Su questo punto la Dottrina sociale della Chiesa esprime la sua forte avversità dato che riscontra in queste politiche l’azione di principi contrari al bene comune.

Quando ha cominciato a diffondersi l’idea di vaccinare i minorenni, molti avevano fatto presente l’illiceità morale e politica della cosa. I motivi erano tanti e tutti importanti. Prima di tutto: c’era una documentazione certa della gravità del rischio cui si sarebbe andati incontro non vaccinandosi? Non c’era. Anzi, i dati documentavano il contrario certificando che il rischio epidemiologico tra i giovani è bassissimo. Il dovere morale di sottoporsi a vaccinazione esiste solo davanti ad un gravissimo pericolo incombente, che per i giovani non esisteva quando si cominciò a parlare della loro necessaria vaccinazione e non esiste tuttora.

A questo punto si è tirata fuori l’altra idea: anche se non c’è rischio diretto e personale grave, i giovani devono essere comunque vaccinati per ridurre e impedire la diffusione del virus, ossia per esigenze di etica pubblica. Ma questo principio è moralmente inaccettabile per due motivi strettamente collegati tra loro. L’intervento sanitario deve procurare un bene per la persona soggetta a tale intervento. Altri motivi, chiamiamoli di “salute pubblica”, non possono giustificare un intervento sulla persona se tale intervento anche non procura un bene alla persona, ma invece procura un danno oppure la sottopone ad un rischio ingiustificato. Tanto più il principio vale se il cosiddetto vaccino che viene inoculato è ancora in fase sperimentale, per la cui cosa il danno e il rischio grave non si possono escludere in modo assoluto. La persona non può essere strumento del bene pubblico, il giovane non bisognoso per sé del vaccino, non può quindi essere vaccinato per garantire la salute altrui, a maggior ragione quando non ci sono nemmeno dati che confermano che il suo sacrificio possa veramente essere utile..

Questo conduce al secondo principio: non ci può essere contrasto tra il bene comune e il bene della singola persona. Questo è stato sempre insegnato dalla Dottrina sociale della Chiesa, in accordo con la filosofia e la teologia politica cattolica. Non è etico sacrificare qualcuno per il bene di altri, o della maggioranza. Il rapporto tra la società e la persona è il rapporto di un tutto con un altro tutto. Il bene comune non è un bene superiore a quello delle singole persone, ma coincide con il bene di ogni singola persona.

Dietro a questo equivoco sta la confusione tra bene comune e bene pubblico. Il primo è un bene qualitativo ed etico che riguarda ogni singola persona della comunità politica, il secondo è un bene quantitativo che può riguardare alcuni, la maggioranza o anche tutti i cittadini ma come somma del loro benessere individuale. Il primo ha come componente (ma non essenziale) anche il bene sanitario, il secondo ritiene invece essenziale il bene sanitario inteso come quello stabilito dal potere politico (spesso a servizio di quello economico).

L’obiettivo di vaccinare tutti i minori viene perseguito dal potere politico in vari modi. Il primo modo è propagandistico e consiste nei veicolare tramite i media di Stato e i testimonial del jet set l’idea del dovere civico per proteggere i cosiddetti soggetti deboli dal contagio. Il secondo consiste nel ricatto del Green Pass, impedendo varie attività a chi non è vaccinato e quindi obbligando senza obbligare. Ad un possibile terzo modo ha dato il proprio contributo il recente parere del Comitato Nazionale di Bioetica sostenendo il diritto del minore di vaccinarsi anche contro il parere dei genitori o di chi detiene la patria potestà. In questo modo si è valorizzata l’autodeterminazione del giovane. Egli crede di autodeterminarsi mentre invece è eterodeterminato dalla propaganda e dalle pressioni dirette e indirette.