Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santa Caterina da Siena a cura di Ermes Dovico
ORA DI DOTTRINA / 87 – La trascrizione

La custodia degli angeli – Il testo del video

Ogni uomo, spiega san Tommaso, ha il suo angelo custode dalla nascita. Ma che dire di Cristo: anche Lui ne ha avuto uno? E Adamo nello stato di innocenza? E gli infedeli, compreso l’Anticristo? Vediamo le risposte, con l’Aquinate.

Catechismo 22_10_2023

Proseguiamo oggi la riflessione che abbiamo iniziato domenica scorsa sugli angeli custodi, cioè quella missione che Dio ha affidato ad alcuni angeli, ad alcuni cori angelici, di custodire la creazione in generale e soprattutto ciascuno di noi, ciascun uomo.

Richiamiamo rapidamente il punto centrale che abbiamo visto la scorsa volta, trattando la quæstio 113, nella prima parte della Summa Theologiæ: abbiamo visto l’art. 1, nel quale si sostiene una cosa fondamentale e cioè che per noi uomini, a causa della nostra debolezza, che registriamo sia nella conoscenza sia nella volizione – due facoltà della nostra anima, l’intelletto e la volontà –, Dio ha predisposto che creature a noi superiori, caratterizzate da stabilità e fermezza, vengano in nostro aiuto, in nostro soccorso e ci custodiscano in questa vita.

Negli articoli successivi della quæstio 113 (non li vedremo tutti, ma cercheremo di trattare quelli che ci interessano di più), si entra nello specifico di questa azione di custodia. Anzitutto, nell’art. 2, san Tommaso dice che ad ogni uomo è dato un angelo specifico. Dunque, non c’è un angelo che custodisce tutto il genere umano o un angelo che custodisce alcuni esseri umani, sebbene vi siano degli angeli preposti agli uomini in quanto comunità. Ma, per quel che a noi interessa adesso, san Tommaso ci dice che ogni uomo ha il suo angelo custode. E la ragione di questo sta proprio nella dignità dell’uomo, cioè l’uomo è persona.

Come spiega san Tommaso, le altre creature vengono custodite dagli angeli, ma non singolarmente, quanto invece nella loro specie, nel loro genere; quindi c’è questa custodia degli angeli su tutte le creature, ma nell’uomo [questa custodia] è particolare, è singolare, cioè ogni uomo ha il suo angelo custode, precisamente perché ogni uomo è persona. In sostanza, ognuno di noi ha di fronte a Dio un valore particolare, singolare, non interscambiabile con un’altra persona, perché ogni persona ha la sua unicità. Ed è per questo che ad ogni persona Dio ha destinato un angelo custode.

San Tommaso è dell’idea che questo non avvenga solo per i battezzati. Cioè, non è che l’angelo custode venga dato col Battesimo: piuttosto, secondo Tommaso, l’angelo custode viene dato con la nascita, perché tutti gli uomini necessitano per la loro natura di questa custodia, sia per quanto riguarda la loro vita naturale sia per la loro vita soprannaturale, a cui siamo chiamati. E gli angeli ci aiutano, ci portano, ci consigliano, non solo per quanto riguarda il nostro bene in natura, ma anche per il nostro bene ultimo, cioè la vita soprannaturale. E lo fanno anche con i non battezzati per condurli a ciò o comunque, dice san Tommaso, per respingere dei mali da loro. Questo è importante. Siccome il governo di Dio, il governo della Provvidenza abbraccia tutti gli uomini, non solamente i battezzati, non solamente i cristiani – Dio fa sorgere il sole sopra i giusti e sopra gli ingiusti (cf. Mt 5,45) – così gli angeli, che partecipano del governo universale di Dio, vengono dati a tutti gli uomini. Questo è un pensiero fondamentale di san Tommaso.

Ora entriamo un po’ più nel dettaglio con l’art. 4, dove si trattano alcune questioni specifiche. Abbiamo detto che ad ogni persona viene dato un angelo custode. San Tommaso spiega la ragione: «Finché vive in questo mondo, l'uomo si trova come su una strada che deve condurlo alla patria» (I, q. 113, a. 4). Un breve commento: è una frase semplice, fondamentale, ma dimenticata. Cioè l’uomo non è nella sua patria, non deve costruire la sua patria qui in terra; qui è su una strada che deve condurlo a una patria, quindi è un viator, colui che passa per via. Biblicamente si ricorda anche un’altra immagine, che è quella dell’esilio. L’esilio è appunto l’essere lontani dalla patria, non essere nella patria.

Prosegue san Tommaso: «Ma lungo tale strada molti pericoli incombono su di lui, sia dall’interno che dall’esterno, come dice il Salmista: “Nel sentiero dove cammino mi hanno teso un laccio”» (ibidem). San Tommaso è molto realista: la vita di quaggiù è piena di insidie, di pericoli, a cui l’uomo non può far fronte da solo, anche perché non si tratta “solo” dei pericoli che può vedere, che può valutare, che gli vengono dai suoi pari o dalla creazione visibile, ma ci sono anche le insidie dei demoni e quindi del mondo invisibile. Prosegue san Tommaso: «Quindi, come si dà una scorta alle persone che devono transitare per strade malsicure, così si dà un angelo custode a ogni uomo, finché dura il suo stato di viatore. Quando invece sarà giunto al termine della strada, allora l’uomo non avrà più un angelo custode; ma avrà in Cielo un angelo conregnante, o nell’Inferno un demonio tormentatore» (ibidem).

L’angelo custode è in relazione al nostro essere viatores, all’essere verso la patria. Cosa succede quando noi non saremo più in questa via, ma saremo arrivati? Il nostro angelo custode non è che ci lascia, ma non è più un custode, perché non serve più custodirci una volta che non ci sono più i pericoli, una volta che l’uomo non ha più la sua condizione di mutevolezza, di instabilità. Ma l’angelo custode diventerà colui con cui regniamo insieme, con cui insieme loderemo Dio. Già ora l’angelo custode è il nostro grande maestro della vita di preghiera, di lode e di adorazione di Dio. Oppure se, Dio non voglia, non ci salveremo, allora avremo un demonio tormentatore, che non sarà evidentemente l’angelo buono che ci ha custodito in questa vita.

San Tommaso apre qui tre questioni interessanti e cioè: 1) Proprio tutti gli uomini hanno avuto il loro angelo custode? Lo ha avuto anche Cristo? E qui risponde alla prima obiezione. 2) Lo ha avuto anche Adamo nello stato di innocenza? E qui risponde alla seconda obiezione. 3) Lo hanno anche i presciti? I presciti sono coloro che Dio, nella sua onniscienza, sa che non si salveranno, per colpa loro; cioè non è che Dio li predestini a non salvarsi, nel senso di essere necessitati a non salvarsi, ma Dio sa che nella loro libertà non accetteranno i mezzi della salvezza e non si salveranno. Anche i presciti, gli infedeli, addirittura l’Anticristo hanno l’angelo custode?

Vediamo la prima obiezione: Cristo ha avuto o non ha avuto un angelo custode? San Tommaso spiega che Cristo non aveva bisogno della custodia degli angeli. Gli angeli che noi troviamo nel Vangelo, che servono Cristo, come dopo il trionfo sulle tentazioni nel deserto, non sono i suoi angeli custodi. Perché Cristo non aveva bisogno della custodia degli angeli? Perché era governato immediatamente dal Verbo di Dio. In ragione dell’unione ipostatica, cioè dell’unione tra le due nature – la natura umana e la natura divina, due nature nell’unica Persona divina – Cristo era guidato dalla Trinità, dal Verbo di Dio, quindi non aveva bisogno della custodia angelica.

Seconda obiezione. Che dire di Adamo? Adamo, nello stato di innocenza, aveva bisogno dell’angelo custode? San Tommaso dice di sì. E spiega la ragione: «Nello stato di innocenza l’uomo non correva alcun pericolo dall’interno, perché all’interno tutto era ordinato in lui» (ibidem). Cioè, la natura integra, non ancora ferita dal peccato originale, faceva sì che Adamo non fosse sconvolto dalle passioni sregolate, faceva sì che Adamo, nella sua intelligenza, avesse la scienza infusa: aveva tutti i doni della natura integra. «Però – dice Tommaso – gli sovrastavano pericoli dall’esterno, per le insidie dei demoni, come provarono gli eventi» (ibidem). Cioè, Adamo ed Eva, nello stato di innocenza, pur non avendo tutti i problemi, le debolezze che hanno travolto la natura umana dopo il peccato originale, tuttavia erano circondati in qualche modo dalle insidie del demonio. E lo si è visto nella tentazione. Dunque, per questa ragione, anche loro avevano l’angelo custode, che li custodiva dalle insidie del maligno.

Vediamo la terza obiezione, che riguarda i presciti, gli infedeli e l’Anticristo. San Tommaso sostiene la tesi universalista e cioè che tutti gli uomini – eccetto Cristo, e abbiamo spiegato perché – hanno avuto bisogno degli angeli custodi e tutti l’hanno e l’avranno, anche l’Anticristo. E san Tommaso spiega: «I presciti, gli infedeli e l’Anticristo, come non sono privati dell’aiuto interno della ragione naturale, così non sono neppure privati dell’aiuto esterno concesso da Dio a tutto il genere umano, e cioè della custodia da parte degli angeli» (ibidem). Cioè, come Dio non priva nessuno della ragione naturale, delle facoltà naturali, così non priva nessuno della custodia degli angeli, che fanno parte – attenzione – del governo di Dio su tutta la Sua creazione, su tutto il genere umano. «E sebbene non ne ricevano un aiuto al punto da meritare la vita eterna con le buone opere [a causa loro, non a causa degli angeli evidentemente], tuttavia sono in tal modo portati a evitare dei mali con i quali potrebbero danneggiare sé stessi e gli altri» (ibidem). In sostanza, vuol dire che gli angeli esercitano – anche nei confronti di coloro che non li ascoltano, non li vogliono ascoltare, non vogliono in alcun modo essere custoditi da loro – almeno una funzione di freno. Tant’è vero che san Tommaso dice apertamente: «Così pure l’Anticristo non potrà nuocere quanto vorrebbe» (ibidem). Un’affermazione fondamentale.

Il male che gli uomini pensano di fare, tutti gli uomini – incluso l’Anticristo, che è la quintessenza della perversione e della malvagità dell’uomo – non possono fare il male che vogliono, possono fare solo il male che gli è permesso. E Dio contiene il male che gli uomini vogliono fare e anche quello dei demoni, lo contiene anche per mezzo dell’azione degli angeli custodi, i quali impediscono, almeno a coloro che non li vogliono ascoltare nel bene, di compiere un male maggiore di quanto Dio voglia permettere.

Questo è importantissimo perché ci spiega che il male ha un limite; e dobbiamo ricordarcelo, specie in un mondo, in un tempo, in una concezione che è diventata orizzontale anche per noi cattolici, per noi cristiani: il male ha un limite; ha un limite di estensione e un limite di tempo. Non c’è nulla che sfugga al governo di Dio, a quel governo che Dio esercita tramite gli angeli e in particolare tramite gli angeli custodi. È importante richiamare questa verità di fede, che è una verità sostanziale e in questo momento preziosissima per non cadere dentro le tentazioni o di disperazione o di quell’attivismo che nasce in fondo dalla disperazione, come se tutto fosse perduto, come se tutto dipendesse solo ed esclusivamente dall’azione dell’uomo; di fronte a quello che sta avvenendo nella Chiesa e nel mondo, è come se l’uomo dovesse fare tutto lui: così saremmo spacciati, anche perché siamo di fronte a delle forze superiori a noi. Ma, ripete san Tommaso, così pure l’Anticristo – quindi nel momento massimo della prova e della tentazione per tutta l’umanità e per la Chiesa stessa – non potrà nuocere quanto vorrebbe; può nuocere quanto gli è permesso; e se gli è permesso da Dio, vuol dire che l’Anticristo avrà un’azione che alla fine si rivelerà dentro il progetto di Dio, cioè un’azione di purificazione, un’azione di giustizia – qui ci sarebbe un discorso enorme da aprire, ma è così – e un’azione per stimolare la virtù, la fede, la carità e la speranza dei buoni, di coloro che provano in qualche modo a seguire la volontà di Dio.

Ora, qui san Tommaso apre un altro discorso, a cui abbiamo in qualche modo già accennato e che troviamo nell’art. 6, dove si chiede «se l’angelo custode talora abbandoni l’uomo». La domanda è: può succedere che l’angelo custode a un certo punto, per la totale non-corrispondenza da parte dell’uomo, lo abbandoni? San Tommaso, nel sed contra, cita la Prima Lettera di Pietro, al capitolo 5, quando dice che «il vostro avversario, il diavolo, come leone ruggente va in giro cercando chi divorare». Quindi, dice san Tommaso, «con maggiore continuità ci custodiscono gli angeli buoni» (I, q. 113, a. 6). Cioè, alla tenacia dei demoni, alla tenacia del tentatore corrisponde una tenacia maggiore dell’angelo custode, che dunque non abbandona mai l’uomo nel suo stato di viatore. E, spiega san Tommaso, Dio non abbandona mai del tutto l’uomo, cioè non abbandona l’uomo nel piano della Provvidenza; può “abbandonarlo” nel senso che può permettere, per un suo bene, che cada in una colpa: perché, per esempio, non monti in superbia e cada così in una colpa maggiore; oppure, molto tra virgolette, può “abbandonarlo” quando lo lascia a una pena, gli fa sperimentare una pena che gli serve per purificazione, che gli serve sempre per umiltà. Ma non è propriamente un abbandono, è la percezione di abbandono, è una permissione che Dio vuole, in certe situazioni. Come nella sua Provvidenza Dio non abbandona mai realmente l’uomo, similmente anche l’angelo custode, dice san Tommaso, «non abbandona mai del tutto l’uomo, ma talora lo abbandona in quanto non impedisce, secondo il piano divino, una sua tribolazione, o un suo peccato» (ibidem). Cioè, non è un abbandono, ma è un trattenersi dall’impedire una tribolazione o un peccato, perché nel governo di Dio rientra questa permissione; attenzione, non è Dio chiaramente che spinge al peccato, ma permette che l’uomo con la sua libertà pecchi, perché possa poi trarne, se vuole, delle lezioni, soprattutto di umiltà, di diffidenza di sé stesso, di diffidenza nelle proprie forze; così come può lasciarlo, “abbandonarlo” nella tribolazione, ma non perché lo abbandoni, bensì perché non impedisce una tribolazione, di nuovo, per il bene dell’uomo. Noi sappiamo dunque che, anche dopo aver commesso il peccato, anche dopo la tribolazione, non veniamo abbandonati dall’angelo custode; questo è importante, perché nel momento della prova la sensazione è invece quella di essere abbandonati da Dio e dall’angelo custode, ma non è così. C’è un “abbandono” relativo in una situazione, ma non c’è un abbandono in senso stretto da parte dell’angelo custode né tanto meno da parte di Dio.

Un’ultima selezione che ho voluto fare è quella dell’art. 3: come diversi cori angelici entrino in gioco nella custodia degli uomini. Domenica scorsa abbiamo visto come siano i cori inferiori ad avere le missioni ad extra, ad essere inviati nelle missioni esterne. San Tommaso fa una distinzione importante, dicendoci che gli uomini vengono custoditi sia individualmente sia universalmente o comunitariamente: «Primo, in forma individuale, secondo che a ogni singolo uomo è assegnato un particolare angelo custode [ed è quello che abbiamo visto in questa lezione]. E la custodia in questa forma spetta agli angeli dell’infimo ordine, incaricati, come insegna S. Gregorio, di “annunziare le cose di minore importanza”; ora, tra tutti gli uffici angelici il minimo sembra appunto quello di prendersi cura di quanto interessa la salvezza di un solo individuo» (I, q. 113, a. 3). Ora, non dobbiamo pensare che sia una sorta di disprezzo di queste missioni, ma evidentemente, rispetto a tutte le missioni angeliche, questa è la più bassa, infima in questo senso, non nel senso di disprezzo evidentemente. Dunque, è agli Angeli, quindi all’ultimo coro, che spetta la custodia individuale degli uomini.

C’è una seconda forma di custodia. Dice san Tommaso: «In forma universale. E questa varia secondo i diversi ordini [sempre di ordini inferiori si tratta], poiché una causa è tanto più alta quanto più universale. Per conseguenza, la custodia delle collettività umane spetta all’ordine dei Principati, o forse agli Arcangeli, il cui nome significa Angeli Principi, per cui anche Michele, che è un Arcangelo, viene detto in Daniele “uno dei principi”» (ibidem). Cioè, ai Principati e agli Arcangeli viene affidata, ci dice san Tommaso, la custodia delle collettività. San Michele, tradizionalmente, è il custode, il protettore della Chiesa, della collettività dei santificati, dei credenti, dei cristiani.

Oppure, ci sono degli angeli che custodiscono le nazioni. Ricordiamo le apparizioni di Fatima, dove l’angelo si presenta come l’Angelo del Portogallo, cioè non del Portogallo solo geograficamente inteso, ma della collettività umana, della popolazione portoghese. Le parrocchie, le diocesi hanno i loro angeli custodi, che non sono gli Angeli custodi individuali, ma sono appunto o Arcangeli o Principati. Comunque, anche alle collettività è preposto un angelo che custodisce non gli individui ma l’insieme, proprio perché l’uomo ha questa duplice dimensione: ha la sua individualità, ma è un essere sociale.

Continua Tommaso: «Salendo, vengono poi le Virtù che esercitano la custodia su tutte le nature corporee» (ibidem). Le Virtù regolano, custodiscono tutto ciò che è corporeo, tutto ciò che ha una materia. Dunque, vediamo come la creazione è custodita dagli Angeli, dalle Virtù. È interessante. Di nuovo, come dicevamo prima, la creazione non è governata da leggi esclusivamente fisiche, meccanicistiche, ci sono tutta una serie di elementi che sfuggono in qualche modo al calcolo e che invece hanno a che fare non solo con la libertà dell’uomo ma anche con l’azione angelica. Dunque, la creazione è governata, è custodita dalle Virtù, in tutte le sue dimensioni, dall’aspetto meteorologico ai fenomeni tellurici alla conservazione delle specie animali, eccetera. «Salendo ancora, vengono le Potestà che stanno a guardia dei demoni» (ibidem), cioè l’azione di freno nei confronti dei demoni spetta propriamente alle Potestà, precisamente perché i demoni non possono fare tutto il male che vogliono, secondo il discorso che facevamo prima.

Mentre l’Angelo custode trattiene i propri custoditi, fosse anche l’Anticristo stesso, dal fare tutto il male che vorrebbero per tenerli dentro l’ordine del governo divino, le Potestà stanno a guardia dei demoni, cioè neanche i demoni possono fare tutto il male che vogliono.

«Da ultimo, vengono i Principati che, secondo S. Gregorio, fanno da custodi agli spiriti buoni» (ibidem). I Principati acquistano dunque questa duplice funzione: la custodia delle collettività umana e la custodia agli spiriti buoni, probabilmente da intendere sempre nel senso della collettività umana.

L’ampiezza, la profondità, la bellezza di questo discorso ci serve a uscire da quella limitatezza della visione della storia, della realtà, visione che nasce dalla valutazione che noi facciamo esclusivamente secondo quello che cade sotto i nostri sensi e che entra nelle nostre macchinazioni e nei nostri ragionamenti umani: non è così. La gran parte delle creature sono invisibili, sono miriadi e queste creature esercitano sulla creazione, sugli uomini, un’azione di custodia, di governo, di guida, di aiuto. C’è molto più nel mondo che non vediamo rispetto al mondo – pure meraviglioso, straordinario, difficile da esaurire per la nostra conoscenza – che vediamo.

La prossima volta affrontiamo il tema dell’ostilità dei demoni, cioè: come esiste un mondo benevolo [grazie all’azione degli Angeli custodi], esiste anche un mondo ostile. Entrambi fanno parte delle “cose invisibili”, ma che pure sono reali e hanno un’azione significativa sulla storia umana e su ciascuno di noi.



ORA DI DOTTRINA / 86 – La trascrizione

Il ministero degli angeli – Il testo del video

15_10_2023 Luisella Scrosati

Gli angeli svolgono un ministero, per mandato di Dio. Tutti gli angeli hanno una missione interna, l’illuminazione. Invece alle missioni esterne, tra cui la custodia degli uomini, sono inviati gli ultimi cinque cori.

ORA DI DOTTRINA / 85 – LA TRASCRIZIONE

Come gli angeli agiscono sugli uomini – Il testo del video

08_10_2023 Luisella Scrosati

Gli angeli possono agire sulla nostra volontà tramite l’intelletto: quelli buoni presentano il bene, i demoni il male. Il mezzo è la persuasione, non c’è determinismo: l’uomo rimane libero. Influenza su volontà, intelletto, immaginazione e sensi.

ORA DI DOTTRINA / 84 - LA TRASCRIZIONE

Cristo e gli angeli - il testo del video

01_10_2023 Luisella Scrosati

Cristo è capo della Chiesa e, in quanto tale, capo degli uomini e degli angeli. Il Verbo incarnato si trova dunque al vertice di quella cascata di luce divina che dai serafini si riversa ai livelli inferiori.