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La Commissione CEI per i problemi sociali, questa desaparecida

La CEI ha una Commissione per i problemi sociali e il lavoro di cui non si sente più parlare, è come sparita dall’orizzonte. In passato aveva fatto cose egregie. Oggi si è spenta a causa dell'abbandono della prospettiva della DSC e la perdita della fiducia che una formazione ai suoi principi sia fondamentale per la pastorale sociale.

Dottrina sociale 04_06_2020

La Conferenza episcopale italiana (CEI) ha una Commissione per i problemi sociali e il lavoro, a cui sono stati di recente aggiunti i temi della pace e della salvaguardia del creato, presieduta da mons. Filippo Santoro, vescovo di Taranto. Suo scopo sarebbe indirizzare e coordinare la pastorale sociale alla luce della Dottrina sociale della Chiesa. In genere anche nelle diocesi esiste una Commissione con lo stesso nome il che farebbe pensare ad un coordinamento pastorale efficace in questo settore. Di questa Commissione episcopale, però, non si sente più parlare, è come sparita dall’orizzonte. Non si ha notizia di sue iniziative, non organizza mai un qualche appuntamento, non sembra dare indicazioni e direttive per la pastorale sociale, non coordina nessuna rete. L’unica attività che ancora rimane è data dal Messaggio pubblicato in tre occasioni: la Giornata per la salvaguardia del Creato (1 settembre), quella del Ringraziamento (seconda domenica di novembre) e per la festa del lavoro del primo maggio. Si tratta di ben poca cosa, a dire il vero, anche perché il contenuto di questi documenti negli ultimi anni si è fatto generico, consenziente fin troppo ai temi in voga al momento come l’ambientalismo, e soprattutto staccato dagli insegnamenti della Dottrina sociale della Chiesa di cui la Commissione non parla più. Ci si è votati ad un pastoralismo in linea con le prospettive dominanti nella cultura laica di oggi.

In passato la Commissione per i problemi sociali e il lavoro (allora si chiamava così perché ancora non si occupava di tutto) aveva fatto cose egregie, segnalandosi spesso come l’organismo più attivo e lungimirante della CEI. Pensiamo per esempio al Direttorio di Pastorale sociale pubblicato nel 1991 a nome della Commissione e con una Introduzione del Presidente cardinale Ruini. Rappresentava un notevole forzo di organizzare e indirizzare la pastorale sociale alla luce della Dottrina sociale della Chiesa in tutta Italia, in modo consapevole e coordinato. Un testo di notevole livello e anche molto coraggioso. Era quello un periodo di forte posizionamento della CEI. Infatti sempre nel 1991 usciva anche il documento “Educare alla legalità” della Commissione Giustizia e Pace e l’anno precedente era stato reso noto il Direttorio per la pastorale familiare della Commissione episcopale per la Famiglia. Nel 1993 le due Commissioni per la Pastorale sociale e per la Famiglia organizzarono congiuntamente un grande convegno nazionale sulla famiglia. Nel 1994, la Commissione, allora presieduta da Mons. Santo Quadri, vescovo di Modena, pubblicava il documento “Democrazia economica, sviluppo e bene comune”. Nel 1998 la Commissione, allora presieduta dal vescovo di Alessandria Fernando Charrier,  pubblicò la Nota pastorale “Le comunità cristiane educano al sociale e al politico”. Nello stesso anno si tenne il convegno nazionale "La questione lavoro oggi. Nuove frontiere dell'evangelizzazione" che si meritò una lettera ad hoc di papa Giovanni Paolo II.

Ho riportato solo alcune cose fatte dalla Commissione, certamente caratterizzate dai tempi e quindi anche con elementi contingenti discutibili, ma comunque segno di una notevole attività e soprattutto della consapevolezza di essere presenti nella guida del cambiamento. Soprattutto si deve notare i quelle attività il costante riferimento alla Dottrina sociale.

Oggi la Commissione si è spenta. Un motivo istituzionale può forse essere la soppressione del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, confluito nel nuovo dicastero dello sviluppo umano integrale, il quale dava la linea anche per le Commissioni nazionali. Un altro motivo può essere la dilatazione dei temi di cui la Commissione si dovrebbe occupare. Ai problemi sociali e il lavoro sono state aggiunte la pace e la salvaguardia del creato. Troppo per occuparsene con profitto. La causa principale, però, è l’abbandono della prospettiva della Dottrina sociale della Chiesa e la perdita della fiducia che una formazione ai suoi principi sia fondamentale per la pastorale sociale. C’è allora la rincorsa al tema di attualità, che di solito è imposto dall’opinione pubblica laica, collegato semmai con la Scrittura ma saltando la mediazione della Dottrina sociale.

Neppure in occasione della pandemia da covid-19 la Commissione si è fatta sentire. Nonostante lo sconquasso da essa provocato sia tale da chiamare in causa tutti gli aspetti della vita sociale e da interpellare per intero la Dottrina sociale della Chiesa.