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Turchia. Da chiesa a moschea

La chiesa del Santissimo Salvatore di Chora a Istanbul forse diventerà una moschea

La trasformazione in moschea della chiesa del Santissimo Salvatore può  preludere alla conversione in moschea della Basilica di Santa Sofia, già annunciata come possibile dal presidente Erdogan

 

 

Il Consiglio di stato della Turchia ha stabilito che la chiesa del Santissimo Salvatore di Chora, situata in un quartiere occidentale di Istanbul, attualmente un museo, debba essere “riconsegnata al suo culto iniziale”, tornando cioè a essere una moschea. Il governo dovrà decidere se dare seguito alla sentenza. Ma in realtà in origine l’edificio, costruito nel V secolo, era appunto una chiesa e tale è rimasto per oltre mille anni, fino al 1511 quando i turchi ottomani, che hanno conquistato Istanbul nel 1453, ne hanno fatto una moschea. La chiesa costituisce uno dei più begli esempi di arte bizantina. Al suo interno si possono ammirare affreschi e mosaici di pregevole fattura. Era stata trasformata in un museo nel 1945, in ossequio alla visione secolare della repubblica fondata nel 1923 da Mustafa Kemal Ataturk. Si teme che la decisione del Consiglio di stato possa essere una mossa per aprire la strada alla conversione in moschea della basilica di Santa Sofia, un progetto da tempo perseguito dagli islamisti turchi e che il presidente Recep Tayyip Erdoğan ha dichiarato di voler prendere in considerazione. Santa Sofia, costruita nel VI secolo, era stata trasformata in moschea nel 1453 e in museo nel 1935. Però, insieme alla Moschea Blu, al Palazzo Topkapi e ad altri edifici storici di Istanbul, Santa Sofia nel 1985 è stata proclamata dall’Unesco Patrimonio dell’umanità. Quando, a marzo, il presidente Erdogan ha parlato della possibilità di trasformare in moschea Santa Sofia, l’Unesco ha dichiarato che ogni decisione riguardante un edificio patrimonio dell’umanità spetta al Comitato del patrimonio mondiale e quindi che la Turchia deve sottoporre eventuali modifiche alla sua approvazione.