In attesa dell'Extra omnes comincia la conta dei papabili
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I fedelissimi di Francesco avrebbero trovato il loro candidato nel francese Aveline, chi invece vuole voltare pagina punterebbe sull'ungherese Erdo. Ma la candidatura più quotata resta per ora quella "fisiologica" di Parolin.

Lunedì si è iniziato a fare sul serio nelle congregazioni generali, mentre aumenta il numero degli incontri privati tra cardinali. Passato il funerale, ora non ci si nasconde più e le attenzioni di tutti i cardinali a Roma sono concentrate sull’individuazione di un candidato idoneo al soglio di Pietro. I bergogliani di più stretta osservanza sembrano averlo trovato e non ne fanno mistero.
Il nome della continuità è quello del cardinale Jean-Marc Aveline, nato nell’allora Algeria francese 67 anni fa e arcivescovo di Marsiglia. È lui l’uomo chiamato a portare avanti il cavallo di battaglia della sinodalità senza le asprezze caratteriali e le contraddizioni di Francesco. Stanno lavorando a costruire la sua candidatura i due alfieri dell’ultraprogressismo cattolico: il lussemburghese Jean-Claude Hollerich e il tedesco Reinhard Marx. Nel manifesto programmatico di un pontificato Aveline (che con ogni probabilità si chiamerebbe Giovanni XXIV) ci sarebbe un Sinodo sul Mediterraneo, puntando molto sul dialogo interreligioso con l’Islam e insistendo sul tema dell’accoglienza ai migranti. Per ciò che attiene la Messa tridentina, l’arcivescovo di Marsiglia dovrebbe essere più tollerante rispetto a Bergoglio dal momento che nella sua diocesi ha accolto la Société des Missionnaires de la Miséricorde Divine e non ha applicato Traditionis Custodes, arrivando al punto di celebrare in Vetus Ordo anche dopo la pubblicazione delle restrizioni.
L'avanzata di Aveline potrebbe creare più di un grattacapo al candidato partito favorito, il segretario di Stato uscente Pietro Parolin che continua ad avere molti avversari in Curia disposti a votare il francese per fargli un torto. L'esplosione del caso Becciu ha ulteriormente danneggiato la papabilità del porporato veneto dopo l'uscita degli audio tra Genoveffa Ciferri e Francesca Immacolata Chaouqui che rivelano la strategia per convincere monsignor Alberto Perlasca ad accusare il presule sardo. Nelle carte pubblicate da Domani è spuntata una chat del 17 settembre 2021 in cui un'infuriata Ciferri si lamenta con la sua referente per i presunti condizionamenti fatti sull'amico Perlasca e scrive che sarebbe stato «indotto a parlare sotto pressione» aggiungendo che il monsignore lombardo «su Parolin ha detto» e che volendo avrebbe potuto mettere «in difficoltà su tutto». Una minaccia nemmeno troppo velata da parte della donna vicinissima al grande accusatore di Becciu. Nonostante la scarsa attendibilità, vedere il nome del più papabile in quelle chat e vederlo associato alla vicenda per cui il suo ex sostituto ha definitivamente detto addio all'ingresso in conclave (ieri l’ufficialità in una nota) non fa buona pubblicità.
Quella di Parolin è una candidatura quasi fisiologica che resta ancora adesso la più quotata. I suoi sostenitori stanno facendo circolare la voce nelle congregazioni che sul nome del segretario di Stato uscente si sarebbero già compattati 40 voti. L'intento è quello di convincere altri elettori a far confluire sin da subito i propri voti su Parolin per poter dare una dimostrazione di forza già dal primo giorno di conclave e arrivare ad un'elezione rapida.
Chi invece ha vissuto con disagio l'ultimo pontificato si sta organizzando per individuare un uomo che sappia mettere ordine nel caos lasciato da Francesco. Pesa l'eredità del cardinale George Pell che aveva dedicato l'ultimo periodo della sua vita a delineare un programma di azioni che il nuovo Papa avrebbe dovuto adottare per archiviare i complessi anni bergogliani. Il porporato australiano, uscito scottato dal conclave del 2013 nel quale fu grande elettore dello sconfitto Angelo Scola, aveva individuato nell’ungherese Péter Erdő l’uomo ideale per rimettere le cose a posto. Giurista 72enne, saldo nella dottrina e con una lunga esperienza pastorale alla guida della diocesi di Esztergom-Budapest, Erdő ci ha tenuto in questi anni a togliersi di dosso l’etichetta di conservatore. Una mossa comprensibile in un sacro collegio mai così spostato verso posizioni progressiste dopo dodici anni di concistori di Francesco. Però la base di suoi sostenitori resta quella di cardinali creati da Benedetto XVI e da Giovanni Paolo II (non tutti) con qualche inaspettata aggiunta tra i porporati di più recente creazione.
Queste tre sono le candidature attualmente in piedi a cui si aggiungono una sfilza di papabili o potenziali tali che però potrebbero venir fuori al momento giusto, magari per cercare un compromesso con uno degli altri due schieramenti in campo. In questo "limbo" trovano posto figure come Luis Antonio Tagle, Fridolin Ambongo Besungu, José Tolentino de Mendonça, Matteo Maria Zuppi, Pierbattista Pizzaballa, Charles Bo, Ángel Fernández Artime, Lazarus You Heung-sik, Fernando Filoni, Claudio Gugerotti. Chi ha più interesse a trovare un’intesa prima dell’apertura della Sistina sono i sostenitori della candidatura di Parolin impegnati a presentare l’ex segretario di Stato come una soluzione centrista. I grandi supporters del porporato veneto sono Marcello Semeraro e l’ultraottantenne Beniamino Stella. Le grandi manovre sono in corso per evitare a Parolin di fare la fine di Scola nel 2013.
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