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UNA STORIA VERA

Il successo di Unplanned, il film che smaschera l’aborto

Tutto esaurito per l’anteprima italiana di Unplanned, proiettato l’8 luglio a Roma nella sua versione censurata e pure con il divieto ai minori di 14 anni (ma è pronto il ricorso). Tre i messaggi fondamentali del film sulla storia vera di Abby Johnson: le menzogne degli abortisti, il connubio tra aborto e potere, la misericordia sperimentata dall’ex manager di Planned Parenthood.

Cinema e tv 10_07_2021

Dopo due anni di attesa, il film Unplanned approda nelle sale italiane. Un debutto che sembra davvero non passare inosservato, innanzitutto a giudicare dal sold out dell’anteprima di giovedì sera al multisala Adriano di Roma. I dati Cinetel hanno certificato Unplanned come pellicola più vista d’Italia in una sola sala l’8 luglio. Il film, che ricostruisce la vicenda di Abby Johnson, celebre “pentita” di Planned Parenthood, è stato proiettato nella sua versione censurata (non mancano le scene particolarmente crude) e ne è comunque stata vietata la visione ai minori di 14 anni.

Più che mai convinta del valore pedagogico di Unplanned, Federica Picchi, fondatrice e managing director di Dominus Production, ha annunciato il suo ricorso al Ministero dei Beni Culturali, a margine della proiezione. A darle man forte in questa operazione saranno due colonne della medicina pro-vita italiana: i ginecologi Filippo Maria Boscia, presidente dell’Associazione Medici Cattolici Italiani, e Giuseppe Noia, presidente dell’Associazione Italiana Ginecologi Ostetrici Cattolici.

Nel suo ricorso, Picchi intende evidenziare proprio “il fatto che, al di là di come la si pensi, il più grande problema dell’aborto è la disinformazione: non si vuole far vedere alla madre il bambino che ha in grembo, né far ascoltare il battito cardiaco…”. Secondo Federica Picchi il vero punto di forza di Unplanned è nel riprendere fedelmente una “storia vera”: è un film “non ideologico”, in grado di “scuotere le coscienze” e di ribaltare completamente l’approccio “parziale e scientificamente non veritiero” che prevale nella maggior parte dei nostri ospedali. Negli ultimi anni, poi, ha aggiunto Picchi, emerge “l’aggravante della Ru486”, somministrata “con grande banalità”.

Il film lanciato in Italia da Dominus Production ha il pregio di essere una storia di grande impatto emotivo ma estremamente lineare e chiara nella morale che esprime. I messaggi che Unplanned trasmette sono essenzialmente tre.

In primo luogo, viene smascherata la menzogna degli abortisti. Nel film viene raccontato come la giovane Abby Johnson sia stata letteralmente “adescata” e traviata da Planned Parenthood ad uno stand allestito dal colosso anti-natalista presso il suo liceo. Ad Abby, fortemente indecisa nelle sue convinzioni, viene fatto credere che lo scopo di Planned Parenthood sia quello di istruire le ragazze a un corretto uso della contraccezione e che, in fondo, l’aborto sia l’extrema ratio da consentire ma, al tempo stesso, da limitare. Entrata a far parte di Planned Parenthood, prima come volontaria, Abby diventa poi impiegata, per essere infine promossa a direttrice della clinica di Bryan (Texas). Anno dopo anno, tuttavia, scopre di essere ingannata: il reale obiettivo di Planned Parenthood è quello di praticare il maggior numero di aborti possibili, per una mera questione di business. Abby stessa passa personalmente attraverso l’esperienza dell’aborto, ripetuta due volte. Il secondo episodio è il più drammatico: assunta la pillola abortiva, la giovane va incontro a copiose emorragie e teme di morire. Si adira, quindi, con i suoi stessi colleghi, che non l’avevano avvisata degli effetti collaterali ma questa esperienza non è ancora sufficiente a farle cambiare idea sul suo lavoro.

Il secondo messaggio forte del film è riferito al connubio luciferino tra aborto, denaro, potere e carriera. Abby Jonson ha bruciato le tappe e, dopo circa otto anni di servizio in Planned Parenthood, viene premiata come miglior dipendente della sua azienda. Un’obiezione posta in merito all’opportunità di limitare il numero degli aborti, la porta a scontrarsi con la sua superiore, che prima la accusa di ingratitudine, poi le svela la verità: l’aborto è il core business di Planned Parenthood e, grazie ad esso, Abby può concedersi qualche sfizio in più, dai viaggi alle ferie pagate. Le viene quindi svelata un’altra ipocrisia: per Planned Parenthood lo status di onlus è soltanto un “regime fiscale” nominale, il vero obiettivo è lucrare il più possibile sugli aborti, sottoponendo le sfortunate clienti a deplorevoli trattative, neanche si trattasse di una polizza assicurativa: più tardi effettui il tuo aborto e più dovrai pagare, ecc.

Il terzo e forse più importante messaggio è quello della misericordia: Abby Johnson ha avuto la grazia di vivere circondata da persone che, senza giudicarla, non le hanno mai nascosto il desiderio di una sua conversione. Sia i genitori che il marito sono cristiani e pro-life e attendono con incredibile e commovente pazienza il giorno in cui Abby annuncerà il suo licenziamento da Planned Parenthood. Altre due splendide figure nella vicenda sono Marilisa e Shawn, una coppia di giovani pro-life, che si reca a pregare quotidianamente davanti alla clinica. Superata l’inevitabile diffidenza iniziale, Abby diventa amica dei due e il giorno in cui “crollerà” definitivamente i primi che andrà a cercare saranno loro.

Unplanned sarà ufficialmente distribuito nelle sale italiane a partire dal prossimo settembre. Come annunciato da Federica Picchi subito dopo la proiezione romana, saranno comunque possibili ulteriori anteprime. Al termine dell’evento al cinema multisala Adriano, dove sono intervenuti anche i rappresentanti dell’associazionismo cattolico e pro-life (tra gli altri: Pro Vita & Famiglia, CitizenGo, Difendere la Vita con Maria, Universitari per la Vita, Non si tocca la Famiglia, Costola Rosa), sono state distribuite locandine promozionali e schede per le “ricadute didattiche” destinate agli insegnanti.