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LA LETTERA

Il quieto vivere moderno che allontana il martirio

La testimonianza vera (quella che può portare anche al sangue e non quella piccolo borghese) costituisce una dimensione normale della vita cristiana, a cui noi, in occidente, abbiamo felicemente abdicato.

Editoriali 02_07_2018

Caro direttore,
sto leggendo gli “Atti dei martiri” in una vecchia edizione di “Città Nuova” e sto pensando che la testimonianza vera (quella che può portare anche al sangue e non quella piccolo borghese) costituisce una dimensione normale della vita cristiana, a cui noi, in occidente, abbiamo felicemente abdicato. E’ impressionante leggere i comportamenti dei martiri cristiani del II secolo di fronte allo strapotere di tutti gli imperatori romani, a partire da Nerone in poi. Ed è inevitabile paragonare quei comportamenti a quelli che ci sarebbero oggi, nel nostro ambiente gioiosamente nichilista, descritto da Del Noce.

Particolarmente impressionanti sono gli atti relativi al martirio di San Policarpo, vescovo di Smirne. Si legge: “Il proconsole cercava di convincerlo a rinnegare la fede dicendogli: ’pensa alla tua età…giura per il genio di Cesare, cambia idea…giura e ti metto in libertà; maledici Cristo’. Policarpo rispose: ‘sono ottantasei anni che lo servo e non mi ha fatto nessun torto. Come posso bestemmiare il mio re, il mio salvatore?” Oggi, il laico cattolico collettivo, probabilmente, avrebbe risposto: “beh, effettivamente tengo famiglia e poi, alla mia età, vorrei vivere tranquillo, dopo tante fatiche”. Mentre, il teologo cattolico collettivo e, naturalmente, progressista, avrebbe risposto: “beh, caro proconsole, noi vogliamo dialogare con Cesare, percui proponiamo un talk show alla presenza di un ateo, di un agnostico, di un rappresentante delle altre chiese cristiane, del direttore di un giornalone per discutere insieme e amabilmente sul rapporto tra Cristo ed il Potere, in modo tale che si possa convivere in pace, ognuno al proprio posto. Ci sono molti teologi e storici cattolici che possono coordinare tale evento. Con la giusta libertà c’è posto per tutti, persino per i cristiani”. Il “genio di Cesare” di oggi accetterebbe con entusiasmo la proposta e tutti sarebbero salvi.

Ancora, negli Atti si legge: “Disse il proconsole: ‘ho le belve; ti getto ad esse se non cambi idea’. Rispose Policarpo:’ Chiamale! Noi cristiani non ammettiamo che si cambi idea passando dal bene al male; bisogna invece cambiare idea per passare dal peccato alla giustizia’. E quegli insistette: ‘ti farò consumare dal fuoco, se non te ne importa nulla delle belve, e se non vuoi cambiare idea’. E Policarpo rispose: ‘tu mi minacci un fuoco che brucia un poco e poi si spegne. Si vede bene che non conosci il fuoco del giudizio futuro, della pena eterna riservata agli empi. Ma perché indugi? Fai quello che vuoi”. Il teologo collettivo di oggi, insieme a qualche vescovo “collettivo”, forse risponderebbe così: “E’ da stupidi non cambiare idea secondo le mode del tempo che cambia, percui dialoghiamo, sottolineando innanzi tutto gli errori che i cristiani hanno fatto nei secoli, soprattutto con la Crociate, con l’Inquisizione, con il Sillabo, con la morale sessuale e tante altre cose. Discutiamo, dunque, per trovare i valori comuni su cui convivere pacificamente, prendendo come base della discussione la canzone “Imagine”. A noi non importa se, per fare questo cammino, dovremo rinunciare a molte nostre idee e se saremo confinati nelle opere di soccorso ai disastri che l’uomo ateo contemporaneo sta producendo. A noi interessa solo solidarizzare, come una ONG, con le difficoltà della gente; non ci importa che le nostre idee si affermino, perché lasciamo ad altri la possibilità di egemonizzare la cultura e la politica attraverso la stampa, le TV, la scuola ed ogni forma di propaganda. Lasciateci vivere nel nascondimento. Vi assicuriamo che non vi daremo alcun fastidio. Voi, però spegnete ogni fuoco e lasciateci scrivere ogni tanto un articolo sui vostri giornali per confermare il vostro pensiero unico.” Dopo questa risposta il proconsole di turno direbbe: “Vedo che siete dei nostri. Andate tranquilli”

Probabilmente, questa ricostruzione delle “testimonianze” di oggi sono immaginifiche. A me sembrano realistiche, se confrontate con il richiamo di Cristo a non avere vergogna di Lui. Alla domanda del perché sembra che la Chiesa di oggi abbia abbandonato l’uomo moderno, il Servo di Dio don Giussani rispose che probabilmente i cristiani hanno avuto “vergogna di Cristo”. Avere vergogna di Cristo, infatti, è il miglior modo per evitare qualunque tipo di “martirio”.