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IA a lume di candela: pensavo fosse amore, invece era una app

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Galeotto fu l’algoritmo... così perfetto da gestire ogni fase, dalla compatibilità alla rottura. Ma il rischio più grande è proprio quello di eliminare il rischio, rinunciando all’imprevedibilità e al mistero stesso dell’incontro umano.

Attualità 04_06_2025
CARLO CARINO BY AI MID - imagoeconomica

L'intelligenza artificiale ha invaso ogni aspetto delle nostre vite, ma forse in nessun ambito la sua presenza è più inquietante quanto nel mondo degli appuntamenti. Dalle foto generate ai messaggi di rottura scritti da ChatGPT, l'AI sta trasformando radicalmente il modo in cui ci approcciamo alle relazioni, con conseguenze che vanno ben oltre la semplice comodità tecnologica.

La riduzione del rischio e l'impoverimento dell'esperienza umana. L'intelligenza artificiale sta sistematicamente riducendo la nostra propensione al rischio relazionale. App come Iris utilizzano algoritmi per prevedere compatibilità e attrazione reciproca, mentre strumenti come Rizz generano automaticamente risposte "perfette" per ogni situazione. Il risultato è un processo di selezione sempre più automatizzato che elimina l'incertezza, l'imprevedibilità e, con esse, il mistero stesso dell'incontro umano.
Come osserva padre Paolo Benanti, esperto di etica delle tecnologie e già consigliere di papa Francesco, «L'intelligenza artificiale è un moltiplicatore e quindi può moltiplicare anche le disuguaglianze». È vero anche il suo contrario: nel contesto degli appuntamenti, questo moltiplicatore sta amplificando la nostra naturale tendenza a cercare la perfezione, creando aspettative irrealistiche e riducendo la tolleranza verso l'imperfezione umana.
La recente nota vaticana Antiqua et Nova mette in guardia contro questo approccio tecnocratico alle relazioni umane. Quello che continuerà sempre a mancare all'intelligenza artificiale saranno «la ricchezza della corporeità, la relazionalità e l'apertura del cuore umano alla verità e al bene». Quando deleghiamo all'AI la scelta dei nostri potenziali partner, rischiamo di perdere quegli elementi intangibili che rendono ogni relazione unica e autentica.

La bolla dei filtri relazionale: l'incontro diventa conferma. L'uso massiccio di algoritmi di matching sta creando quella che potremmo definire una "bolla dei filtri relazionale". Come i social media ci mostrano solo contenuti che confermano le nostre opinioni, le app di dating ci presentano sempre più profili che corrispondono ai nostri criteri predefiniti, eliminando la possibilità di incontri casuali ma sorprendenti.
Questa tendenza trasforma radicalmente la natura dell'incontro amoroso. Se tradizionalmente l'amore nasceva dal confronto con l'alterità, dalla scoperta dell'altro nella sua diversità, oggi l'AI ci propone versioni sempre più raffinate di noi stessi. Non incontriamo più l'altro, ma una proiezione algoritmica delle nostre preferenze.
«Non dobbiamo mai perdere di vista l'umanità», aveva avvertito padre Benanti, sottolineando come le tecnologie debbano rispettare e promuovere la dignità umana. Ma quando l'AI decide chi incontriamo basandosi su calcoli probabilistici, stiamo forse perdendo proprio quella dimensione umana che dovrebbe essere al centro di ogni relazione autentica.

La falsificazione del sé nell'era dell'AI generativa. Se la selezione algoritmica impoverisce l'incontro, l'AI generativa sta letteralmente falsificando la presentazione di sé. Esistono app che permettono di creare immagini di dating completamente artificiali, mentre altre tecnologie consentono di modificare dettagli che consideriamo poco attraenti delle nostre foto reali.
Questa dinamica va ben oltre il semplice "miglioramento" estetico. Stiamo assistendo alla nascita di identità completamente artificiali, costruite per massimizzare l'appeal secondo parametri algoritmici. Come nota una recente ricerca, molti utenti ormai scrutano ogni profilo con sospetto, incapaci di distinguere tra realtà e finzione.

La nota Antiqua et Nova avverte chiaramente sui pericoli di questa antropomorfizzazione dell'AI: «Proprio perché la vera saggezza presuppone l'incontro con la realtà, i progressi dell'IA lanciano un'ulteriore sfida: poiché essa è in grado di imitare efficacemente le opere dell'intelligenza umana, non si può più dare per scontata la capacità di capire se si sta interagendo con un essere umano oppure con una macchina».
Quando non sappiamo più distinguere tra un profilo autentico e uno generato dall'AI, stiamo perdendo la fiducia fondamentale che dovrebbe essere alla base di ogni relazione. Il risultato è un ambiente relazionale caratterizzato da sospetto reciproco e superficialità crescente.

La delega emotiva: quando l'AI gestisce i nostri traumi. Ma forse l'aspetto più preoccupante di questa rivoluzione tecnologica è la crescente tendenza a delegare all'intelligenza artificiale la gestione delle nostre emozioni più profonde. Sempre più persone utilizzano ChatGPT per scrivere messaggi di rottura, elaborare sentimenti complessi o persino gestire situazioni relazionali difficili.
Questa delega emotiva rappresenta una forma di evitamento che può avere conseguenze devastanti per la nostra maturità affettiva. Come può un algoritmo, per quanto sofisticato, comprendere la complessità di un cuore spezzato o la delicatezza di una separazione?
Quando deleghiamo all'AI l'elaborazione dei nostri traumi relazionali, stiamo rinunciando a quel processo di crescita personale che nasce proprio dall'affrontare le difficoltà. Il dolore, la delusione, la fatica di comunicare i propri sentimenti sono elementi costitutivi dell'esperienza umana, necessari per sviluppare empatia, resilienza e maturità emotiva.

Verso un futuro senza amore autentico? In un mondo in cui gli algoritmi decidono chi incontrare, l'AI genera le nostre immagini e ChatGPT scrive i nostri addii, che spazio rimane per l'autenticità, la vulnerabilità e l'imperfetta bellezza dell'amore umano?
Come ricorda la tradizione cristiana richiamata dalla nota vaticana, «il valore di una persona non dipende dal possesso di singolari abilità, dai risultati cognitivi e tecnologici o dal successo individuale, bensì dalla sua intrinseca dignità fondata sull'essere creata a immagine di Dio». Quando riduciamo l'incontro amoroso a un calcolo algoritmico, stiamo negando questa dignità fondamentale.

La vera sfida del nostro tempo non è bandire completamente l'AI dal mondo degli appuntamenti, ma riconoscere i suoi limiti intrinseci e preservare quegli spazi di umanità che nessuna macchina potrà mai replicare.
L'intelligenza artificiale può offrire strumenti utili, ma non può sostituire il coraggio di essere vulnerabili, la capacità di accettare l'imperfezione dell'altro e la pazienza di costruire relazioni autentiche. In un'epoca che promette soluzioni algoritmiche a ogni problema, forse la vera rivoluzione sta nel riscoprire il valore insostituibile dell'imperfezione umana.



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