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IL NUOVO GOVERNO

Gentiloni, gratta gratta, trovi il solito Renzi

I soliti interessi hanno mosso la nascita di questo esecutivo, benedetto da Renzi, che, tuttavia, per qualche mese farà finta di non occuparsene, limitandosi ad aprire e gestire con i soliti metodi la stagione congressuale del suo partito. Ma prima o poi gli italiani voteranno e si prenderanno la rivincita. Gentiloni è il volto pulito di un disegno gattopardesco volto a illudere la gente: far finta di cambiare affinchè nulla cambi. 

Politica 12_12_2016
Paolo Gentiloni

L’Italia si accinge ad avere il quarto governo non scelto dai cittadini: dopo Monti, Letta e Renzi, toccherà all’attuale ministro degli esteri uscente, Paolo Gentiloni traghettare il Paese verso le prossime elezioni politiche. Il Presidente della Repubblica ha incaricato lui dopo aver ascoltato tutte le delegazioni dei vari partiti, ma alla fine le vere consultazioni si sono fatte a Palazzo Chigi, le ha tenute il premier uscente, Matteo Renzi ed è stato lui a imporre al Quirinale il nome di Gentiloni. Questo dicono gli osservatori e commentatori più accreditati, opinione che ci sentiamo di condividere, soprattutto dopo aver letto la probabile compagine del nuovo esecutivo, che sarà sostanzialmente una fotocopia di quella del governo sconfitto nelle urne referendarie.

Su internet impazza la rivolta contro le istituzioni, ormai la politica non riesce più a colmare le distanze siderali che la separano dalla società e si trincera dietro le solite trame di potere. Gentiloni è il volto pulito di un disegno gattopardesco volto a illudere la gente: far finta di cambiare affinchè nulla cambi. D’altra parte questo governo dovrà gestire gravosi impegni internazionali, dovrà sciogliere il rebus banche, con una serie di istituti di credito italiano a serio rischio default, dovrà fare la prima mossa per quanto riguarda la riforma elettorale, cercando di trovare un accordo con le opposizioni, dovrà rassicurare i mercati e instaurare buone relazioni con l’establishment trumpiano, dovrà porre rimedio ai disastri compiuti in alcuni ministeri come l’Istruzione, la Pubblica amministrazione e semplificazione amministrativa, viste le massicce e rumorose contestazioni del mondo della scuola e la sonora bocciatura della riforma Madia da parte della Corte Costituzionale.

L’esecutivo Gentiloni nascerà con una forte impronta renziana, nel segno della continuità, nonostante l’ex sindaco di Firenze avesse promesso il ritiro dalla politica in caso di sconfitta al referendum. A Palazzo Chigi resterà il suo fedelissimo Luca Lotti, che potrà continuare a dettare la linea per conto del suo capo. Non cambierà nulla negli indirizzi fondamentali della politica nazionale e le prossime nomine nelle più importanti società partecipate, da Eni a Enel a Finmeccanica continueranno ad essere gestite dal cosiddetto “giglio magico”. Il mito della presunta diversità renziana si dissolve, quindi, come neve al sole e cede la scena a un diffuso disincanto anche tra tutti coloro i quali speravano davvero che potesse essere lui il vero rottamatore e rinnovatore dei costumi della politica italiana.

Quanto alla durata del nuovo governo, potrebbe accadere l’imponderabile e cioè che le difficoltà economico-finanziarie del nostro Paese possano prolungarne la vita fino alla scadenza naturale della legislatura, nel febbraio 2018. I parlamentari uscenti, molti dei quali sono certi di non essere ricandidati, fanno gli scongiuri e auspicano che esso duri almeno fino all’estate. Pare, infatti, che dal settembre 2017 essi possano maturare il tanto ambito vitalizio, che, invece, in caso di scioglimento delle Camere prima di quella data, perderebbero. Considerazioni meschine, ma dominanti nel Palazzo, dove si ragiona già su un possibile accordo in materia di legge elettorale, al fine di sbarrare la strada del successo ai grillini. Ma si troverà la quadra tra destra e sinistra su un sistema di voto che garantisca rappresentatività e governabilità oppure il verdetto della Consulta, previsto per il 24 gennaio, scriverà la parola fine sull’Italicum e riporterà le lancette dell’orologio indietro di 30 anni, reintroducendo di fatto un sistema proporzionale?

Intanto Gentiloni ha già chiarito che la sua maggioranza sarà la stessa del governo Renzi. Considerazione ovvia e scontata, visto che Forza Italia e Berlusconi, pur dichiarando estraneità alle sorti del nuovo esecutivo, in realtà lo benedicono, considerati gli eccellenti rapporti tra Paolo Gentiloni e Fedele Confalonieri. D’altronde, gli azzurri non possono formalmente lasciare il monopolio dell’opposizione ai Cinque Stelle e agli estremismi leghisti e post-fascisti e quindi devono simulare di essere ostili al nuovo premier. In realtà Luca Lotti, destinato a rimanere sottosegretario alla Presidenza del Consiglio anche nel governo Gentiloni, ha incontrato Gianni Letta, plenipotenziario berlusconiano, ed è facile intuire cosa si siano detti. 

Viene da chiedersi cosa sarebbe successo in Italia se a vincere domenica scorsa nelle urne fossero stati i “si”. L’elettorato, in modo schiacciante, ha decretato la sonora sconfitta di un governo e di un certo modo autoreferenziale di fare politica, che viene sostanzialmente riproposto in queste ore da un gioco di squadra Quirinale-Pd-Forza Italia. I soliti interessi hanno mosso la nascita di questo esecutivo, benedetto da Renzi, che, tuttavia, per qualche mese farà finta di non occuparsene, limitandosi ad aprire e gestire con i soliti metodi la stagione congressuale del suo partito. Ma prima o poi gli italiani voteranno e si prenderanno la rivincita. O almeno si spera.