«Ecco perché Becciu poteva (e doveva) partecipare al conclave»
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«Nell’accettazione pontificia ci sono numerosi profili di incertezza perché non si menziona il conclave né si priva espressamente Becciu della dignità cardinalizia. I cardinali avrebbero dovuto tenerne conto, ma Becciu ha dato comunque prova di grande amore alla Chiesa con il suo passo indietro». Sul caso del porporato estromesso dal conclave parla la canonista Geraldina Boni.

Del caso Becciu si parla sin da primo giorno di congregazioni generali, ma l'apice è stato raggiunto in questo inizio di settimana. Lunedì c'è stata la rivelazione dei documenti firmati dal Papa per escluderlo dal conclave a cui è seguito l'annuncio del cardinale sardo di fare un passo indietro ufficializzato il giorno dopo in una nota. La giornata di ieri, invece, ha visto la congregazione dei cardinali firmare insolitamente una dichiarazione che definiva la questione «di carattere procedurale». La congregazione ha «preso atto che egli (Becciu, ndr), avendo a cuore il bene della Chiesa, nonché per contribuire alla comunione e alla serenità del conclave, ha comunicato la sua decisione di non partecipare ad esso». La dichiarazione esprime «apprezzamento per il gesto da lui compiuto ed auspica che gli organi di giustizia competenti possano accertare definitivamente i fatti». Nonostante l'epilogo, restano forti dubbi sulla validità dell'esclusione ed è forte l'impressione che senza il sacrificio di Becciu la querelle sarebbe continuata ad oltranza, anche dopo il conclave. La Nuova Bussola Quotidiana ha commentato gli sviluppi con Geraldina Boni, professoressa ordinaria di Diritto ecclesiastico e canonico presso il Dipartimento di Scienze Giuridiche dell'Università di Bologna Alma Mater Studiorum ed autrice insieme a Manuel Ganarin e Alberto Tomer del libro “Il processo Becciu. Un’analisi critica” (Marietti1820).
Professoressa, secondo lei Becciu aveva il diritto di partecipare al conclave?
L'unica attestazione che comprimeva i suoi diritti connessi al cardinalato è quella contenuta nella sezione Rinunce e nomine sul Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede del 24 settembre 2020, tra l’altro laconica e un poco imprecisa. Si è trattato di una rinuncia che, malgrado il vocabolo sembri implicare una libera volontarietà dell’atto, non è stata spontanea ma comandata verbalmente da Francesco, sebbene Becciu si proclami da sempre innocente rispetto a quello di cui è stato imputato. Nell’accettazione pontificia ci sono numerosi profili di incertezza perché non si menziona il conclave né si priva espressamente Becciu della dignità cardinalizia, lasciando in tal modo aperta la possibilità che la situazione potesse evolvere e risolversi diversamente. In seguito, tra l’altro, Francesco, con significativi gesti concludenti, ha riammesso in alcune circostanze emblematiche Becciu al concistoro e alle celebrazioni pontificie, pubblicamente a partire da fine agosto 2022.
Che interpretazione dovevano assumere questi gesti agli occhi dei cardinali nelle congregazioni generali?
Questi gesti avrebbero potuto far presumere che la ʻsanzioneʼ inflitta fosse stata di fatto addirittura superata per volontà dello stesso Sommo Pontefice. Comunque, in applicazione della Costituzione Apostolica Universi Dominici gregis, il collegio dei cardinali, chiamato a dirimere la questione dubbia, avrebbe dovuto tener conto dei confini indefiniti e ambigui della rinuncia verosimilmente imposta a Becciu e dare fedelmente esecuzione a quanto stabilisce il diritto canonico che impone, laddove si sia dinanzi a disposizioni che comminano una pena o limitano il libero esercizio dei diritti, una loro interpretazione stretta. Dunque andava ammesso al voto in conclave.
La sua esclusione dal conclave è connessa alla condanna in primo grado inflitta dal Tribunale di Città del Vaticano nel processo su cui stanno emergendo in queste ore nuove ombre?
No. Il processo vaticano non ha alcuna connessione con la partecipazione al conclave. La pena temporale inflitta a Becciu dalla sentenza di primo grado del Tribunale vaticano non poteva in nessun modo essere invocata per impedirgli di entrare in conclave. Giovanni Paolo II, nella Universi Dominici gregis, ha confermato la disposizione per la quale nessun cardinale elettore potrà essere escluso dall’elezione sia attiva sia passiva per nessun motivo o pretesto. Il Tribunale di prima istanza dello Stato della Città del Vaticano rappresenta un’autorità secolare: un potere senz’altro del tutto singolare, eppure comunque statuale, che non può quindi condizionare in alcun modo l’elezione del Vicario di Cristo, privando un cardinale dell’elettorato. La sentenza di primo grado, inoltre, come si auspica vivamente, potrebbe essere ribaltata nell’appello attualmente in corso, riconoscendo l’infondatezza di tutte le accuse che sono state addebitate a Becciu: alcune invero fantasiose e già rivelatesi false.
Cosa ne pensa della rinuncia di Becciu a entrare in conclave?
Un gesto straordinario davanti al quale provo grande ammirazione ed anche un intimo conforto. Pur proclamando al mondo intero la propria innocenza e la sofferenza per avere indebitamente subito un processo che ha sconquassato la sua vita, il cardinale fa un passo indietro per amore della Chiesa: dimostrando, insieme alla sua statura morale, che le logiche di quest’ultima non sono quelle mondane. Il bene della Chiesa deve sempre prevalere sull’interesse personale, anche se chi lo rivendica è nel giusto. E poi c'è un altro aspetto..
Quale?
Il suo gesto blinda dal punto di vista giuridico la validità del conclave e l’elezione del prossimo successore di Pietro: mentre tutte le altre possibili soluzioni presentavano comunque profili problematici e avrebbero potuto creare in futuro dispute e polemiche. È poi vero, come è stato osservato, che votare per il Papa è non solo un diritto ma anche un dovere per il cardinale. Da questo dovere però si è esonerati se sussiste un ʻgrave impedimento riconosciuto dal Collegio del Cardinaliʼ, secondo quanto stabilisce il n. 38 della Universi Dominici gregis: l’incertezza e il dubbio oggettivo che Becciu potesse entrare o no in conclave concreta incontestabilmente tale impedimento. Dunque nulla gli può essere rimproverato.
Becciu non entra in conclave per il suo passo indietro o per l'applicazione dei due documenti del Papa? Ieri la congregazione dei cardinali non li ha proprio menzionati nella nota sul caso...
La rinuncia spontanea di Becciu ha un ulteriore merito: quello di aver evitato che si desse attuazione coattiva ai due documenti di Francesco di cui si è riferito in questi giorni. Un canonista competente – in un suo parere di cui alcuni brani sono stati riportati dalla stampa – ha sollevato questioni di validità formale; si tratta di argomenti pertinenti, anche se le ragioni di forma vanno, per così dire, relativizzate nell’ordinamento canonico, specie quando si è al cospetto dell’esercizio del potere supremo nella Chiesa: va, poi, sempre ricordato il principio Prima Sedes a nemine iudicatur. Semmai è doveroso interrogarsi sull’ingiustificata segretezza delle lettere, neppure notificate al loro principale destinatario.
Questi documenti presentano un problema solo di forma o ce ne sono anche di sostanza?
Ci sono alcuni rilievi sulla loro sostanza che mi hanno fatto riflettere, e che, devo ammetterlo, mi hanno inquietato. Anzitutto non so se la decisione di Bergoglio risultasse espressamente motivata. Certamente sarebbe espressione di mera autocrazia stabilire l’esclusione dal conclave senza neppure spiegarne le ragioni: un atto lesivo della dignità di Becciu, anzitutto come uomo. Non si può immaginare questo atto di arbitrio da parte del Papa che si è proclamato araldo della misericordia. D’altro canto, se le ragioni esplicitate dovessero essere state quelle che spinsero probabilmente il Papa a imporre a Becciu «la rinuncia ai diritti connessi al cardinalato» e per le quali è stato condannato dal Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, si vulnererebbe la presunzione di innocenza e si anticiperebbe la condanna definitiva senza assicurargli il diritto di difesa e quello al giusto processo, garantiti dal diritto divino. Un atto, quindi, che si presenterebbe viziato, nonostante il potere supremo del suo autore, il quale tuttavia, come noto, non può ergersi al di sopra di principi in questo caso pacificamente riconducibili al Creatore. Va sottolineato come nella Chiesa non possa assumersi il principio ius quia iussum: anche se il comando è del Papa. Deve valere il principio ius quia iustum: e la giustizia è stata ora inverata dal gesto di responsabilità e obbedienza del cardinale.
Che impressione le lascia tutta questa vicenda?
Francamente, se davvero si fosse risolto l’affaire Becciu solo invocando questi due documenti papali e dunque in forza di una concezione puramente volontarista del diritto canonico, mi sarei chiesta se valesse ancora la pena insegnare questa materia in quella Università di Bologna in cui pure la scienza canonistica è nata. Per fortuna, rectiusper grazia di Dio, il cardinale Giovanni Angelo Becciu, con la sua scelta, ha reso chiaro al mondo il senso della vera giustizia nella Chiesa: che comporta saper rinunciare alle proprie legittime rivendicazioni quando è in gioco un bene molto più alto.
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