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LIBERTÀ IN PERICOLO

Dall’esercito alle ‘nozze’, in Svezia avanza l’ideologia gay

Un ministro svedese annuncia che chi si rifiuta di celebrare i “matrimoni gay” con rito religioso potrà essere privato, una volta approvata la nuova legge, di celebrare anche i matrimoni uomo-donna (gli unici veri). E intanto anche le forze armate si tingono di arcobaleno…

Libertà religiosa 16_08_2020

Svezia fuori fase. Dall’estrema tolleranza per tutti si sta passando rapidamente al suo opposto: tutti i diritti e tutte le libertà sono sacrificati sull’altare dei privilegi dell’ideologia Lgbt.

Inoltre, le autorità hanno dovuto ammettere di aver perso il controllo della popolazione. Il direttore dell’Ufficio centrale delle statistiche e del censimento non è più in grado di sapere quanti abitanti ci sono e dove abitano svedesi e immigrati (vedi qui). Ma non si tratta ‘solo’ di questo.

Negli ultimi giorni altri fatti stanno mettendo a soqquadro l’idea stessa della società liberale e tollerante svedese. Per la prima volta la Principessa di Svezia ha aperto le manifestazioni settimanali del gay pride (online), con un messaggio ufficiale che è suonato come un forte appoggio alle misure decennali del governo a favore dei privilegi per la popolazione Lgbt. Poi, forti di questo sostegno ‘reale’, alcuni partiti di governo stanno promuovendo misure per imporre a tutte le chiese l’obbligo delle celebrazioni religiose dei cosiddetti “matrimoni gay”. Il ministro per le Pari Opportunità, Åsa Lindhagen, del partito dei Verdi, ha scoperto che, su 34 confessioni presenti nel Paese scandinavo, appena 5 hanno seguito le direttive statali per le celebrazioni di “matrimoni gay” nelle chiese, mentre le altre 29 ‘osano’ proseguire nell’applicare la propria autonomia morale e disobbedire agli orientamenti del Codice Civile (vedi qui). Insomma, nessuna moschea, sinagoga, chiesa cattolica o sala del regno dei Testimoni di Geova si è ancora adeguata alle direttive del governo. Né si sono adeguate molte denominazioni protestanti. In una recente intervista il ministro ha ribadito che in Svezia si può credere e pensare “esattamente quello che si vuole”. Però chi si rifiuta di celebrare i “matrimoni gay” con riti religiosi potrebbe, una volta approvata la nuova legge, esser “privato anche della possibilità di celebrare legalmente matrimoni di coppie eterosessuali” (vedi qui).

Uguaglianza di Stato, in Svezia, significa solo una cosa: omologazione obbligatoria e limitazione della libertà religiosa di tutti. Le chiese incriminate e i religiosi a capo di comunità giudaiche, cattoliche, protestanti e musulmane ovviamente cercheranno di resistere e dunque, a breve, si potrebbe aprire un braccio di ferro storico nel Paese tra il governo svedese e la Corte Europea. Sarà impossibile per le istituzioni europee chiudere gli occhi su tale palese violazione della libertà religiosa, un valore universale che non potrà essere calpestato - si spera - nemmeno dalle potenti lobby Lgbt ben presenti nel cuore del potere europeo.

I folli privilegi di Stato per gli Lgbt svedesi stanno provocando un vero e proprio terremoto anche all’interno delle forze armate del Paese (in alto una foto di un paio di anni fa). La nuova campagna politica con il motto “La nostra forza è fatta di differenze” dell’esercito svedese presenta uomini con lo smalto color arcobaleno e atteggiamenti ambigui in divisa militare. Secondo il comandante supremo dell’Esercito, Micael Bydén, l’iniziativa mira a mostrare una "presa di posizione chiara che valorizza le differenze, la diversità e l'ampiezza delle varie esperienze”, che aumentano la capacità dei militari di agire in modo imprevedibile contro un aggressore”.

Questa nuova campagna ha scatenato però accuse di attivismo politico unilaterale (vedi qui). Il portavoce dei Democratici Svedesi (destra nazionalista), Adam Marttinen, ha espresso il proprio disappunto per la partecipazione dei militari a movimenti politicizzati e discriminatori, ricordando che il “Pride” aveva precedentemente espulso sia il partito dei Democratici Svedesi che quello dell'Assemblea Civica. Molti cittadini hanno poi espresso le proprie perplessità per l’attivismo Lgbt delle forze armate, ricordando che far parte delle forze armate non ha nulla a che fare con le preferenze sessuali e che gli obiettivi dell’esercito non sono quelli di promuovere un’ideologia.