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Dottrina sociale
a cura di Stefano Fontana

Libertà negata

Dal Canada alla Cina niente cambia

Due recenti interventi in tema di religione, uno nella Cina comunista e l’altro nel democratico Canada, mostrano che i due regimi, pur formalmente diversi, si muovono nello stesso verso, imponendo l’ateismo.

Dottrina sociale 19_09_2025
Foto gratuita da Pexels

La Cina è un Paese guidato dal Partito comunista, quindi politicamente totalitario; il Canada, invece, ritiene di essere l’avanguardia della libertà occidentale e della democrazia. In Cina non è permesso niente, in Canada è permesso tutto. Eppure, c’è una cosa che sia in Cina che in Canada è vietata: la presenza pubblica della religione.

Come rivelato da alcune fonti, in Cina le autorità hanno vietato a preti e religiosi le trasmissioni in Internet non autorizzate delle Messe e in genere delle liturgie e anche delle catechesi rivolte ai minori. Il motivo addotto è che si tratterebbe di collaborazione con forze straniere. Queste prescrizioni riguardano perfino le e-mail e i messaggi. Viene anche vietata la raccolta di fondi online destinati alla costruzione di templi.

In Canada, nel Quebec, il ministro dell’educazione, Jean-François Roberge, competente anche per la laicità, ha confermato che il governo presenterà un disegno di legge alla prossima sessione del parlamento contro la “proliferazione delle preghiere nelle strade”. Si dice che l’obiettivo sia di combattere le organizzazioni islamiche, ma molti temono un rafforzamento del laicismo anche contro i cattolici. Secondo il ministro, le nuove disposizioni non porranno restrizioni alle pratiche religiose in ambienti privati come i luoghi di culto, ma impediranno preghiere collettive e visibili nelle strade, nei parchi, nelle piazze e negli edifici pubblici.

Il chiaro parallelismo tra i due interventi suscita alcune brevi considerazioni. In ambedue i casi si tratta di un atto di politica totalitaria. Il fatto che ciò avvenga in due regimi formalmente diversi – l’uno dittatoriale e l’altro democratico – non cambia la sostanza e aggrava il giudizio. Questi interventi del potere politico non distinguono tra religione e religione, praticano un indifferentismo religioso che in fondo è una forma di ateismo. Ambedue impongono l’ateismo fingendo – almeno in Canada – di proteggere la libertà religiosa. La vera libertà della religione richiede che il potere distingua e non collochi le religioni tutte sullo stesso piano.

In terzo luogo, il fenomeno conferma la pericolosità del comunismo cinese per la vera religione e la Chiesa cattolica, come anche la pericolosità delle democrazie occidentali che dicono di aver vinto in passato contro i totalitarismi ma ora non riescono a vincere contro sé stesse.

Stefano Fontana