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ISLAM

Consulta per l'islam. Salvini ci riprova

Dopo il tentativo di Alfano, anche l'attuale ministro dell'Interno Salvini prova a costituire una Consulta per l'islam in Italia. Non sarà un compito facile. Perché l'esperienza passata dimostra come sia invece facilissimo farsi ingannare da falsi moderati, in realtà molto fanatici.

Editoriali 12_08_2018
La fine del Ramadam a Torino

Matteo Salvini ha manifestato la volontà di creare una consulta per l'islam italiano, quell’organismo del Ministero dell’Interno di carattere consultivo costituito da figure appartenenti al mondo musulmano ritenute influenti e maggiormente rappresentative nel nostro paese.

Se è opportuna la necessità di stabilire intese tra lo Stato e i musulmani in Italia, lo è ancor di più tenere a mente che trattasi di un’impresa tutt’altro che agevole. Deve essere da monito l’esito che ebbe la Consulta istituita l’ultima del precedente governo, nel 2016, dall’ex ministro Angelino Alfano. Quell’esperienza rivelò come non esista un islam italiano né tantomeno ci siano referenti per l’islam. Al contrario, esistono alcune associazioni che rappresentano solo i propri adepti. E dietro alcune di queste associazioni ci sono il Fratelli Musulmani, di cui una frangia consistente è criminale e legata al terrorismo islamista, ad Al Qaeda e all’Isis, il cui progetto a lungo termine è conquistare l’Occidente.

L’atteggiamento di questi gruppi, e tipico dei fondamentalisti islamici, generalmente non è palese. Personaggi di tale natura sono molto bravi a ricorrere alla “taqiyya”, ossia al camuffamento delle proprie azioni e alla moderazione nel linguaggio, arrivando addirittura a rinnegare esteriormente la fede e a non praticare i riti previsti dalla religione islamica. Trattasi di figure ingannevoli che si presentano come islam moderato, ma che in realtà sono radicali legati al Qatar, ovvero ai finanziatori dei più rilevanti gruppi terroristici a livello mondiale.
Con questi individui non solo ci si è seduti allo stesso tavolo, rendendoli i principali interlocutori di una comunità che non rappresentano affatto, ma sono stati stretti anche degli accordi.

In Italia i musulmani sono all’incirca un milione e mezzo, ed è importante che non siano rappresentati da una minoranza non eletta e, di conseguenza, non rivelativa del loro pensiero. Anche perché a pagarne le spese, come al solito, sarebbero i musulmani moderati, totalmente intergrati, i laici o semplicemente i cittadini. Se non si fa attenzione questa sarà senz’altro un’ennesima occasione per ricreare quell’ambiente radicale che ha egemonizzato tutto il dibattito interno all’islam.

Non bisogna più dar voce a questa cerchia di persone che giustifica episodi di intolleranza come quelli verificatisi all’interno del centro per lʼimpiego di Monfalcone, in Friuli-Venezia Giulia, compiuti da chi ancora si rifiuta ancora di parlare alle operatrici in quanto donne. Solo l’ultimo di un’infinita serie. I musulmani moderati, e nel nostro paese sono tanti, sono quelli che si ribellano alla diseguaglianza. L’islam non può essere rappresentato da un partito, meno che mai poteva esserlo dalla sinistra che ha usato e manipolato le minoranze che ha detto di voler tutelare, solo per avere blocchi di voto influenti. Atteggiamento tipico quello di incoraggiare il pensiero di gruppo, permettendo agli addetti ai lavori, di dubbia indole, di accumulare status rappresentando le loro comunità fittizie.