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CROAZIA

Brozovic canta un inno patriottico, non nazista

Dopo la vittoria per il terzo posto ai Mondiali, il centrocampista della Croazia e dell'Inter Marcelo Brozović e il difensore Dejan Lovren hanno festeggiato con "canti nazisti". Ma quella era una canzone di Marko "Thompson" Perković, composta durante la guerra di indipendenza del 1991-95. E non è nazista, ma patriottica e cattolica.

Attualità 31_12_2022
Marcelo Brozovic

I titoli dei giornali e dei portali web italiani sono stati bombastici, ma che i calciatori croati Brozović e Lovren abbiano festeggiato il terzo posto ai Mondiali di calcio della loro nazionale intonando cori nazisti è una notizia falsa e priva di fondamento.

La polemica è nata dal video della festa che Marcelo Brozović, centrocampista dell’Inter e della nazionale croata, ha organizzato con il compagno di nazionale Dejan Lovren, difensore attualmente in forza allo Zenit di San Pietroburgo, e con altri amici nel bar di proprietà dell’interista nella sua città natale di Velika Gorica, nei pressi di Zagabria. Il video mostra i due calciatori che cantano alcune hit patriottiche di Miroslav Škoro e di Marko Perković detto Thompson, forse uno dei più popolari cantanti croati di ogni epoca. Proprio a una canzone di Thompson, la popolarissima Bojna Čavoglave (Il battaglione di Čavoglave) si riferiscono le accuse ai due giocatori.

La storia di questa canzone è strettamente legata alla Guerra per la Patria che i croati combatterono e vinsero contro l’invasore e occupante serbo tra il 1991 e il 1995. Era il tardo autunno del 1991, le preponderanti forze dell’esercito jugoslavo a guida serba e dei ribelli serbi dell’entroterra dalmata avevano occupato un terzo del territorio croato. In questa lotta impari tra un esercito appena formatosi e senza armi e uno dei più potenti e meglio armati eserciti europei, quello jugoslavo, i serbi erano arrivati a una trentina di chilometri da Zagabria, assediavano Ragusa di Dalmazia (Dubrovnik) e Zara, bombardandole senza pietà. Anche Sebenico, Osijek, Vinkovci, Gospić erano bombardate quotidianamente, Vukovar era stata rasa al suolo e occupata.

Fu allora che Marko Perković, venticinquenne soldato croato originario di Čavoglave, nell’entroterra dalmata presso Sebenico, decise di registrare con mezzi di fortuna insieme al suo battaglione la canzone Bojna Čavoglave, un inno alla resistenza croata all’occupatore serbo. La canzone fu trasmessa per la prima volta il 31 dicembre 1991 dalla sede di Spalato della radio pubblica croata, e divenne in pochissimo tempo in tutta la Croazia un vero e proprio tormentone.

La Croazia era un Paese in ginocchio, invaso, occupato e bombardato, con l’economia distrutta, migliaia di morti e centinaia di migliaia di profughi da sistemare. In tale contesto, giunse questo giovane soldato che, con una corona del Rosario al collo, cantava: «Ogni croato sta accanto a un altro croato, siamo tutti fratelli / non entrerete a Čavoglave finché noi saremo vivi». Ciò rappresentò un’iniezione di adrenalina che diede loro la forza di non cedere, serrare le fila e reagire con forza, coraggio e fede in Dio fino a ribaltare l’esito della guerra.

Questa canzone viene da taluni considerata filonazista a motivo dello slogan gridato all'inizio da Thompson e dal suo battaglione “Za dom: spremni (Per la Patria: pronti). Si tratta di una variante di un grido di battaglia patriottico croato utilizzato in varie forme fin dal XIX secolo del quale si appropriò il regime ustascia filonazista di Ante Pavelić, che governò la Croazia e parte della Bosnia-Erzegovina nel corso della Seconda Guerra Mondiale. In realtà, Thompson ha sempre affermato che tale slogan è stato utilizzato nella canzone solo nel suo significato letterale, cioè un invito a essere pronti a combattere, e se necessario, morire per la Patria.

Anche la giurisprudenza della Repubblica di Croazia in tutti i gradi di giudizio si è occupata della questione. La Corte Costituzionale ha vietato tale slogan proprio perché utilizzato dal regime ustascia, ma non ha contraddetto né invitato a riformare le sentenze dei tribunali di prima istanza sia del Supremo Tribunale delle infrazioni che permettono al cantante e al suo gruppo di usarlo nelle performance dal vivo. In pratica, si riconosce l'importanza che questa canzone ha avuto per le sorti della Guerra per la Patria e si ammette che nel contesto storico cui si riferisce la canzone di Thompson, tale slogan non aveva lo stesso significato che aveva nella Seconda Guerra Mondiale. Quindi uno slogan patriottico, non nazista, che non ha nulla a che fare con il Sieg Heil utilizzato al tempo del Terzo Reich, ma che piuttosto ricorda quel “siamo pronti alla morte, l’Italia chiamò” dell’inno di Mameli.

Bojna Čavoglave ha una potenza e un'energia tali che ne sono state realizzate una versione ucraina in funzione antirussa e una versione montenegrina in funzione antiserba, dagli stessi montenegrini essa è stata pubblicamente cantata nella versione originale di Thompson nel corso di manifestazioni, un suo passo è stata menzionato nel corso di un'intervista dal presidente croato Milanović, uomo di sinistra. Insomma, un potente inno alla libertà apprezzato in tutto il mondo slavo.

La popolarità di Thompson in Croazia è enorme: il suo album Bilo jednom u Hrvatskoj del 2004 ha venduto 700mila copie, un record per un Paese che ha circa quattro milioni di abitanti. Ai suoi concerti di agosto in occasione delle celebrazioni per la vittoria nella Guerra per la Patria partecipano dalle 150mila alle 200mila persone, e i suoi concerti, in stadi e palazzetti dello sport, registrano sempre il tutto esaurito.

Sposato e padre di cinque figli, Thompson è cattolicissimo e praticante, non tiene concerti in Quaresima, all’inizio delle sue performance dal vivo saluta il pubblico dicendo «Siano lodati Gesù e Mariaۚ», regolarmente indossa una medaglia di San Benedetto, mette in musica testi scritti da vescovi (è il caso della bellissima Maranatha scritta dal vescovo emerito di Sebenico, mons. Ante Ivas). Nel giugno 2003 la sua canzone Ivane Pavle Drugi (Giovanni Paolo II) è stata trasmessa dagli altoparlanti al termine dell’incontro pubblico di Giovanni Paolo II a Zara, mentre nel 2009 egli si è incontrato, insieme alla moglie e i figli, con papa Benedetto XVI al termine di un’udienza generale. Non proprio l’identikit di un nazista.

Thompson ha sempre condannato ogni forma di fascismo e di nazismo e le stragi compiute da queste ideologie durante la Seconda Guerra Mondiale. Inoltre, nel resto della sua discografia non vi è traccia di accenti di nazismo e neppure di nazionalismo. Si può dire che le sue canzoni potrebbero senza problemi essere utilizzate nelle lezioni di religione per spiegare il concetto cattolico di amore per la Patria, che Thompson non divinizza né pone al centro di tutto; inoltre, l’amore per il popolo croato non porta al disprezzo per gli altri popoli, neppure per quello serbo.

L’amore per la Patria è sottomesso a Dio e all'amore per Lui. Un chiarissimo esempio di questo si trova in Bog i Hrvati (Dio e i croati) dal suo ultimo album Ora et labora del 2013. Egli analizza la storia del popolo croato e del suo rapporto con Dio, che assegnò ai croati «la più bella terra sotto il cielo». Tuttavia, i croati non furono fedeli e «l’ira dell’Onnipotente scoppiò come un tuono». «Pezzo dopo pezzo» il popolo croato perse la terra, essa fu invasa da eserciti stranieri che fecero stragi, il popolo divenne servo del comunismo. Poi Dio «asciugò le lacrime della Madonna» dinanzi alle sofferenze di questo popolo, dicendole: «Che respingano il Maligno e lo sprofondino in un gorgo / restituirò loro la terra e darò loro la pace» (chiara allusione alle richieste di conversione della Regina della Pace a Medjugorje). La Croazia è ora di nuovo indipendente, ma il Maligno è sempre pronto a tendere tranelli. Conclude Thompson: «Solo in Dio c'è salvezza».

Quindi, ciò che la Chiesa ormai non predica quasi più, ce lo dice un cantante rock: Dio deve essere sempre al primo posto, quando Gli volgiamo le spalle e non osserviamo la Sua Legge, ci chiudiamo alla Sua benedizione e ci apriamo alla nostra rovina, nella nostra vita personale e in quella dei popoli. Forse è questo il motivo per cui Thompson è attaccato così violentemente, poiché egli è un testimone credibile della forte fede in Dio del popolo croato.